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Studiò alla scuola di Pietroburgo nelle classe del maestro Nikolaj Legat e in quella di Michail Obuchov, agli inizi del Novecento. Il suo fisico, piccolo e tarchiato, non era dei più felici, ma straordinaria fin dall'inizio fu la forza dell'espressione; del resto furono proprio la conformazione fisica, gli occhi a mandorla che rivelavano i caratteri orientali, gli stessi tratti somatici a decretare la personalità del danzatore. Debuttò nel 1905 in Acis e Galatea, con la coreografia di Fokine; l'affermazione completa giunse nel 1908. Scritturato in quell'anno da Diaghilev per le rappresentazioni dei Ballets Russes in Europa, sollevò l'entusiasmo delle folle per le doti tecniche (il grande salto) e la singolarità dell'espressione in Shéhérazade, Carnaval, Giselle, Le spectre de le Rose, Petrouchka, tutte interpretazioni fulcro della sua carriera, per l'espressionismo tragico (il disperato Petrouchka) e per il languore neoromantico delle Silfidi come dello Spectre, guidato dalla mano del coreografo Fokine e dal gusto 'art nouveau' di Léon Bakst e di Alexandre Benois. Diaghilev lo mise in contatto con Marie Rambert, che a sua volta era permeata dalle teorie ritmiche di Jacques-Dalcroze: nacque, rivoluzionaria e scandalistica, la coreografia dell'Après-midi d'un faune
(1912) sulla partitura di Debussy. Nel 1916 partecipò ad una tournée negli Usa e creò Till Eulenspiegel sulla partitura di Richard Strauss; tentò un nuovo approccio con Diaghilev nel 1917. Al 1919 risale la sua ultima esibizione in Svizzera in un balletto antimilitarista. |
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