INDICE EDIZIONI | Sabato 3 Maggio 2003 |
PAOLA PEREZ
«Il mostro di Materdei è stato abbattuto».
Il mostro, giusto per chiarire subito di cosa si tratta (o
meglio, di cosa si trattava), è l’opera progettata
dall’architetto Alessandro Mendini a completamento della
futura stazione del Metrò. Costruito, contestato,
distrutto. Al suo posto verrà messa una statua.
Esulta
Carmine Attanasio, segretario cittadino di Italia dei
Valori, che dieci giorni fa si era rivolto al Comune per
sollecitare la demolizione del chiosco in via Leone
Marsicano: «Quell’orribile struttura in cemento, a servizio
della Metropolitana, rappresentava un’offesa alle norme di
salvaguardia del centro storico ma anche un grave abuso
edilizio, perché innalzato a meno di quattro metri dalle
case: la gente si è ritrovata senz’aria e senza luce.
Mercoledì sera sono arrivate le ruspe e lo hanno buttato
giù. Chi ha commesso l’errore ha saputo rimediare: ma non è
assurdo sprecare così il denaro pubblico?».
Diversa la
versione dei fatti fornita da Palazzo San Giacomo. Il
«mostro» distrutto, progettato in corso d’opera
dall’architetto Alessandro Mendini a completamento della
stazione, era già risultato incompatibile con
l’insediamento abitativo circostante e si era già deciso di
farne a meno.
«Meglio raccontare tutta la storia
dall’inizio, in modo che non sorgano equivoci - spiega il
vicesindaco Rocco Papa - il progetto complessivo della
stazione era stato sostanzialmente approvato. Durante la
sua realizzazione, abbiamo effettuato un sopralluogo in
zona con l’architetto Mendini e ci siamo resi conto che
mancava qualcosa. La via d’accesso al Metrò, stretta da
doppia quinta di palazzi, rappresentava una sorta di
barriera nel colpo d’occhio sulla nuova struttura. Abbiamo
pensato, così, di completare l’opera con un elemento di
arredo urbano che richiamasse in piccolo la guglia
disegnata per la stazione. Così è nata l’idea del chiosco.
Che utilizzo farne non si è deciso, in quella sede, ma si è
deciso dove costruirlo: il posto migliore ci sembrava largo
Marsicano, dove la strada si apre in una piazzetta. Di
questa scelta sono pronto a prendermi tutte le
responsabilità».
Cosa è successo, poi? «Mentre veniva
abbozzata la struttura in cemento armato - continua Papa -
abbiamo constatato che non era compatibilità con l’ambiente
circostante. La strada è troppo stretta, il chiosco troppo
ingombrante, le case troppo vicine al nuovo elemento di
arredo. Cose che succedono, mentre è in corso una
trasformazione urbanistica, e delle quali non ci si deve
certo scandalizzare. Accade spesso di metter su qualcosa e
poi di ripensarci, di cancellarla dal progetto iniziale.
Per farla breve, la visione della struttura dal vero non ci
ha soddisfatti e abbiamo deciso di eliminarla. La
segnalazione di Italia dei valori è arrivata in seguito».
Quanto è costato fare retromarcia? «Va precisato che non si
tratta di denaro pubblico, che è la Metropolitana a
sopportare la ricaduta economica dell’operazione - precisa
Papa - non conosco la cifra esatta, però ritengo non possa
essere superiore ai 2500 euro. Ben poca cosa rispetto a un
progetto d’intervento che, vale 3 milioni di
euro».
L’architetto Sergio Sinopoli, dell’atelier
Mendini, è l’autore materiale del chiosco perduto: «Capita,
a volte, che il progetto sulla carta non corrisponda alla
realizzazione reale. Quella struttura, insomma, era troppo
grande per stare lì. Opprime le case, scatenando la giusta
protesta dei residenti, e sbarra anche la visuale sulla
stazione». Ma non avevate effettuato un sopralluogo, prima
di immaginarla? «Certo. Però non ci eravamo resi conto del
problema». Cosa verrà messo al posto del chiosco? «Una
scultura di Luigi Serafini, con un pesce sulla testa. Molto
bella. Non tutto il male viene per nuocere».
Adesso,
archiviato l’incidente del chiosco, si lavora a pieno ritmo
per far nascere il 4 luglio - o al massimo il giorno dopo
- la stazione del Metrò di Materdei. E intanto si pensa già
a qualcosa di nuovo: la ferrovia sotterranea guadagnerà
un’uscita anche nel rione Sanità. Inoltre verrà tagliato il
nastro del tunnel di collegamento tra la stazione Museo e
l’ingresso dell’Archeologico.