02/06/2005
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Il metrò a Fuorigrotta scopre l’Età del bronzo


CRISTIANO TARSIA Per ora sono due frammenti. Forse di un’olla, antiche anfore. Forse di qualche utensile. Rappresentano, però, la prima testimonianza dell’età del bronzo a Napoli, città ricca invece di storia greca e romana. Resta da vedere se sarà l’unica o se sotto un metro di terreno si troveranno tracce più cospicue di un qualche insediamento pre-ellenico. I due frammenti sono stati datati e risalgono al bronzo antico, vale a dire quattromila anni fa. Sono costituiti da un impasto di bronzo con un cordone digitato, ovvero con la sommità modellata con le dita. Una scoperta che potrebbe essere veramente importante quella a piazzale Tecchio, a Fuorigrotta, durante gli scavi della stazione della linea 6. Dai carotaggi nel terreno sono venuti fuori i due frammenti. E quaranta giorni fa è iniziata la campagna di scavo condotta dalle due archeologhe Natascia Pizzano e Anna Maria Pappalardo, che hanno già lavorato con successo a Nola e Poggiomarino. Si è arrivato, scavando letteralmente con il cucchiaino, all’epoca romana, al primo paleosuolo. Qui sono state trovate tracce di una palificazione, ma nessuna struttura in pietra o tufo. Significa che molto probabilmente sorgeva una fattoria (i pali erano conficcati di molto nel terreno, segno che dovevano reggere un’abitazione) e che, vista per ora l’assenza di elementi zooarcheologici, gli abitanti dell’insediamento erano dediti all’agricoltura più che all’allevamento di animali. Sono stati scavati una serie di buchi e ritrovati numerosi frammenti di ceramica romana (già catalogati). Così come una porzione del terreno raccolto è stato inviato in laboratorio per delle analisi: si capirà gli antichi agri romani di Fuorigrotta a cosa erano coltivati. Un lavoro meticoloso che, però, ha portato nell’ultimo mese a un rallentamento nella realizzazione della linea 6, l’ex ltr. Ma ora si è arrivati a una svolta. «Bisogna scavare per un metro ancora - spiega l’ingegnere Antonio Liguori, project manager della Linea 6 per l’Ansaldo - dopo di che arriveremo al paleosuolo dell’età bronzea». E qui si vedrà cosa c’è. Se cioé esiste un vero e proprio insediamento dell’età del bronzo, fatto unico a Napoli, o se i frammenti siano riconducibili a episodi isolati. Il paleosuolo romano, invece, andrà via, perché a conti fatti non contiene nulla di importante. Prima però sarà fotografato nei minimi dettagli per una completa schedatura da parte della sovrintendenza. Da qui poi la scelta di cosa fare dei reperti trovati. Se cioè inglobarli nella nuova stazione che va a nascere (e che sarà pronta per la primavera prossima) o asportarli e metterli in un museo. Dipende soltanto dall’importanza dei prossimi ritrovamenti. Dopo di che il lavoro della linea 6 andrà avanti. «Ci siamo giustamente rallentati negli ultimi 40 giorni - spiega ancora Liguori - perché conosciamo l’importanza del lavoro della sovrintendenza archeologica. Noi naturalmente abbiamo tutta l’intenzione, per non dire fretta, di finire il lavoro. Ci siamo dati come appuntamento per l’apertura di Mostra-Mergellina quello di primavera 2006. E rispetteremo i tempi. Vedete, daremo indietro una Fuorigrotta nuova di zecca». In effetti sono diverse le aree di intervento anche in superficie. Nello stesso piazzale Tecchio verrà creato un parco, come quello di piazza Italia ma naturalmente più grande. «Abbiamo in progetto diversi interventi di riqualificazione - conclude Liguori - in più aree del quartiere. I cittadini hanno vissuto mesi di disagi per quest’opera, è giusto che si ritrovino con un’area rimessa a nuovo, con del verde in più».

Archeologi al lavoro negli scavi di Fuorigrotta della Linea 6 (Sud Foto)