Trasporti più cari, è
scontro Ds-Rifondazione
CORRADO CASTIGLIONE
Ancora polemiche intorno alla
delibera di bilancio appena approvata dalla Giunta e,
soprattutto, intorno a quel caro-bus che da giorni rivela
un duplice, importante significato: l’amministrazione, da
una parte, non risolve l’annoso rapporto con le aziende
partecipate e, dall’altra, procede a un aumento delle
tariffe sganciato da ogni programmazione economica. Palazzo
San Giacomo continua a ripetere: sono le tariffe più basse
d’Italia. E passi pure la considerazione per giustificare
tutto. Ma il Comune non spiega perché il rincaro è arrivato
soltanto nella manovra bis, cioè quando i tecnici hanno
capito che altrimenti il patto di stabilità andava a monte,
e non prima. Mistero.
Ecco perché non si spegne l’eco
dei rilievi e dello scontro, da Rifondazione alla CdL.
Critiche di fronte alle quali Nugnes, presidente della
commissione bilancio, oppone... la ragion di stato: «I
tagli erano necessari» dice. Senza precisare perché proprio
quelli e non altri, ma poi, risentito, zittisce il
segretario di Rifondazione De Cristofaro e l’assessore
Tecce: «Occorre abbassare i toni. Le tariffe dei bus non
venivano ritoccate da cinque anni. Insomma, vanno
recuperate al più presto le ragioni della coalizione:
certo, non è la prima volta che l’assessore Tecce fa questo
tipo di polemiche, sarebbe il caso di smetterla o assumere
soluzioni diverse». Stessa musica con i Ds, che però i toni
li tengono alti: «Finiamola di fare demagogia e di
gareggiare a chi sta più a sinistra, Rifondazione deve
avere più responsabilità» afferma il capogruppo Maffei.
«Qui ci si dimentica che, tra le due manovre, sono stati
effettuati tagli per 124 milioni di euro e la spesa sociale
- che tra l’altro gode anche di finanziamenti regionali -
non è stata toccata. E poi ci si dimentica del
trasferimento fatto a Napolipass (più di 7 milioni) per i
cittadini meno-abbienti, portatori di handicap, anziani,
studenti medi e universitari». E a Rifondazione cosa dite?
«Due cose - conclude Maffei - vediamo a fine esercizio
quanto si sarà speso per le Politiche sociali. E ancora:
come si difenderanno i livelli occupazionali quando l’Anm
dovrà affrontare il mercato? Come verranno pagati gli
stipendi ai lavoratori? Perciò, prevalga il buon
senso».
Resta il dubbio: perché pensare di salvare
l’Anm improvvisando una ”colletta” tra i cittadini-utenti e
imponendo il rincaro? Per intenderci: il capogruppo del
Pdc, Funaro, un’idea la mette in campo. Dirottare all’Anm
parte degli oltre 66 milioni destinati a organi
istituzionali, partecipazione e decentramento. Un’idea,
appunto: e chissà che in Consiglio non possa nascere una
controproposta che eviti quello che oggi da più parti
appare evitabile. A maggior ragione se si considera la
valutazione di Tecce: «S’è sempre detto di non voler
gravare sulla spesa sociale. Ma mi chiedo: non è anche
questo un pezzo di welfare?».
Un’altra idea, forse più
plateale che concreta, la propone il capogruppo di Fi
Mastranzo: «Per risanare il bilancio sarebbe bastato
togliere i privilegi a tutti quei dirigenti, consulenti e
funzionari che guadagnano il triplo di quanto guadagna un
normale impiegato». Altra voce di tagli, altra soluzione
alternativa. Riguarda la riduzione dei buoni mensa ai
dipendenti comunali, di fronte alla quale il segretario
provinciale del Pdc, Montella, suggerisce una ”cura
dimagrante” dei nutriti staff di sindaco e assessori: «Sono
curioso di vedere come reagiranno le organizzazioni
sindacali». Pronta la replica del capogruppo della
Margherita Bocchetti: «Ai consiglieri della CdL dico che,
oltre le lamentazioni, sarebbe meglio che intervenissero
sui propri rappresentanti nazionali per tutelare meglio gli
interessi dei napoletani».