INDICE EDIZIONI Domenica 17 Marzo 2002

Trasporti più cari, è scontro Ds-Rifondazione

CORRADO CASTIGLIONE
Ancora polemiche intorno alla delibera di bilancio appena approvata dalla Giunta e, soprattutto, intorno a quel caro-bus che da giorni rivela un duplice, importante significato: l’amministrazione, da una parte, non risolve l’annoso rapporto con le aziende partecipate e, dall’altra, procede a un aumento delle tariffe sganciato da ogni programmazione economica. Palazzo San Giacomo continua a ripetere: sono le tariffe più basse d’Italia. E passi pure la considerazione per giustificare tutto. Ma il Comune non spiega perché il rincaro è arrivato soltanto nella manovra bis, cioè quando i tecnici hanno capito che altrimenti il patto di stabilità andava a monte, e non prima. Mistero.
Ecco perché non si spegne l’eco dei rilievi e dello scontro, da Rifondazione alla CdL. Critiche di fronte alle quali Nugnes, presidente della commissione bilancio, oppone... la ragion di stato: «I tagli erano necessari» dice. Senza precisare perché proprio quelli e non altri, ma poi, risentito, zittisce il segretario di Rifondazione De Cristofaro e l’assessore Tecce: «Occorre abbassare i toni. Le tariffe dei bus non venivano ritoccate da cinque anni. Insomma, vanno recuperate al più presto le ragioni della coalizione: certo, non è la prima volta che l’assessore Tecce fa questo tipo di polemiche, sarebbe il caso di smetterla o assumere soluzioni diverse». Stessa musica con i Ds, che però i toni li tengono alti: «Finiamola di fare demagogia e di gareggiare a chi sta più a sinistra, Rifondazione deve avere più responsabilità» afferma il capogruppo Maffei. «Qui ci si dimentica che, tra le due manovre, sono stati effettuati tagli per 124 milioni di euro e la spesa sociale - che tra l’altro gode anche di finanziamenti regionali - non è stata toccata. E poi ci si dimentica del trasferimento fatto a Napolipass (più di 7 milioni) per i cittadini meno-abbienti, portatori di handicap, anziani, studenti medi e universitari». E a Rifondazione cosa dite? «Due cose - conclude Maffei - vediamo a fine esercizio quanto si sarà speso per le Politiche sociali. E ancora: come si difenderanno i livelli occupazionali quando l’Anm dovrà affrontare il mercato? Come verranno pagati gli stipendi ai lavoratori? Perciò, prevalga il buon senso».
Resta il dubbio: perché pensare di salvare l’Anm improvvisando una ”colletta” tra i cittadini-utenti e imponendo il rincaro? Per intenderci: il capogruppo del Pdc, Funaro, un’idea la mette in campo. Dirottare all’Anm parte degli oltre 66 milioni destinati a organi istituzionali, partecipazione e decentramento. Un’idea, appunto: e chissà che in Consiglio non possa nascere una controproposta che eviti quello che oggi da più parti appare evitabile. A maggior ragione se si considera la valutazione di Tecce: «S’è sempre detto di non voler gravare sulla spesa sociale. Ma mi chiedo: non è anche questo un pezzo di welfare?».
Un’altra idea, forse più plateale che concreta, la propone il capogruppo di Fi Mastranzo: «Per risanare il bilancio sarebbe bastato togliere i privilegi a tutti quei dirigenti, consulenti e funzionari che guadagnano il triplo di quanto guadagna un normale impiegato». Altra voce di tagli, altra soluzione alternativa. Riguarda la riduzione dei buoni mensa ai dipendenti comunali, di fronte alla quale il segretario provinciale del Pdc, Montella, suggerisce una ”cura dimagrante” dei nutriti staff di sindaco e assessori: «Sono curioso di vedere come reagiranno le organizzazioni sindacali». Pronta la replica del capogruppo della Margherita Bocchetti: «Ai consiglieri della CdL dico che, oltre le lamentazioni, sarebbe meglio che intervenissero sui propri rappresentanti nazionali per tutelare meglio gli interessi dei napoletani».