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Dappertutto siamo in fila. In banca, alle poste, al cinema, al supermercato, al bar. Molti sono convinti che le code dipendano dall'euro, dalle nuove monetine. Ma le file ci sono anche agli sportelli automatici. In autostrada, da qualche settimana, capita che ci sia la coda anche ai Viacard, dove si tratta di infilare biglietto e tessera magnetica in una feritoia, e passare oltre. Come mai? Invece di diventare più larga, per via dell'informatizzazione, la società contemporanea sembra sempre più stretta. Prima di tutto il numero delle cose pratiche che ciascuno di noi compie ogni giorno è aumentato. Le possibilità offerte dai personal computer e dalla telefonia mobile hanno ampliato di molto le nostre potenzialità di svolgere più operazioni a distanza: leggere un giornale, consultare il gestore finanziario, verificare il nostro conto in banca, comunicare con persone altrimenti irraggiungibili; sia che lavoriamo sia che ci divertiamo, facciamo sempre più cose in sempre minor tempo. Il computer comprime il tempo e ci offre maggior possibilità di azione. Forse per questo, ci spostiamo molto di più. Non siamo diventati ubiqui, ma certamente ci presentiamo in più luoghi rispetto a prima. Siamo in coda in sempre più posti, anche a causa dell'alta disponibilità al movimento e della maggior velocità dei nostri mezzi di trasporto. D'altro alto, l'informatizzazione diminuisce il numero delle persone fisicamente addette allo scambio col pubblico. In banca, per esempio, molto del lavoro è affidato agli sportelli automatici, ai bancomat, che distribuiscono non solo soldi, ma anche informazioni. Per questo c'è meno personale disponibile nel rapporto faccia a faccia. E le code, di giorno in giorno, si allungano. Anche le bollette da pagare diventano sempre di più: almeno un paio di gestori telefonici, il telefono cellulare, il riscaldamento, la luce, la mensa scolastica dei figli, le multe, le assicurazioni, e altro ancora. Per quanto cerchiamo di «domiciliare» le bollette (come si dice con un brutto neologismo), c'è sempre qualche fila per pagare in cui ci troviamo coinvolti. Mentre i sociologi contemporanei ci assicurano che il nostro è un mondo senza barriere, dominato da orizzontalità, trasparenza, fluidità, flessibilità, autonomia, l'esperienza che facciamo ogni giorno è spesso contraria. La funzione dei mediatori, anche elettronici, è molto aumentata, e la nostra dipendenza da essi centuplicata. Basta molto poco, un intoppo, un intralcio, una disfunzione e, proprio a causa della velocità di spostamento dei singoli, subito si creano assembramenti. L'esperienza della coda, nonostante tutti le organizzazioni si sforzino di eliminarla, diventerà probabilmente un elemento costante della nostra vita. In un mondo lento, paradossalmente, le code sono minori. La velocità è la delizia e la croce della nostra condizione. Presente e futura.

Marco Belpoliti

Fonte : quotidiano <<La Stampa>> del 1/3/2002

 

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