Fiabe per evocare la pace assente tra gli ulivi di Palestina
recensione di Fabrizia Ramondino

da Il Mattino
28 marzo 2003

Palestina Fiabe, a cura di Wasim Dahmash, propone una scelta di fiabe palestinesi raccolte agli inizi degli anni Trenta. Il ricavato delle vendite sarà devoluto a “Gazzella Onlus” per l’adozione a distanza di bambini palestinesi feriti. Come si sa la Palestina è da millenni luogo di incontro – e anche di scontro – fra varie culture e religioni. Questo traspare chiaramente dalle favole, che somigliano ora a quelle di Esopo, ora a quelle europee più moderne, ora alle mille e una Notte. Vi dominano fra gli animali le capre, gli asini, i cammelli, le vacche, le cavallette, le vipere, le iene, i leoni e le tigri. E fra i personaggi importanti troviamo sultani e vizir, Salomone ed Adamo.
Alcune caratteristiche tipiche della fiaba, tanto care ai bambini, sono ricorrenti: il motivo di Cenerentola, la crudeltà, le filastrocche, la reiterazione linguistica, che forse nell’originale somiglia allo scioglilingua.
C’è una favola dal titolo “Il leone, la vipera e il figlio d’Adamo” che così conclude: “Da quel giorno la gente ha cominciato a dire, di chi non è riconoscente, figlio di Danno”. Sono rari i bei libri per bambini. Questo lo è nella sua veste grafica elegante, nei caratteri tipografici grandi, nelle illustrazioni, ora in bianco e nero, ora a colori, nelle foto. Fra le foto mi ha commossa in particolare una: rappresenta un paesaggio pietroso, dove crescono gli ulivi e pascolano le pecore. Mi ricorda quelli che sormontano la cittadina in cui vivo, ai quali si è ispirato il film di De Santis “non c’è pace tra gli ulivi”.