27 Luglio 2003
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Scoperti semi transgenici nei campi bergamaschi
La caccia alle sementi geneticamente modificate (ogm) ha toccato anche la Bergamasca. Sono state scoperte nella nostra
provincia sementi transgeniche vendute a coltivatori locali da
un'azienda bergamasca, che a sua volta le aveva acquistate da multinazionali produttrici di semi per mais. Il caso risale a due mesi
fa (tuttavia la notizia si è diffusa soltanto ora) ma altri controlli sarebbero in corso da parte dell'Asl in contatto con l'ufficio
repressione frodi del ministero dell'Agricoltura. Non sarebbero i primi casi di frodi a danno di rivenditori locali da parte di
multinazionali che cedono i propri sacchi di semi col marchio «libero da organismi geneticamente modificati» obbligatorio per legge, il cui
contenuto risulta invece spesso transgenico. Contro tale prassi l'Asl e il ministero organizzano controlli basati sull'estrazione di
campioni di sementi già acquistati dai rivenditori locali.
I controlli hanno svelato l'inganno subìto da un rivenditore dell'hinterland di
Bergamo che aveva acquistato sementi da multinazionali per poi immetterle sul mercato bergamasco. I semi, dichiarati dalle
multinazionali tutti liberi da ogm, in realtà lo erano soltanto in parte e la percentuale transgenica è stata coltivata a insaputa degli
agricoltori locali che l'avevano acquistata e dello stesso rivenditore. Le aziende che hanno acquistato i semi sono state poi
controllate e tre bergamasche hanno preso atto di aver coltivato semente non regolare: secondo la legge è sufficiente che un solo seme
su 25 mila risulti geneticamente modificato, per porre sotto sequestro il sacco che lo contiene. Al momento non è quantificabile la
superficie dei terreni che nella Bergamasca ha subito uno stop dopo i controlli. Venerdì, riguardo a questi casi di frode, è stata emessa
un'ordinanza dalla Giunta regionale, che ha dato disposizioni riguardo al poco mais transgenico che resta in Lombardia, nelle province di
Bergamo, Brescia, Milano, Pavia, Lodi, Cremona.
Dopo un incontro con i rappresentanti regionali di Coldiretti, Cia e Confagricoltura, il
presidente della Regione, Roberto Formigoni, ha emesso un'ordinanza per i 450 ettari coltivati a ogm ancora esistenti, con relativo
indennizzo per gli agricoltori. Il masi transgenico al momento del raccolto dovrà essere rigorosamente isolato rispetto al resto della
produzione: quindi gli agricoltori potranno destinarlo alla produzione energetica oppure alla distillazione per la produzione di bioetanolo.
Ma, se lo vorranno, potranno anche distruggere il raccolto. Le sedi
provinciali delle associazioni dei coltivatori riceveranno maggiori particolari sugli indennizzi nei prossimi giorni. Sono 450 gli ettari
«transgenici» sui 450 mila complessivi in lombardia, circa l'uno per mille.
Apprezzamento per l'ordinanza regionale è stato espresso dai
Verdi ambiente e società, guidati a livello regionale dal dalminese Marcello Saponaro: «Le frodi sono state sempre provocate dalle
multinazionali che hanno venduto semi dichiarati "ogm free" che in realtà non lo erano. La Coldiretti è quella che si è battuta di più,
seguita dagli altri rappresentanti dei coltivatori contro questa realtà. La battaglia contro gli ogm è per noi tutta a favore dei
coltivatori locali. Ciò che l'ordinanza regionale non prevede, purtroppo, è un indennizzo agli agricoltori che hanno coltivato vicino
a "campi transgenici", il cui raccolto potrebbe essere non
perfettamente in regola».
Armando Di Landro
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