Samira Azzam: la sua opera, il suo tempo >>>>>

Indice

 

Samira Azzam: la sua opera, il suo tempo

5

 

 

Il pane

11

La coperta rossa

25

Le candele

31

Il pazzo della campana

35

La laurea

41

Palestinese!

49

Lacrime in vendita

57

Il matrimonio della zia

63

I rivali

69

L’orgoglio

75

La cicca

79

La banca del sangue

85

Il venditore di giornali

91

Il ragazzo della lavanderia

97

Il passeggero

105

 

 

Glossario

111

Nota bibliografica

112

 

(Estratto dal saggio introduttivo: SAMIRA AZZAM, LA SUA OPERA, IL SUO TEMPO )

Samira Azzam nasce ad Akka (S. Giovanni d’Acri) nel 1927, nella Palestina sotto mandato degli inglesi. Fin dalla prima infanzia assiste quindi al processo di trasformazione del suo paese che ha portato alla sostituzione degli abitanti autoctoni palestinesi, con una popolazione europea, che proprio in quegli anni cominciava ad affluire in Palestina. Era poco più che ventenne quando i nuovi invasori sferrano l’assalto finale alle città palestinesi con la guerra del 1947-1949: è la nakba, la catastrofe, evocata in quest’antologia in La coperta rossa. Ed è nel corso di quell’offensiva che si verifica la caduta della città di Samira Azzam, Acri, ricordata nel racconto Il pane.

Della vita della scrittrice ci sfuggono ancora molti particolari. Sappiamo che in seguito alla nakba si rifugia con la famiglia in Libano. Partecipa a quell’enorme sforzo che i palestinesi, ormai nella loro gran parte diventati profughi sparsi per il mondo, compiono per sopravvivere e risollevarsi.

Dopo un breve periodo trascorso in Libano facendo lavori precari, si trasferisce in Iraq, dove ottiene un contratto d’insegnante in una scuola media di Baghdad. Qui inizia a scrivere racconti che poi saranno inclusi nelle sue raccolte.

Non conosciamo la ragione per cui successivamente sia ritornata a Beirut. Possiamo però dedurre dalle problematiche presenti nei racconti, che dai due paesi d’esilio, il Libano e l’Iraq, continui a riportare nella scrittura l’osservazione costante della difficile vita dei palestinesi, come in quei suoi personaggi (Lacrime in vendita, La cicca, La banca del sangue, Il ragazzo della lavanderia, e così via) che perdono progressivamente l’appartenenza a un’area determinata per rientrare nella più generale umanità dolente.

Ed è nella capitale libanese che Samira Azzam cura in rapida successione, dal 1954 al 1960, le tre raccolte dei suoi racconti pubblicate in vita. Oltre alla scrittura e all’insegnamento, a Beirut si dedica al giornalismo ed elabora per la radio libanese una serie di radiodrammi di cui non abbiamo ancora una versione cartacea. Vengono trasmessi a partire dalla fine degli anni ’50 inaugurando un genere che presto sarà ripreso con successo anche dallo scrittore Ghassan Kanafani, del quale molte opere sono state tradotte in italiano (v. bibliografia).

Il grande ascolto con cui il pubblico seguiva i radiodrammi dei due scrittori, Azzam e poi Kanafani, rappresentava d’altra parte una continuità del successo che, fin dagli anni trenta, aveva avuto il programma letterario di Radio Gerusalemme, condotto dal poeta palestinese Ibrahim Tuqan, anch’egli parzialmente tradotto in italiano per il volume antologico La terra più amata.

Nel giugno del 1967 scoppia la guerra “dei 6 giorni”. Partendo da Beirut, la scrittrice palestinese cerca di raggiungere, con molte difficoltà, Gerusalemme. In quel giugno, lungo il percorso, Samira Azzam muore in macchina in circostanze non ben conosciute.

......

Wasim Dahmash

 

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