INDICE EDIZIONI | Venerdì 9 Gennaio 2004 |
LUIGI ROANO
La Napoli che emerge dal passato, venuta a
galla con gli scavi del metrò fa gridare al miracolo e
svela mirabilie uniche al mondo, ma evoca allo stesso tempo
le mille contraddizioni della città. Perché il lavoro degli
archelogi rallenta inevitabilmente quelli per il metrò. E
questo mette a rischio posti di lavoro facendo comparire
all’orizzone lo spettro della cassa integrazione.
Giannegidio Silva, il presidente della metropolitana è ben
cosapevole del rischio e ha lanciato l’allarme al sindaco:
«Siamo preoccupatissimi per i due cantieri di piazza
Municipio e piazza Nicola Amore. Abbiamo accumulato un
ritardo già di 4-5 mesi». Un pericolo, quella della cassa
integrazione, che si sta cercando di allontanare puntando
su doppi e tripli turni, quindi con i cantieri aperti anche
di notte e impiegando gli operai in esubero proprio nel
ramo archeologia.
Questo l’unico velo di malinconia su
di una giornata storica in tutti i sensi. Con Neapolis e il
suo legame con il mare che tornano a galla sotto forma di
una barca lunga 10 metri, anfore, e le palificazioni lignee
dell’antico porto datato II secolo dopo Cristo in piena età
imperiale romana. La presenza dell’insenatura era già stata
individuata, ma solo dopo gli scavi della nuova
metropolitana è stata ricostruita la linea di costa con il
mare che arrivava a bagnare la città insinuandosi in un
cratere vulcanico fin dentro l’attuale piazza Municipio. E
non sono escluse altre sorprese, come ritrovamenti di altre
barche, almeno questo lasciano intendere i tecnici che
sull’argomento però non si sbilanciano più di
tanto.
Grande l’emozione nel vedere riaffiorare duemila
anni dopo simili testimonianze su come vivevano gli
antichi. Reperti ammirati per la prima volta anche dal
sindaco che in questo tour nel passato si è fatta
accompagnare dal suo vice Rocco Papa, dal soprintendente
regionale per i Beni Archeologici Stefano De Caro e,
appunto, da Silva. A piazza Municipio dovrebbe sorgere il
museo di storia della città, proprio dentro la stazione,
così il metrò dell’arte diverrà il metrò archeologico.
L’amministrazione spinge molto su questo punto. Tanto che
fin dalla prossima settimana è atteso in città Alvaro Siza,
l’architetto portoghese individuato per risistemare la
piazza, trasformarla nella passeggiata monumentale che
digrada a mare. Sintesi fra passato, presente e futuro. Non
è questa l’unica sorpresa, perché anche a piazza Nicola
Amore sono emerse altre vestigia del passato. Un edificio
pubblico, anch’esso di età imperiale augustea,
probabilmente dove si preparavano quelle che i greci, nella
loro terra, chiamavano Olimpiadi, e una fontana del 1200.
Un cantiere con due scavi parallelli dove la Napoli romana
e quella medieveale riemergono intatte con gli archeologi
che viaggiano nel tempo, di milennio in millennio scovando,
pozzi, maioliche, cocci, pavimenti, graffiti, anfore ancora
intatte e con dentro il loro contenuto.
Non solo gli
scavi della metropolitana tengono banco. Si è ripreso a
scavare, infatti, a via Anticaglia, grazie a un
finanziamento di 4 milioni di euro erogato da Regione e
Comune. Per portare alla luce il profilo delle gradinate
dell’immenso teatro romano, dove si esibì Nerone nel 63
dopo Cristo e dove nemmeno un terremoto riuscì ad
interrompere i suoi versi declamati davanti a decine di
migliaia di spettatori, seppellito dalle stratificazioni
del centro antico. Soddisfatto il sindaco: «È un regalo che
la città antica ha fatto alla Napoli di oggi. Il nostro
metrò è davvero una opera irripetibile, e lo sarà ancor di
più grazie a queste scoperte. Dovremo fare qualche
sacrificio, ma verremo ripagati da un’opera unica».
È
il porto romano di piazza Municipio, a suscitare
l’interesse degli studiosi, in particolare di De Caro: «Le
scoperte erano state previste ma sarebbero state
impossibili da effettuare senza i lavori del metrò. La
speranza è quella di scendere di livello, di arrivare a
scavare in profondità e andare indietro nel tempo». Con il
porto è venuta alla luce anche l’antica linea di costa:
«Era una baia protetta - ha spiegato la dottoressa Daniela
Giampaolo che ha coordinato lo scavo - e idonea alla
presenza del bacino portuale. Qui siamo in presenza della
linea di costa del II secolo dopo Cristo e lo scavo è il
fondo dell’insenatura, la parte più profonda. La barca
rinvenuta è di ragguardevoli dimensioni e sarà scavata nei
prossimi giorni, ma ci vorranno sei mesi per farla
riemergere. Un altro elemento importantissimo è il
ritrovamento delle ceramiche, cocci e e vasellame
trasportati da tutti i porti del Mediterraneo nel porto
della Napoli Imperiale».