INDICE EDIZIONI | Domenica 23 Giugno 2002 |
LUIGI ROANO
Da otto miliardi di lire di utile nel 2001
a un passivo stimato in almeno 50-60 miliardi, circa 30
milioni di euro nel 2002. Nei conti dell’Anm (Azienda
napoletana mobilità) si è aperta una voragine e nel palazzo
di via Giambattista Marino la preoccupazione è ormai a
livelli altissimi.
Il presidente Felice Laudadio, che
pure vanta il merito di avere restituito all’azienda una
dignità da grande Spa (servizio efficiente, parco bus
rinnovato e l’assunzione di centinaia di nuovi autisti) sta
cercando di trovare una soluzione. Come è stato possibile
arrivare a questo punto? Il baratro appare tanto più
profondo se si considera che appena dodici mesi fa, Il Sole
24 Ore dedicò addirittura la prima pagina all’Anm. Un onore
guadagnato sul campo per gli otto miliardi di lire di utili
conseguiti nonostante la delicata fase di passaggio da
azienda pubblica a Spa e quindi con la necessità di
confrontarsi con il mercato e di ricavare appunto utili,
soldi cash. Tuttavia l’Anm resta pur sempre azienda il cui
azionista di riferimento è Palazzo San Giacomo. E proprio
in questa caratteristica va ricercato il motivo principale
del buco. In buona sostanza l’Anm paga le ristrettezze
economiche del Comune che per far quadrare i conti (il
rendiconto finanziario passerà al vaglio del consiglio
comunale il 26 giugno) e rispettare il cosiddetto ”patto di
stabilità” (equilibrio fra spese e ricavi come impone la
Finanziaria) ha dovuto procedere a una serie di tagli e
soprattutto prosciugare gli otto miliardi accantonati
dall’azienda di trasporto. Quindi l’Anm da un lato si è
trovata senza gli utili, dall’altro senza i canonici
trasferimenti in conto corrente che l’azionista di
riferimento fa alle sue partecipate. Come dire che
l’Amministrazione ha tolto a chi ha prodotto per dare a chi
ha le casse asfittiche.
Una manovra varata a febbraio
scorso dall’assessore al Bilancio Enrico Cardillo che si è
trovato nella scomodissima posizione di mettere Palazzo San
Giacomo nelle condizioni di avere un bilancio sano. Affare
non da poco, soprattutto per lui che si è trovato tra le
mani conti e progetti risalenti a passate gestioni.
All’epoca Cardillo dovette sudare per mettere insieme un
bilancio degno di questo nome. L’assessore, comunque, aveva
provveduto anche a trovare il modo di far confluire in Anm
un po’ di soldi freschi. Vale a dire che inserì nella
manovra di bilancio l’aumento del costo dei biglietti,
anzi, l’intero tariffario doveva essere rivisto. In realtà,
in Sala dei Baroni questo accorgimento è stato per ora
bocciato e il risultato sono i conti in rosso dell’Anm.
Tuttavia il rosso dell’azienda, farà sì che l’aumento a un
euro del ticket presto diventi realtà .
Situazione
complicata, tanto che nel palazzo di Via Marino il timore
di fare un passo indietro è grande. Che cosa significa?
Intanto, che un’azienda non più in buona salute potrebbe
anche perdere colpi sul piano del servizio erogato.
Laudadio assicura di no, e c’è da credergli. Tuttavia tre
giorni fa, quando gli autisti incrociarono le braccia per
lo sciopero, Napoli per otto ore è stata vittima di un
grande caos. Esempio palese di come sia fondamentale il
servizio di trasporto pubblico. Poi c’è tutta la parte
relativa agli investimenti. Nel capoluogo campano il
risultato raggiunto è quello di un servizio sufficiente, a
volte buono, ma la necessità è di procedere a ulteriori
miglioramenti, pena il naturale disincentivo dei cittadini
all’uso del mezzo pubblico a vantaggio di quello privato.
Infine, nel 2005 ci sarà la liberalizzazione del settore
trasporti, quindi stop ai monopoli: l’Anm come potrà
raccogliere la sfida di altre aziende e garantire al
contempo un buon servizio se le casse, oltre che vuote,
saranno indebitate fino al collo?