Curios@ndo


HOME

AUTORE

ATTIVITA'

Arte

Immagini

Links

Primo Piano

Storia

Mappa


IL DILUVIO

 

 

"Nel seicentesimo anno della vita di Noé, nel secondo mese, il dicassettesimo giorno del mese, in quel giorno tutte le sorgenti delle vaste acque dell'abisso si ruppero e le cateratte dei cieli si aprirono.
E sulla terra piovve a dirotto per quaranta giorni e quaranta notti.
(Genesi 7:11 - 7:12)
E le acque prevalsero tanto grandemente sulla terra che tutti gli alti monti che erano sotto i cieli furono coperti. Le acque prevalsero su di essi di quindici cubiti e i monti furono coperti. (Genesi 7:19 - 7:20)

 

 

 

Particolare del Diluvio Universale. Cappella Sistina, Michelangelo Buonarroti 1508-09

 

 

 

 

 

La Bibbia di Gerusalemme, ed. C.E.I. 1971        

Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell'arca un tetto e a un cubito più sopra la terminerai ; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.

Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita

Degli uccelli secondo la loro specie, del bestiame secondo la propria specie e di tutti i rettili della terra secondo la loro specie, due d'ognuna verranno con te, per essere conservati in vita.

Così fu sterminato ogni essere che era sulla terra: con gli uomini, gli animali domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell'arca.

Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatta nell'arca e fece uscire un corvo per vedere se le acque si fossero ritirate. Esso uscì andando e tornando finché si prosciugarono le acque sulla terra .

Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell'arca, perché c'era ancora l'acqua sututta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell'arca.

Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall'arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra.

 

La Sacra Bibbia secondo la Volgata, a cura di Mons. A. Martini, Milano, 1845

Fac tibi arcam de lignis levigatis: mansiunculas in arca facies, et bitumine linies intrinsecus et extrinsecus. Et sic facies eam: trecentorum cubitorum erit longitudo arcæ, quinquaginta cubitorum latitudo et triginta cubitorum altitudo illius. Fenestram in arca facies et in cubito consummabis summitatem eius; ostium autem arcæ pones ex latere: deorsum cœnacula et tristega facies in ea.

Et ex cunctis animantibus universæ carnis bina induces in arcam, ut vivant tecum masculini sexus et fœminini.

De volucribus iuxta genus suum et de jumentis in genere suo et omni reptili terræ secundum genus suum bina de omnibus ingredientur tecum, ut possint vivere.

Et delevit omnem substantiam quae erat super terram ab homine usque ad pecus, tam reptile quam volucres coeli; et deleta sunt de terra; remansit autem solus Noe et qui cum eo erant in arca.

Cum transissent quadraginta dies, aperiens Noe fenestram arcæ quam fecerat, dimisit corvum: qui egrediebatur et non revertebatur donec siccarentur aquæ super terram .

Emisit quoque columbam post eum ut videret si iam cessassent aquæ super faciem terræ. Quae cum iam non invenisset ubi requiesceret pes eius, reversa est ad eum in arcam; aquæ enim erant superuniversam terram: extenditque manum et apprehensam intulit in arcam.

Expectatis autem ultra septem diebus aliis, rursus dimisit columbam ex arca. At illa venit ad eum ad vesperam portans ramum olivæ virentibus foliis in ore suo. Intellexit ergo Noe quod cessassent aquæ super terram.

 

 

 

 

INDICE

Introduzione......................................................................................

Gilgamesh o Noè................................................................................

Gli studiosi cosa hanno scoperto..........................................................

E di recente.......................................................................................

Cosa dicono nel mondo.......................................................................

Links e riferimenti..............................................................................

Le piramidi di Yonaguni................................................................

Introduzione                                                           indice

 

Come abbiamo già visto nella ricerca "Atlantide la storia nella leggenda" al capitolo capitolo il cataclisma ; in età preistorica, il mar Nero era un grande lago di acqua dolce; nel periodo delle grandi glaciazioni il lago era circondato da pianure e altipiani. Di questo lago si ha notizia in testi antichissimi dei Sumeri, questo lago era alimentato da un sistema fluviale dalla odierna Russia meridionale e scaricava le proprie acque attraverso un emissario che versava, percorrendo il Bosforo, nel Mar Egeo. 

 

La trasformazione di questo bacino di acqua dolce in un vero e proprio mare avvenne circa dodicimila anni fa. Con il progressivo aumento della temperatura dovuto al periodo post-glaciale,  lo scioglimento dei grandi ghiacciai, che nei millenni precedenti avevano formato le calotte polari e che si estendevano su gran parte della terra, tutto il livello degli oceani iniziò a salire sensibilmente. Il mare prese a delineare il nuovo profilo delle terre emerse.

Successivamente, attorno all’ottavo millennio a.C. le popolazioni di quelle zone si accorsero che il lago stentava a scaricare le proprie acque attraverso il Bosforo per la pressione del mar Egeo il cui livello tendeva ad alzarsi vertiginosamente. Finché, a un certo punto l’acqua salata ebbe la meglio e riuscì a passare nel lago respingendo quella dolce. 

 

Gilgamesh o Noè                                                    indice

Nel 2350 a.C. in Mesopotamia Re Sargon fece  costruire nel suo palazzo reale a Ninive  una immensa  biblioteca di tavolette di argilla. 


Nel 669 - Re Assurbanipal ricostruisce la distrutta biblioteca iniziata da Sargon  la ricostituisce raccogliendo tutte le tavolette cuneiformi che fosse possibile reperire nei territori, per dar vita alla prima grande biblioteca della storia. 

Purtroppo nel 612 a.C. il re di Babilonia  Napolassar e il re dei Medi Ciassare, mettono fine all'impero Assiro; distruggendo ogni cosa. 

Nel XX secolo gli archeologi fecero riemergere dalla sabbia del deserto il palazzo reale con la sua biblioteca . Tra le 10.000 tavolette recuperate gli archeologi hanno recuperato il Poema di Gilgamesh. 

Mito e leggenda di Gilgamesh  indubbiamente influenzarono (nel 1290 a.C.) l'estensore del primo biblico libro del Pentateuco: la genesi. 

Recenti studi hanno accertato l’esistenza di questo Gilgamesh. La professoressa Stephanie Dailey - docente all’università di Oxford - ha però avanzato forti dubbi sull’esistenza di un poema epico imperniato sull’eroe di cui abbiamo riferito. Secondo la Dailey, Gilgamesh sarebbe stato in realtà solo un re, signore e padrone della città di Uruk, in Mesopotamia, vissuto attorno al 4500 a. C., un periodo troppo lontano, alla catastrofe abbattutasi sul Mar Nero e sulle zone circostanti. 

 

Ma il Gilgamesh cui si riferisce la docente di Oxford potrebbe essere in effetti un omonimo dell’eroe di cui i miti sumerici parlano e che si fa vivere appunto attorno al 7500 o anche prima.  In questi ultimi anni interessanti studi hanno rivelato la veridicità dell’esistenza di questa popolazione, la cui comparsa nella regione attorno al mar Nero (già lago in epoca antidiluviana) si fa risalire alla metà del settimo millennio a.C.. 

 

Gli studiosi cosa hanno scoperto                  indice


Sir Leonard Woolley (1880-1960) compì una campagna di scavi archeologici tra il 1928 ed il 1934 nel sito su cui sorgeva l'antica città di Ur. Come accerterà Woolley a UR, il Diluvio della leggenda è uno dei tanti finora accertati  catastrofici diluvi-alluvioni . La piana Mesopotamica è 5 volte più grande della pianura padana (anch'essa soggetta ad alluvioni) e vi scorrono 2 fiumi il Tigri e l'Eufrate, in molti punti pensili sulle campagne circostanti che vanno unendosi per circa 2800 Km (5 volte il Po).
Con queste condizioni tutta l'area è soggetta ad inondazioni, il territorio circostante è formato da coperture di sedimenti misurabili nelle varie epoche. 

Durante tale campagna gli operai addetti agli scavi si imbatterono in uno strato di fango alluvionale, tale strato  insospettì Woolley esso si trovava parecchi metri più in alto rispetto al livello circostante, il che poteva significare che, al di sotto di tale strato di limo, ci potesse essere una stratificazione di reperti di epoca anteriore.

Due metri più sotto, li aspettava la sensazionale scoperta di strumenti di selce e frammenti di vasellame identificati successivamente come risalenti al Terzo periodo di Ubaid, convenzionalmente datato tra il 4500 ed il 4000 a.C. L'analisi microscopica dei sedimenti fangosi escluse un'origine marina e suggerì quale possibile causa una catastrofica inondazione riconducibile allo straripamento del fiume Eufrate.

Inevitabile, di conseguenza, associare tale scoperta alla vicenda di Noè ed ai racconti sumerici svelati in tutta la loro misteriosa somiglianza con la saga biblica del Diluvio grazie alla decifrazione della scrittura cuneiforme.

 

Ma gli scavi nella regione irachena anticamente occupata dagli insediamenti sumeri non cessarono e sotto gli occhi di tutti apparvero tracce di un secondo Diluvio.


L'archeologo autore delle scoperte fu Stephen Langdon, che nel 1929 pubblicò il resoconto del ritrovamento di tracce di una inondazione nei pressi delle città di Shuruppak (la moderna Fara) e di Kish: l'analisi stratigrafica permetteva di collocare l'evento nel periodo storico denominato Proto-dinastico datato tra il 2900 ed il 2700 a.C.
La datazione decisamente più recente di quella attribuita al Diluvio di Woolley, abbondantemente in periodo storico e di conseguenza ben documentabile con opere letterarie, e la coincidenza con il fatto che proprio Shuruppak è la città nominata nell'Epopea di Gilgamesh spingevano in modo prepotente a considerare "autentico" il Diluvio messo in luce dagli scavi di Langdon.

      Gilgamesh


La disputa, ovviamente, tenne desta l'attenzione dell'opinione pubblica ed ebbe ampio risalto anche sui giornali dell'epoca con autentiche cacce all'ultimo scoop.

 

E di recente...                                                 indice

 

Di recente Grazie alla spedizione di Robert Ballard e soprattutto al suo «Little Hercules, un robot-sottomarino telecomandato, sono state ritrovate a 12 miglia dalla costa turca e a circa 90 metri di profondità canne impastate con fango e argilla, corrispondenti a vecchie travi di una capanna di circa 35 metri quadri, attorno alle quali si trovano manufatti e utensili in ottimo stato di conservazione. Per gli studiosi non ci sono dubbi: si tratta di un edificio risalente al neolitico.

A sostenere l'ipotesi della gigantesca inondazione, anche l'assenza nelle acque del Mar Nero di ossigeno, al di sotto della superficie. Cosa che lo rende particolarmente sterile, ma che offre una convincente spiegazione, di come le strutture in legno e altro materiale deperibile, siano riuscite a conservarsi a distanza di migliaia d'anni in ottime condizioni.

Nel 1993, un gruppo di geologi americani guidati da William F. Ryan e Walter C. Pittman del Lamont-Doherty Eart Observatory della Columbia University di Palisades, N.Y., illustrarono i  risultati delle loro ricerche geologiche e oceanografiche sulle origini del Mar Nero, si crede che circa 7.500 anni fa l'ampia zona occupata, oggi, dal mar Nero fosse probabilmente una fertile pianura coltivata da popolazioni agricole provenienti dal Medio Oriente. Essa ospitava, nella sua parte più depressa un piccolo lago e la sua altitudine era molto al di sotto del livello del vicino mar Mediterraneo.

Diversi ritrovamenti sui fondali del mar Nero di conchiglie fossili d’acqua dolce scolorite dalla luce del sole; proverebbero che erano state a lungo all’asciutto  confermando questa tesi facendo ipotizzare eccezionali eventi meteorici, l'improvviso rovesciamento dell'acqua del Mediterraneo in corrispondenza dell'attuale stretto dei Dardanelli. Gli insediamenti umani furono, così, travolti e cancellati.

Analoghi i risultati ottenuti anche dall’Accademia russa delle Scienze che con una nave oceanografica - attraverso i rilevamenti sismici e i carotaggi subacquei - ha ridisegnato le coste dell’antico lago preesistente al diluvio. E si è accertato che le genti scampate e sfuggite al cataclisma divulgarono l’agricoltura in Europa e in Mesopotamia. Tra queste genti c’erano i Sumeri che dilagarono nella regione tra il Tigri e l’Eufrate. Nella parte occidentale dell’Europa invece arrivarono gli altri popoli che portarono con sé le loro tecniche agrarie. Insieme alle tecniche relative all’agricoltura ad ogni modo queste tribù scampate al cataclisma conservarono e tramandarono nei secoli il ricordo della grande paura, dell’immane tragedia che, di generazione in generazione, assunse i contorni del mito, quello del Diluvio universale. 

 

Cosa dicono nel mondo                                       indice

 

Il concetto degli uomini malvagi puniti con il diluvio ricorre in innumerevoli tradizioni. Noé lo incontriamo in tutto il globo, talvolta addirittura con il suo nome, dall'hawaiano Nu-u, al cinese Nuwah, al Noa amazzonico. In Paraguay e in Brasile é anche Tamanduare, in Messico Tapi o Nala' e diviene Pokawo per i Delaware statunitensi, Manibusho per i pellerossa canadesi, Zeukha presso i Patagoni, Yima in Persia, Dwifa nelle leggende celtiche.Venezia, basilica di San Marco - mosaici dell'atrio

 

Per i Greci ... Deucalione e Pirra

Gli uomini si comportavano male, Zeus arrabbiato li punì,
Essi si odiarono. Zeus scatenò una tempesta con grandi venti a causa del comportamento degli esseri umani.
Gli uomini consapevoli cominciarono a fare riti e preghiere, ma il dio non li ascoltò. A Ftia Deucalione e Pirra, esseri onesti e benvoluti dagli dei, si salvarono riparandosi in un'arca e salvarono coppie di animali.
L'alluvione durò 9 giorni e 9 notti, quando si accorsero che la pioggia era cessata i due si affacciarono per vedere il mondo, ma non videro che un'immensa distesa d'acqua. L'arca toccò terra ed Eucalione e Pirra scesero e si accorsero di essere capitati sul monte Parnaso.
Ermes arrivò e portò loro un messaggio che parlava delle decisioni di Zeus. Loro avrebbero avuto la possibilità di essere sereni. I due decisero che questa benedizione doveva ricadere sull'intero genere umano e chiesero consiglio ad Ermes. Questo rispose loro di gettarsi alle spalle le ossa della grande madre. I due subito non capirono, poi intuirono la soluzione, presero delle pietre e se le scagliarono alle spalle e queste presero l'aspetto di uomini e donne.

Per gli Indiani

Manù, figlio del dio Sole, stava facendo il bagno in riva al fiume. Si trovò nel palmo della mano un pesciolino di nome Matsya. Egli provò compassione per lui perché  poteva essere mangiato dai più grandi; lo mise in un' anfora di terracotta piena d'acqua. Poi crebbe e gli scavò un fossato. In seguito crebbe maggiormente e lo portò nell'oceano. Matsya disse a Manù che tra qualche anno sarebbe venuto un diluvio. Suggerì di costruirsi una nave per mettersi in salvo e Matsya promise che sarebbe andato a salvarlo. Il giorno arrivò e Matsya venne a prendere Manù e lo portò in cima ad una montagna.

Per gli Africani

Kapinga non aveva moglie. Un giorno incontrò una donna e la portò a casa. La donna non voleva mangiare, perché il marito non sapeva il suo nome. Kapinga girando incontrò Kakulutu Kamunto che gli disse il nome della moglie cioè Tumba. Kapinga e Tumba andarono al villaggio del padre della donna. Arrivati, restarono a lungo. Dopo un po' Kapinga volle tornare a casa e il capo del villaggio (il padre di Tumba) gli disse di ritornare a prendere sua moglie in un giorno di pioggia. Kapinga acconsentì e dopo tornò a casa. Dopo qualche tempo di siccità il marito si diresse al villaggio di sua moglie. Arrivato non trovò nessuno, ma vide dei sassi; ne prese uno e affilò il suo coltello e poi tornò a casa. Quando cominciò a piovere Kapinga tornò al villaggio di Tumba e incontrando gli abitanti chiese di riavere sua moglie, ma il padre gli negò il permesso perché quando era andato al villaggio durante la siccità, affilando il suo coltello su quel sasso aveva fatto una grossa ferita al capo villaggio perché quel sasso era lui. Kapinga tornò a casa senza moglie.

Per Tahiti

TAHITI fu una volta sommersa dal mare, nell'isola sopravvissero solamente due persone e gli animali che essi salvarono; il disastro iniziò con grandi piogge e una tempesta furiosa che finì per travolgere l'intera isola. Per salvarsi assieme agli animali i due esseri umani si rifugiarono sul monte più alto PITO-HITI. Finalmente dopo 10 notti cessò di piovere e il mare calò, così la vita, grazie alla coppia, tornò a fiorire nell'isola. Solamente una famiglia d'animo gentile si salvò, costruendo un'arca spaziosa per rifugiare ogni specie animale.

Per i Brasiliani


Il serpente Kane-roti fece il rio Tocantins e il rio Araguaia. Piovve per molti giorni, i corsi d'acqua strariparono; le acque del Tocantis raggiunsero quelle dell'Araguaia. Per 2 giorni il mondo fu sommerso. Le Apinaye fuggirono dalla Sierra Negra. Una coppia di sposi prese tre zucche giganti e le riempì di cibo, soprattutto di cereali; le chiusero, le legarono e aggrappati, si lasciarono portare alla deriva. Improvvisamente  ritornò a piovere, ma i due se la cavarono. Quando l'acqua si abbassò i due coniugi cercarono un posto dove  stabilirsi e lì si accinsero a costruire una fattoria.
Un giorno un ragazzo sopravvissuto uccise un uccello e lo portò alla madre per cucinarlo.
La madre si accorse che il volatile aveva semi di mais nello stomaco e chiese al figlio dove l'aveva preso saputa la notizia; la gente andò alla ricerca del posto; trovata la fattoria, si fermarono fino all' autunno per raccogliere cibo.

 


 

LINKS e RIFERIMENTI                                                                    indice