Centro Scaligero degli Studi Danteschi


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Achille Incerti: l'uomo e l'artista

simnext.gif (183 byte)Note biografiche
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Autopresentazione

(dal Catalogo della Personale alla Galleria dei Magi, Milano 13 ottobre 1959)
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"Ho dipinto la Divina Commedia..."
(da La Divina Commedia dipinta da Achille Incerti, Milano (Mazzotta) 1988)


L'arte di Incerti: immagini

simnext.gif (183 byte)Antologica dell'opera
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link a "Mostra permanente
" (L'interpretazione visiva della Divina Commedia di Achille Incerti)


L'arte di Incerti: antologia critica

simnext.gif (183 byte)Franco Solmi, Achille Incerti (brani scelti).
simnext.gif (183 byte)Giorgio Cortenova, Le operazioni strutturali di Achille Incerti (testo integrale).
simnext.gif (183 byte)Giorgio Petrocchi, (Introduzione a La Divina Commedia dipinta da Achille Incerti)
simnext.gif (183 byte)Antologia critica:
Leonardo Borgese (dal "Corriere della sera", 1955)
Dante Troisi: "Groviglio di speranze"
Cesare Zavattini
simnext.gif (183 byte)Incerti e Dante:
Eugenio Ragni
(di E. Ragni vedi anche le note di commento alle tele dantesche in
"Anteprima della mostra")
Enrico Pirondini
Paola Giovetti

 

Tutto il materiale riguardante la vita e l'opera di Achille Incerti è tratto da:

Franco Solmi, Achille Incerti, (con una testimonianza di Cesare Zavattini), Bologna (Tamari Editori) 1966.

Achille Incerti. Pittore (testo di Gabriella Lusetti), Reggio Emilia 1978.

Achille Incerti. “La Divina Commedia”. “The Divine Comedy”. A collection of paintings by Achille Incerti inspired by the work of Dante. (senza data)

Achille Incerti, “La Divina Commedia”, (a cura del Comune di Reggio Emilia e delle Latterie Cooperative Riunite Giglio di Reggio Emilia), Modena (Industrie grafiche Coptip) 1984.

La Divina Commedia dipinta da Achille Incerti (secondo il testo curato da Giorgio Petrocchi, 1966-67), Milano (Nuove Edizioni Mazzotta) 1988

 


 

La Vita

      Achille Incerti, nato in Svizzera, a Zurigo, il 22 gennaio 1907 da una famiglia di emigranti, ha soltanto nove anni quando il padre rientra a Reggio Emilia e lo interna all'Istituto Artigianelli. Lì rimane sei anni, imparando diversi mestieri, fino a quando fugge, sbarcando il lunario come meglio può.
      Alla morte del padre, si trasferisce a Milano, convinto che per la sua abilità di decoratore troverà di che vivere dignitosamente. Ma non è così. Cerca fortuna in Francia dal 1925 al 1927, ma non realizza le proprie speranze e rientra in Italia. In patria viene arrestato per renitenza alla leva per obiezione di coscienza: due mesi di prigione da aggiungere al già lungo periodo di ferma.

      Finalmente a Milano riprende l'attività di decoratore e la sua piccola impresa, che finalmente decolla, gli permette di vivere abbastanza tranquillamente fino al 1943, quando viene richiamato alle armi.  L'8 settembre del' 43 i tedeschi lo arrestano a Lodi e lo internano in un campo italiano, dal quale riesce a fuggire raggiungendo in montagna i gruppi partigiani. Ma il suo stato di salute più che precario lo costringe ad una lunga degenza (1944-1952) nel sanatorio di Garbagnate in Valtellina. Per ingannare la forzata inerzia delle lunghe giornate di sanatorio incomincia a dipingere. Infine la guarigione, ma di nuovo quasi privo di mezzi.
      La fortuna, però, sembra finalmente benigna: nel 1953 vince un'ingente somma al Totocalcio e può permettersi uno studio a Milano. Ma la troppa generosità e una cattiva amministrazione gli prosciugano ben presto le tasche, ed è così costretto a tornare a Reggio Emilia.
      Infine un secondo sereno matrimonio e l'incontro col Sommo Poeta, cui lo accomunano la vita errabonda, le fughe, i grandi sentimenti.
      Achille Incerti è morto a Reggio Emilia  il  28 settembre 1988.

      Fu Dino Buzzati a trasmettere ad Achille Incerti la voglia di una grande avventura: illustrare la Divina Commedia. Achille, che si era sempre impegnato in una pittura sociale dolorosamente e profondamente sentita, dà uno straordinario spessore umano alle visioni dantesche dell'Inferno e del Purgatorio: sulle sue tele i personaggi rivivono con le loro tragedie di ieri e di sempre, eternamente vivi e presenti, uomini come quelli del Duemila. Poi nel Paradiso la visione si sublima, e per esprimere l'ineffabile sceglie fiori, cieli, colori, movimenti armonici.
      Le 103 tele della Divina Commedia, che sono destinate a rimanere unite, costituiscono un prezioso patrimonio: sono un messaggio destinato a viaggiare per il mondo e, infine, un invito a leggere l'opera del nostro massimo poeta.     

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Achille Incerti
AUTOPRESENTAZIONE
(13ottobre 1959)

      Rinuncio agli intermediari, elimino ogni diaframma, voglio mettermi direttamente a contatto col pubblico. Forse avrete già compreso quello cui miro: una meta molto ambiziosa, ma l'unica possibile: affermare me stesso al di sopra di ogni distinzione di corrente o di scuola, fare la mia pittura e basta, prescindendo da ogni programma, da ogni enunciazione esplicita. E' la strada più accidentata, nella quale sento la solitudine, perché mi accorgo che tutti gli altri se ne vanno in gruppo e confabulano fra di loro, ma è una solitudine solo apparente, solitudine dell'artista ma non dell'uomo che cerca il rapporto diretto con la realtà, il contatto con l'uomo della strada, la comprensione dell'uomo semplice.
      Questo rapporto ho sempre voluto istituire sin da quando dipingevo in sanatorio, cercando di esprimere la sofferenza di uomini animati da una disperata volontà di vivere che vieppiù si accentua con l'approssimarsi della morte; quando ho cercato di esprimere un mondo popolaresco presente in me sin dall'infanzia, lieto e triste, nei suoi aspetti esteriori, ma costante nella sua intima natura; quando ho cercato, nelle grandi composizioni, di interpretare l'ansia della civiltà moderna, proiettata verso il futuro e la conquista di un nuovo superiore equilibrio. In questa ultima fase ho utilizzato l'esperienza astratta, innestata però in un discorso figurativo, non potendosi prescindere dall'intelligenza intesa come precipua facoltà conoscitiva e quindi razionale.
      Ogni fase del mio discorso pittorico, pur nelle proprie diversità, ha tuttavia una sua coerenza. Gli deriva dalla sincerità dell'espressione che anche il più severo dei critici penso non mi possa negare. Che è anche la ragione più profonda della mia carica polemica e poetica, l'unico canone estetico che sono disposto a seguire anche a costo di perdermi.

Achille Incerti     

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Achille Incerti
"Ho dipinto la Divina Commedia..."

      Ho dipinto la Divina Commedia con l'intenzione di darne una interpretazione moderna; come se un uomo di oggi intraprendesse il viaggio che fece Dante tanti secoli fa.
      Al di là delle singole soluzioni via via adottate, e più o meno convincenti, ho avuto molto rispetto per il testo del sommo poeta, pur non utilizzando formule tradizionali. Ho inserito, infatti, i temi riconoscibili in tutta la mia produzione, per esempio la condanna della guerra, della violenza -e qui mi riferisco soprattutto all'Inferno. Impegno morale che ho sempre avuto sia come uomo, sia come pittore.
      Infine, il mio Paradiso, l'ho inteso con la luce per renderlo il meno materializzato possibile. Basta, infatti, la natura per descriverne tutta la bellezza. Se c'è un Paradiso, questo è per tutti, di qualsiasi idea o religione.

Achille Incerti      

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Antologia della critica

LEONARDO BORGESE

      …Si capisce subito che Incerti è un autodidatta; ma, d'altra parte, la bravura nel tirare e unire il colore, nel campire le superfici, nel dare bei toni generali uguali e molto intensi, ci sembra ben apprezzabile e rivela quell'antico buon mestiere così necessario anche alla pittura non decorativa e soprattutto alla non dilettantesca ...
      ...Incerti ha quel che si dice un mondo, un contenuto. Per esempio, non dimenticherete facilmente tutta una serie di rappresentazioni quasi fiabesche eppur vere, con gli ospiti e le ospiti dei sanatori sia in mezzo ad alti, cupi boschi alpini, sia nelle sale di cura e di ricreazione: un mondo strano, allucinante spiritato, pieno di fredde ombre e di piccole figure accese, reso con un colorire brusco e 1iscio, astratto, e con un modellare arcaico e troppo forte. Un insieme, così, che se può suggerire in parte il nome di Van Gogh, rivela la stessa originale indole e bizzarra intelligenza…

(dal Corriere della sera del 1955)

DANTE TROISI
"Groviglio di speranze"

      Per Achille Incerti non ci sono confini da attraversare per arrivare ad una terra promessa, perché non esistono altri mondi oltre questo che ci sgomenta; non c'è nostalgia né attesa di nuovi spazi e luci e colori, perché non c'è un "dopo" diverso dal presente che soffriamo. Tutto è consumato in un groviglio di speranze che muoiono di inedia o di incuria, e l'aspirazione ad una giusta convivenza si rinsecchisce nell' inerzia.
      Per Incerti, il Male è inguaribile e invincibile, e la dignità di continuare a vivere è nell'ammetterne la presenza e la perpetua offesa. Convinti di tale verità, i suoi personaggi indossano vestiti da penitenti o da carcerati," e gli abiti sono comunque dei cilici (Mattino in pineta, 1953). Le ballerine non danzano, ma fuggono (Delirio, 1954); i bambini non giocano ma fingono di giocare (Parco bambini, 1968); il Concilio è una fila di candele che bruciano sotto gli occhi di lontani credenti (Il Concilio, 1964), ovunque, incombenti, alberi, come armature di ghigliottine. La violenza è dunque eterna ed emigra nell'aldilà se c'è un aldilà; cambia di forma non di virulenza. Non c'è scampo, e forse siamo chiamati solo a un girotondo propiziatorio (Il serraglio, 1963).
(da: Achille Incerti, “La Divina Commedia”, a cura del Comune di Reggio Emilia..., cit.)

CESARE ZAVATTINI

      ...di un gallo che monta (L'amore del gallo, 1961) Incerti dice "guarda com'è pomposo". Continua a mostrarmi i suoi disegni: "e questo cane? si era innamorato di una ragazza, le stava sempre dietro, pareva un uomo, ma è morto da tre anni; sono riuscito a far vedere negli occhi il lampo che aveva di pensiero? In sanatorio dipingevo nascosto nel cesso, perché mi prendevano in giro. Le suore preferivano fossimo pederasti piuttosto che si andasse con le donne, le malate passavano in processione oltre la rete e le vedevo sempre rosa (Parlatorio femminile, 1955). Sogno spesso un sole come una goccia di limone che s'ingrossa s'ingrossa e plucchete cade sul mondo ma io resto calmo perché ci sono dei militari che dormono in riva ai fossi ". Ha un'ombra di pazzia come me come Ligabue come Rovesti come la pianura; qualche cosa del visionario, quando dimentica di essere anche quel bravo decoratore che sappiamo, c'è sempre nei temi da murales dei suoi quadri, incendi, brefotrofi, naufragi, ospedali. Negli agglomerati più che la calcolata speranza padana delle cooperative vede qualche cosa di angoscioso che tende a sistemarsi in forme circolari, quasi medioevali, dentro cui sembrano dover ruotare in eterno le offese da noi subite nell'infanzia e gli scompensi tra la coscienza crescente delle cose giuste e la calante azione per attuarle.
(da: Achille Incerti. “La Divina Commedia”. “The Divine Comedy”. A collection of..., cit.)

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Incerti e Dante

EUGENIO RAGNI

      ...nella casa-studio di via Toschi, fra parole che odorano ancora dei convenevoli di una prima conoscenza, Achille Incerti mi inizia a un viaggio nella sua curiosa vita e nella sua pittura. Il racconto è vivace, man mano più disinibito, procede magari a salti, sempre sottolineato da una mimica eccezionalmente efficace; ripercorre un'esistenza avventurosa e quasi mai felice... A un certo punto della sua vita, negli anni '60, ha incontrato Dante, lo ha letto e studiato cercando, come poteva, culturalmente piuttosto sprovveduto com'era, di penetrarlo. Lo ha sentito subito vicino al proprio sentire umano , ed etico, si è lasciato conquistare dalla forza espressiva della Commedia dal mirabile rigore della costruzione ultraterrena realizzata nel divino poema. Raccomandandomi queste e altre cose, Incerti mi guida nelle stanze dell'ampia casa reggiana e nel solaio che ha pittorescamente adibito a studio. Appesi alle pareti, accatastati lungo i muri, ancora incompleti su due o tre cavalletti sparsi, poggiati a tavoli e sedie, mi sbucano intorno, dappertutto, i risultati della sua lettura del poema dantesco, suggestiva persino nelle approssimazioni e negli arbìtri, accanitamente tesa all'enucleazione del fattore sotteso alla lettera degli episodi, e a un'attualizzazione partecipe, sincera, disintellettualizzata, del portato anagogico del poema. Da anni ormai Incerti legge e rilegge con tela e colori il testo dantesco, sostituendo alle prime tele, decisamente ancorate a un timbro ancora troppo illustrativo, altre figurazioni più mature, che via via trasformano l'assaggio in consapevole degustazione…
(da: Achille Incerti. “La Divina Commedia”. “The Divine Comedy”. A collection of..., cit.)

ENRICO PIRONDINI

      È stato Dino Buzzati, uno dei nostri migliori narratori, a convincere Achille Incerti, nel '61, a cimentarsi in questa avventura sublime e faticosa; a spingerlo a conoscere Dante, "altissimo signor del sommo canto" (Ugo Foscolo) per decodificarlo con il suo estro, le sue estasi raffinate, la sua sensibilità, la sua inguaribile inquietudine. Buzzati sapeva quel che diceva. Del resto la produzione del bellunese è ricca di allegorie e allusioni tempestose, spunti surreali, invenzioni fantascientifiche, dati di cronaca o di pseudocronaca; le pagine di Buzzati sono spesso gravide di una atmosfera magica, di un senso di angoscia nei confronti degli spietati meccanismi del destino. Era certo, Buzzati, che Achille Incerti sarebbe riuscito nella impresa di filtrare Dante sottolineando il carattere universale di un poema dall'inizio fosco e agitato (Inferno) e dalla fine serena e tranquilla (Paradiso); un poema che impegna l'uomo, libero nell'esercizio della sua volontà, ad attendersi dalla giustizia divina un premio, se virtuoso, od una pena, se colpevole; un poema che serve insieme a rimuoverlo dalla infelicità per condurlo alla felicità.
(da: Achille Incerti, “La Divina Commedia”, a cura del Comune di Reggio Emilia..., cit.)

PAOLA GIOVETTI

      Alle visioni dantesche dell'Inferno e del Purgatorio Achille Incerti, che si era sempre impegnato in una pittura sociale dolorosamente e profondamente sentita, dà uno straordinario spessore umano: sulle sue tele i personaggi rivivono con le loro tragedie di ieri e di sempre, eternamente vivi e presenti, uomini come quelli del Duemila. Poi nel Paradiso la visione si sublima: e per esprimere l'ineffabile Incerti sceglie fiori, cieli, colori, movimenti armonici. Una scelta felice, forse l'unica adatta a indicare l'inesprimibile. Un lavoro durato anni, sofferto e sudato, ma partorito con gioia. Le 105 tele della Divina Commedia, che sono destinate a restare unite e costituiscono un prezioso patrimonio, sono un messaggio destinato a viaggiare il mondo: rappresentano l'Odissea dell'uomo di ieri e di oggi e il suo cammino verso la spiritualità, sono una testimonianza di vita e di fede, e in più un invito a leggere il nostro massimo poeta.
(da: Achille Incerti. “La Divina Commedia”. “The Divine Comedy”. A collection of..., cit.)

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Antologica dell'opera

simnext.gif (183 byte) senza nome, 1948 simnext.gif (183 byte) Compagno di sanatorio, 1951
simnext.gif (183 byte) Mattino in pineta, 1953 simnext.gif (183 byte) La spia, 1954
simnext.gif (183 byte) Delirio, 1954 simnext.gif (183 byte) Il circo,1954
simnext.gif (183 byte) Parlatorio maschile, 1955 simnext.gif (183 byte) Parlatorio femminile, 1955
simnext.gif (183 byte) Ballo popolare, 1955 simnext.gif (183 byte) La corsia, 1957
simnext.gif (183 byte) L'ultima cena, 1957 simnext.gif (183 byte) Parco bambini, 1958
simnext.gif (183 byte) Ritratto femminile 1, 1958 simnext.gif (183 byte) Ritratto femminile 2, 1958
simnext.gif (183 byte) Genesi, 1960 simnext.gif (183 byte) L'amore del gallo, 1961
simnext.gif (183 byte) I legulei, 1961 simnext.gif (183 byte) Il combattimento dei galli, 1961
simnext.gif (183 byte) Il serraglio, 1963 simnext.gif (183 byte) Il concilio, 1964
simnext.gif (183 byte) Pietra di Bismantova, 1965 simnext.gif (183 byte) L'isola sognata, 1965
simnext.gif (183 byte) I fuochi artificiali, 1965 simnext.gif (183 byte) I nudisti, 1965
simnext.gif (183 byte) I vivi e i morti, 1965 simnext.gif (183 byte) Ieri, oggi e domani, 1965
simnext.gif (183 byte) Il campeggio, 1965 simnext.gif (183 byte) Il mondo pittorico di Ligabue, 1965
simnext.gif (183 byte) L'urlo, 1966 simnext.gif (183 byte) Il cambio della guardia, 1966
simnext.gif (183 byte) Gli schiavi del progresso, 1966 simnext.gif (183 byte) Solo i morti ricordano, 1968
simnext.gif (183 byte) Scampagnata in montagna, 1969    

Il ciclo della Genesi del 1969
simnext.gif (183 byte) Genesi 1     simnext.gif (183 byte) Genesi 2    simnext.gif (183 byte) Genesi 3    simnext.gif (183 byte) Genesi 4

simnext.gif (183 byte) Il più ricco del cimitero, 1976 simnext.gif (183 byte) La calamita verde, 1978
simnext.gif (183 byte) Il calcio, male minore, 1978 simnext.gif (183 byte) La fabbrica del cancro, 1978
simnext.gif (183 byte) La città abbandonata, 1978

indice della Mostra

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