Quando
ascolto un cd punk, da un bel po’ di tempo a questa parte, finisco
col domandarmi dove sia finito quello spirito aggressivo di una
corrente che trent’anni fa ha preso e scosso come un lungo brivido
per la schiena il Regno Unito prima, e l’intera Europa poi. In
realtà, poco è rimasto di quelle belle facce - mi vengono in mente
le parole di Giovanni Lindo Ferretti: “eri così carino,
libero di testa e ben vestito” - e dopo l’ascesa (e caduta) dei
profeti londinesi, restano solo le produzioni new punk made in
U.S.A.. In questo contesto, probabilmente, vanno inseriti i
The Brilli; il loro cd, “Calarsi le mutande”, è l’ultima di
una lunga serie di autoproduzioni che vanno dal 1998 al 2001. Con la
traccia d’apertura “Cosa ne sai tu di come va il mondo” si intuisce
subito lo spirito della band, i tratti ‘peculiari’ sono sempre i
solit due, ovvero ritmi incalzanti e coretti allegri tipici, ad
esempio, dello stile NOFX . L’atmosfera è un po’ la stessa
nell’arco dei sette brani, dove si fanno notare “Calarsi le
mutande”, e “Bomboletta spray”. Per il resto niente di particolare,
anche se sarebbe stato più facile capire il contenuto delle canzoni
con una regolazione dei volumi meno incasinata; sappiamo che
sono cose che capitano, specialmente agli inizi, ma comunqye la
formazione rappresenta efficacemente un piccolissim pezzo
dell’Italia punk. Il problema, però, sta nel fatto che è
quest’ultima a suscitare seri dubbi: con i ‘nuovi cattivi’ non c’è
molto di cattivo, soprattutto perché siamo lontani dalla denuncia
del proto-punk dei Clash o dalla dissolutezza
anarchica dei Sex Pistols… “Eri carino, solo carino,
proprio un amore di ragazzino...”
|