S. FREUD E L'INCONSCIO 1856 - 1939

Fino all’inizio del XX° secolo gli europei si erano trovati di fronte a due concezioni principali della natura dell’uomo: da un lato, il concetto cristiano dell’uomo come creatura costituita e da un’anima immortale, aperta alla grazia divina, e da desideri materiali, egoistici; dall’altro, c’era l’idea prettamente illuministica dell’uomo come essere sociale e indefinitamente perfettibile, mosso da un egoismo razionale. Ma all’inizio del secolo Freud minò dalle fondamenta queste opinioni essenzialmente ottimistiche convincendo i suoi contemporanei che gran parte dei sentimenti e delle azioni umane è diretta dall’inconscio, e che gran parte del comportamento dell’adulto è determinata dalle esperienze dell’infanzia. L’uomo, osserva Freud, “non è una creatura mansueta, bisognosa di amore, capace al massimo, di difendersi se viene attaccata”. Egli è, in realtà, un essere costitutivamente malvagio, o almeno aggressivo. Se gli fosse permesso di dare libera espressione ai propri istinti, qualsiasi vincolo intersoggettivo verrebbe spezzato.

 

LE TEORIE AVANZATE DA FREUDCIRCA LA NATURA UMANA SONO STATE CONFERMATE DALLE DUE GUERRE MONDIALI E DAI SOMMOVIMENTI INTERNAZIONALI CHE QUESTE HANNO CAUSATO. PER QUANTO RIGUARDA LA FIDUCIA DEGLI UOMINI NEL PROGRESSO UMANO, QUEI DISASTRI HANNO INFATTI PORTATO O ALLA SOPRAVVALUTAZIONE DEI SUCCESSI OTTENUTI NEL CAMPO DELLA CONOSCENZA, DELLA TECNOLOGIA E DEL LIVELLO DI VITA, O UNA CONCEZIONE DEL TUTTO PESSIMISTICA.

Il massimo contributo alla comprensione di se stesso da parte dell’uomo è forse stato, nel nostro secolo, quello fornito da Sigmund Freud, il fondatore della psicoanalisi. Freud partì dallo studio dei malati di isteria, i quali riuscivano, in stato di ipnosi, a ricordare esperienze troppo emotivamente dolorose per essere ammesse nella “sfera conscia” del soggetto. E poiché i suoi studi mostravano che la localizzazione fisica dei sintomi isterici era determinata proprio da quelle difficoltà emotive, Freud concluse che quei medesimi sintomi fisici erano sotto il controllo di fattori mentali e non potevano quindi essere spiegati in termini puramente fisici. Ma poiché i pazienti non erano affatto consci di esercitare un controllo di qualsiasi genere su quei sintomi, Freud postulò il concetto di processi mentali inconsci. I suoi studi suggerivano inoltre l’idea che la causa determinante dell’isteria non fosse da ricercare nella vita attuale del paziente, ma piuttosto nei traumi sperimentati durante la sua prima infanzia. Freud giunse così a dare grande importanza all’influenza dell’ambiente infantile, e soprattutto all’influenza dei genitori, sullo sviluppo del bambino; egli riteneva che, essendo l’uomo soprattutto un essere istintivo, i suoi istinti base siano quelli sessuali e quelli di aggressività, ma poiché – come mostravano i suoi studi clinici – questi istinti del bambino vengono disapprovati e repressi dai genitori, il bambino è spesso costretto a non soddisfarli, e anzi a temerne il ritorno. In conseguenza di ciò la parte conscia della mente giunge talora a negare l’esistenza stessa di tali impulsi, e a mantenerli estranei alla coscienza. Ora, poiché questi impulsi inibiti permangono anche dopo la prima infanzia – sotto forma di desideri inconsci – e influenzano la formazione del carattere, quando, da adulto, ci si imbatte in gravi difficoltà emotive, quei desideri formatesi nell’infanzia possono tentare di entrare nella parte conscia della mente, fatto che può anche provocare – ad esempio – una forma di isteria.

Nel 1913 Freud affermò che la sua teoria non serviva solo a spiegare fenomeni anormali come l’isteria da “conversione”, le costrizioni e le ossessioni, ma anche due classi di fenomeni psicologici normali: i sogni e fenomeni quali i “lapsus”, le facezie, e gli atti apparentemente non intenzionali. Per Freud tali fenomeni erano – come quelli normali – volontari, nonostante l’assenza di un obiettivo conscio. Freud chiamò questo vasto magazzino di impulsi inconsci e istintivi l’Es; la parte razionale della mente, la quale comprende il conscio e il preconscio ( nel quale ultimo si accumulano i ricordi che possono essere fatti entrare volontariamente nel conscio), la chiamò invece Ego(Io). Oltre all’Ego che, per Freud, si sviluppa nei primi anni di vita – e all’Es – operante invece fin dal momento della nascita -, egli presupponeva un Super – Ego (Super Io), l’equivalente psicanalitico della “coscienza”. Quest’ultimo è per lui determinato dall’interiorizzazione dei modelli parentali, ed è quindi in pieno contrasto con l’Es; esso controllerebbe l’Ego, costringendolo a non permettere mai che gli impulsi provenienti dall’Es vengono soddisfatti incontrollatamente.

  Freud sosteneva che durante i primi anni del bambino gli interessi di questo si accentrano prima sulle funzioni della bocca, poi su quelle anali, ed infine, intorno ai quattro anni, su quelli genitali; se in uno di questi periodi il bambino prova un senso eccessivo o di frustazione o di soddisfazione, il suo sviluppo emotivo tende ad arrestarsi , a “fissarsi” e quando, da adulto, quell’individuo si imbatte in gravi difficoltà emotive, è facile che regredisca emotivamente agli atteggiamenti che aveva nel periodo dell’infanzia in cui era intervenuto il blocco. Il principale contributo di Freud – il quale riteneva che i vari stadi di sviluppo sopra descritti fossero determinati da fattori biologici, e che quindi fossero universali – alla psicologia sta forse nell’aver dimostrato che non tutto il comportamento intenzionale è conscio, e nell’aver messo in rilievo la grandissima importanza delle esperienze della prima infanzia sul comportamento e sul condizionamento dell’adulto.

I metodi da lui più usati per entrare in contatto con i processi mentali inconsci furono “l’analisi dei sogni” e delle “associazioni libere”; con quest’ultimo metodo il paziente, in conversazione con lo psicanalista, libera i propri pensieri dal controllo diretto della parte conscia della mente.   


PLATONE ARISTOTELE MARX HEIDEGGER

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