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FRANCO SOLMI: ACHILLE INCERTI

      Le opere di Achille Incerti non sono certamente costruite in obbedienza a canoni immediatamente riconoscibili: direi, anzi, che vi convergono le più disparate -e formalmente inconciliabili sollecitazioni di "sentimento" e di cultura. In esse una persona1ità si rivela in modo perfino prepotente a fondere il tutto in un discorso organico e plasticamente strutturato e ciò pone un problema di chiarimento critico che va in qualche modo risolto, non ignorato o negato come si è fatto fino ad oggi. …Il lavoro di Achille Incerti è quanto di più svariante si possa immaginare, sempre aderente a complicati grovigli dell'andare umano, così sottilmente sensibile allo scorrere di un pensiero, così carico di ricordi, di scelte, di giudizi, da non potersi concepire slegato dalla nostra storia, e dalla nostra cronaca più quotidiana. …L'abilità di Incerti non è solo un fatto istintivo, essa è il frutto di lunghi anni di mestiere, dell'apprendimento dal vivo delle tecniche più difficili: dalla decorazione murale al restauro di mobili antichi, dall'affresco alla pittura su tela. Ma il pittore ha sempre posseduto, come ha ben notato Mario Lepore, quel talento che può trasformare l'artigiano in artista. E l'artistico in Incerti si dispiega nell'originalità della visione, nella sua capacità indiscutibile di tenere i tempi e i ritmi del racconto, e in quella tensione alla sintesi che gli consente di mediare, ai fini del racconto, ragione e sentimento.

      È a Garbagnate che Achille Incerti, attorno al 1948, un po' per ingannare il tempo, un po' per rispondere alle richieste degli altri ricoverati, comincia a dipingere ritratti, nature morte e paesaggi. …Vi è già un senso di sottile malinconia, un uso del colore non cantante, ma più teso ad attutire le presenze umane, a coinvolgerle, quasi elementi naturali, ne1 paesaggio. Non v'è ancora l'ossessionante scandirsi degli alberi ritti a chiudere il cielo, non vi è forse neppure il senso del dramma. Ma se questo fu l' avvio, a tratti dilettantesco, della pittura di Incerti, ben presto l'amore per i problemi della espressione si concretizza in una quasi affannosa ricerca di ragioni più specificamente culturali. E l'artista, nelle frequenti sortite dal sanatorio, poté cogliere i fermenti realistici ben vivi allora a Milano, e questo lo condusse ad una pittura d'impegno nella quale sono avvertibili i caratteri maturi di una poetica che ben poteva attrarre, sia per la carica populistica di fondo, sia per una certa rudezza di racconto, un pittore fino da allora assai teso verso la ricerca di rapporti umani nell'arte. …In Sanatorio , ad esempio, gli alberi, questi muti, ossessionanti protagonisti del mondo di Achille Incerti, pur se ancora dipinti secondo gli schemi di massima del naturalismo lombardo, si ergono già con forza di personaggi a barriera dell'orizzonte, a chiudere la speranza del cielo. Già ora, come avverrà quasi sempre in avvenire, si avverte una sovrapposizione di due momenti della memoria che s'intricano: quello della costrizione e quello della paura, la paura del fanciullo che vaga nella notte senza uscita del bosco. … Questa paura, che par chiudere ogni speranza, tocca i momenti della degenza, della spenta vita in comune coi malati, sofferta senza il sollievo dell'ironia. Nel raduno di Mattino in pineta, del 1953, il peso dei tronchi schiaccia le inerti figure dei malati, vive solo per un tocco di luce che, qua e là, colora l'erba e gli sterpi: è un simbolo amaro d'oppressione per l'uomo che non ha dimensione psicologica. La visione, non a caso, è corale, come un tempo battuto di natura, scandito d'erba, pietre e sassi, e di piccole presenze di carne. Le storie di sanatori e di ambienti, di indefinite presenze più che di individui. L'uomo come "singolarità" si perde in queste ombre e ogni discorso assume il sapore e il ritmo della parabola. …

      Ogni opera che d'ora in poi verrà composta potrà sempre in qualche modo ricondursi a quelle eseguite prima della fine del 1954, una selezione delle quali fu esposta alla prima mostra personale che Achille Incerti allestì a Milano, alla Galleria Gianferrari nel gennaio del 1955. Mario Lepore sottolineò nella presentazione al catalogo le componenti culturali di questo lavoro. «Espressionismo, simbolismo, impressionismo -scrisse in quella occasione Lepore -sarebbero le prime indicazioni che si potrebbero dare per le fonti di questa pittura; se l'ingenuità dei "candidi" -alla cui razza appartiene in definitiva l'Incerti -e un concentrato ardore, che gli è tutto particolare, non inducessero a guardare questi dipinti in modo diverso: come un fatto spontaneo, unitario, che ha sì naturali affinità con quanto s'è nominato, ma non ne deriva piattamente. In realtà, si tratta di una artista la cui personalità, sia pure in fase di evoluzione com'è, risu1ta originale». …Le reazioni della critica ricalcarono grosso modo questi motivi, e Incerti ne trasse incoraggiamento per continuare, quasi con frenesia nel suo lavoro. Nella soffitta di via del Torrazzo, a Reggio Emilia, nascono opere come Ballatoio, ove l'artista ha tentato di costruire un microcosmo, una sorta di paradigma di vita urbana minore, chiuso e compiuto in sé. … Tutt'al più le presenze umane, come avviene in Parlatorio maschile e Parlatorio femminile possono punteggiare l’ombra di piccole macchie d'azzurro, di rosso, di viola, di giallo.

      Fra il 1957 e il 1958 le inquietudini a cui ormai Incerti dà libero sfogo lo accompagnano nei parossismi espressionistici di Ballata funebre e L'origine del jazz, come nelle cupe atmosfere di Corpus Domini, ma paiono placarsi nei limpidi spazi di La stazione di Milano e Parco Bambini. …
D'ora in avanti, a seconda dello stato d'animo dell'artista, gli eventi della sua pittura si ripeteranno, i motivi si faranno ciclici, le immagini si accavalleranno prima nel ricordo e poi sulla tela. Un esempio tipico è la ripresa dei motivi già colti in Solitudine e in Delirio che in un'opera del 1959, Oblio, vengono rifusi in un giuoco ossessivo. La composizione simbolistica, liberty, si concretizza in ampie composizioni di massa, dove lo scandirsi delle figure si accompagna, per linee sempre verticali, a quello degli elementi di natura, in singolari sovrapposizioni. …Tutto ora si intreccia: gli alberi fioriscono strane esplosioni di verde, d'azzurro, di bianco, di rosa: la natura inventata pare alzarsi in un canto mistico che coinvolge cose e persone in un dialogo fatto d'alti silenzi. È lo stesso dialogo che si intreccia fra i protagonisti delle nature morte che Incerti dipinge numerose in questi anni. E appunto Il Dialogo si intitola una di esse, del 1960. Gli altri titoli sono anch'essi significativi: Il padrone, La genesi.

      Poi Incerti si rinchiude di nuovo in se stesso, nel1a sua costruzione di storie e di ricordi. La serie dei Galli de1 1961 è la narrazione di un ciclo vitale che si snoda nel segno della violenza, così come I Legulei riprendono il tono della parabola con le implicazioni moralistiche consuete all'artista. Nelle regioni del ricordo svagano le stupende tele Il cortile della caserma, Matrimonio sull'aia e, più impegnate nella denuncia di costume, Il Serraglio, Gli esibizionisti e L'Ec1issi, fantasmagoriche composizioni pullulanti d'esseri votati alla distruzione, tutte composte fra il 1962 e il 1963. Sono anni difficili per l'artista che ora lavora praticamente senza contatti, fatto segno alle invidie di un ambiente estremamente provinciale, incapace non dico di comprenderlo ma anche solo di avvicinarsi al suo mondo. …Nascono ora le sue più potenti sintesi, da Il Concilio a 7 luglio a Reggio, che documentano la straordinaria capacità di ricondurre le forze plastiche all'essenziale. Un rigore pressoché assoluto domina in queste tele la mano di Incerti, la sua mente è estremamente tesa a cogliere dall'interno equilibri strutturali ai quali affida le linee del racconto. È una pura operazione di linguaggio, altamente specifico, una formalizzazione estremamente significante e inconfondibile. Ma la personalità di Incerti non si può rinchiudere neppure nelle sue scoperte di linguaggio.

      Nel 1965 ottiene alcuni riconoscimenti importanti, il suo mondo torna ad allargarsi al sole e alla luce quotidiana. Per la prima volta, forse, la gioia della vita si impone veramente nei suoi dipinti. E ancora in La cordata, in Ieri Oggi e Domani, I vivi e i morti, Pietra di Bismantova, come in L'isola sognata, prende il sopravvento una vena lirica che tocca le corde più sensibili del nostro essere. Non è il caso di insistere sulla qualità di queste ultime opere: esse rappresentano il punto di arrivo di una ricerca che è insieme stilistica e umana, una ricerca in cui la figura di Incerti pittore si è costruita compiutamente come una delle più singolari del nostro momento. Le cose più semplici e più complesse hanno trovato vita d'arte nei suoi quadri. Se oggi tutto, in queste opere, acquista sapore di favola, se l'occhio di Incerti spazia oltre la prigione degli alberi a trovare la luce del cielo e del mare, le isole del sogno e i giuochi dei bambini, questo significa soltanto che egli ha ritrovato la forza di dare un volto amico a ciò che chiamiamo poesia.


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