La Folgore utilizza il Deltamotore!
FOLGORE Reparto Delta Negli Eserciti il Deltaplano (da libero), ha conosciuto la gloria durante gli anni 70, nel famoso blitz nel deserto ad opera degli israeliani, dopo di loro i primi ad utilizzare il Deltamotore sono stati i francesi, gli sloveni con compiti di controllo e monitoraggi del territorio. L'Italia li ha in linea di volo con compiti di infiltrazione, esfiltrazione. Il reparto che li utilizza è il 9° Reggimento Col. Moschin dell'Esercito. I militari, sono stati tutti abilitati dall'Aero Club Pisa. Fra i piloti eccellenti vi sono alcuni tra i più alti gradi della Brigata Paracadutisti Folgore. Lì i Delta hanno il basco cremisi Folgore! Autore della nascita del reparto Deltamotori, è stato il Ten. Col. Giulio Ottaviani, attuale Presidente dell'AeC Pisa, che negli anni 90 faceva parte dell'ufficio Studi ed esperienze della Brigata. Attraverso la scuola di volo VDS dell'AeC Pisa, sono stati abilitati al volo in Deltamotore una trentina di militari Incursori e Carabinieri del 1° Reggimento Tuscania.
Operano anche di notte utilizzando sofisticati visori notturni, e hanno superato tutte le prove alle quali sono state sottoposti contribuendo in modo determinate al successo di molte esercitazioni importanti. L'ultima uscita pubblica di questi mezzi è stata al raduno ULM di Ozzano 1996. Alcuni militari, hanno talmente apprezzato il tipo di volo, da acquistarne uno proprio. Alcuni di questi "fedeli" sono: Generale Torelli, il Generale Fantini che è stato vice comandante con il Generale Celentano, il Generale Orru già Comandante del Rgt. Artiglieria della Brigata e diversi Sottufficiali del mitico 9° Regimento "Col. moschin".
Dopo aver ottenuto i vari nulla-osta dal Ministero della Difesa, siamo riusciti a incontrare il Colonnello Giulio Ottaviani, responsabile della sperimentazione.
L'incontro è stato fatto all'interno della base in cui viene effettuato l'addestramento del personale destinato alla sperimentazione sull'impiego operativo degli ULM. Ci aspetterebbe un'area ultra segreta e adeguatamente protetta e invece nulla di tutto questo; semplicemente siamo sul campo di volo dell'Aero Club Di Pisa-Pontedera in località "Il Romito", a Pontedera. Uno dei tanti campi di volo sparsi in tutta Italia, sorto per la buona volontà di alcuni appassionati. Il comandante del reparto, Giulio Ottaviani, ci riceve con la sua usuale cordialità, in compagnia di due sottufficiali che più degli altri stanno "stressando" la sperimentazione: Il Maresciallo Maurizio Saffiotti e il maresciallo Massimo Di Quinzio (oggi ambedue Tenenti).
Comandante, quanti sono a tutt'oggi gli uomini addestrati all'uso degli ultraleggeri? 27 tra Ufficiali e sottufficiali, quasi tutti del Col. Moschin, gli altri sono Carabinieri Paracadutisti del "Tuscania".
Da Quanto tempo portate avanti quest'esperienza? L'idea l'abbiamo avuta il 7 Dicembre del 91. L'intero anno successivo è stato speso per ottenere i necessari permessi e la dotazione da parte dello Stato Maggiore. Solo nel Gennaio 93 ha avuto inizio la fase operativa. Non esistendo uno specifico titolo VDS militare, ci siamo rivolti alla scuola VDS dell'Aero Club di Pisa-Pontedera, dove, in due distinti corsi, hanno conseguito l'attestato civile gli uomini destinati all'attività operativa.
Nella foto sopra, Delta in missione a Garfagnana. Quota 1080 mt. ASL Il Colonello Ottaviani pilota il "Delta1" (quello carenato).
In basso, una fase dell'addestramento in volo tattico con Delta civili seguendo l'orografia del terreno.
Come mai solo 27? Le finalità e le specializzazioni operative sia del 9° che del Tuscania sono molteplici. L'impiego degli ULM è limitato ad alcuni tipi di operazioni. Addestrare e, soprattutto, mantenere addestrati più uomini, li sottrarrebbe ad altri impieghi più diffusi.
Attualmente di quanti mezzi disponete? Quattro ULM Deltamotori. Di cui uno per l'uso didattico e gli altri per la sperimentazione. Per ognuno sono previsti due uomini di equipaggio e 70/80 chilogrammi di equipaggiamento. Ci siamo orientati verso i Deltamotori piuttosto che verso i tre assi, per la loro maggiore agilità, semplicità di impiego e rusticità. Per migliorare la caratteristica degli apparecchi e la sicurezza, abbiamo usato propulsori di una certa potenza che ci permettono di decollare a pieno carico in poco più di 20 metri. Sinora tra missioni di addestramento e operative abbiamo effettuato oltre mille ore di volo senza dover registrare alcun inconveniente di rilievo. Altro punto a favore degli ULM è che non necessitano di grandi interventi di manutenzione, per cui in caso di operazioni lontano dalle basi logistiche, non è necessario spostare squadre di specialisti come invece avviene per gli aeromobili tradizionali.
In quali tipi di operazioni ne avete provato o intendete provare il loro impiego? Ricognizione, interdizione, infiltrazione ed esfiltrazione. Non sono previsti né combattimento aereo né operazioni aria-superficie. Sinora, all'interno di normali manovre sono state effettuate circa 30 missioni operative, tutte con esito positivo. L'addestramento quotidiano consiste nell'allenarsi in condizioni ambientali inusuali quali il buio e le condizioni meteo avverse come pioggia, vento forte, freddo intenso, nebbia eccetera. I mezzi sono equipaggiati con GPS, radio veicolare, visori notturni ad intensificazione di luce, oltre alla normale strumentazione di volo. Per le esercitazioni notturne non abbiamo incontrato nessuna difficoltà operando sui campi preparati. Mentre ne abbiamo avute, come è facile intuire, negli atterraggi su campi non preparati, tanto che le missioni notturne le svolgeremo calcolando l'arrivo sull'obbiettivo, nel caso sia previsto l'atterraggio alle prime luci dell'alba. Sono troppi gli ostacoli, a cominciare dai fili elettrici che potrebbero far fallire una missione. In zone poco abitate, evidentemente, questi rischi sono minori o inesistenti. Ad esempio in Somalia l'aver avuto a disposizione questi mezzi, avrebbe facilitato in alcuni casi le nostre operazioni.
Ci parlava di condizioni meteo avverse. Si, siamo riusciti ad operare con pioggia, neve e anche con vento intorno ai 40/50 Km/h. Anzi al riguardo accadde che tempo fa, nel corso di un esercitazione, fummo gli unici a giungere sull'obbiettivo e a rientrare in volo presso una zona dove erano tenute prigioniere due personalità eccellenti. Il compito degli equipaggi, una volta atterrati, era di tenere sotto controllo visivo l'area restando in continuo contatto con il comando operativo. Era previsto, a un certo momento, l'arrivo di incursori paracadutati che dovevano liberare i prigionieri. Bene, le condizioni meteo hanno impedito l'esecuzione di questa fase e gli incursori sono dovuti arrivare via mare portandosi poi sull'obbiettivo a marce forzate. L'operazione ha avuto successo e i prigionieri sono stati accompagnati agli ULM, che dopo averli imbarcati sono rientrati in volo senza problemi. Quanto agli incursori, sono dovuti rientrare per la stessa via con la quale sono arrivati.
Il fatto di essere un facile bersaglio, anche per armi leggere, è limitante? Direi proprio di no. Sia chiaro, nessuno gioisce al pensiero di essere sotto tiro. E' il tipo di impiego previsto che in un certo senso ci protegge. La ricognizione e l'interdizione si intendono su teatri limitati per estensione, dove potrebbero agire pattuglie nemiche che tentino di infiltrarsi dietro le nostre linee per operazioni di sabotaggio. Essenziale per la riuscita della loro azione è la sorpresa. Sparando a un ULM in ricognizione rivelerebbero la loro presenza vanificando tutta la loro missione. I nostri mezzi sono dotati di dispositivi antirumore e la possibilità di volare a quote bassissime e a velocità di oltre 100 km/h li rende particolarmente adatti a certe operazioni di infiltrazione ed esfiltrazione, rispetto ad altri mezzi convenzionali. Anche se queste ultime sono le missioni che ci richiedono maggiore impegno. Stiamo trattando, penso sia chiaro, di incursori e non di eserciti campali. Gli ULM non sostituiscono i mezzi convenzionali ma in talune occasioni li possono integrare.
A sinistra un equipaggio in missione tattica. A Destra un passaggio durante una commemorazione (foto di Gianbattista Colombo).
State effettuando esercitazioni congiunte con altri corpi? Per esempio con i vostri omologhi della Marina, magari ipotizzando operazioni di appontaggio e decollo da unità portaeromobili per missioni vicine alla coste? No. Per il momento riteniamo sia prematuro. La sperimentazione è riservata ai soli reparti paracadutisti dell'Esercito. Quando, alla metà del 96, avremo terminato la fase sperimentale, analizzandone tutti i risultati, se lo Stato Maggiore lo riterrà opportuno si potrà pensare anche ad impieghi interforze. Comunque abbiamo intenzione di provare le configurazioni idro e anfibia.
E con i Radar? Quelli normalmente usati negli aeroporti, non riescono a rilevarci. Con quelli di sorveglianza e ricerca, dobbiamo ancora provare.
Nella foto sopra, notare l'arma lateralmente al copilota. A destra, il Tenente Saffiotti e due militari, preparano il velivolo. In basso, il Tenente Massimo Di Quinzio effettua gli ultimi controlli prima del decollo.
Anche altri eserciti impiegano ultraleggeri, anche tre assi e paramotori. Avete scambi di informazioni con loro? Ho avuto un incontro con un mio omologo francese, abbiamo chiacchierato genericamente delle rispettive esperienze, ma nulla di più. Quanto alle forze armate britanniche, abbiamo saputo che tengono regolarmente corsi di ULM per il personale di tutti i livelli, al fine di stimolarne le risorse e rigenerarne gli entusiasmi.
(Articolo pubblicato sulla rivista "Volare Sort" del 1996. Intervista di Pietro D'Intino, foto Angie Ciuffoletti) Il Colonnello Giulio Ottaviani e Gianbattista Colombo, dedicano questa pagina alla Medaglia d'Oro al Valor Militare Stefano Paolicchi, aggiungendo che anche lui partecipò alla sperimentazione del Reparto Delta, lasciando in tutti noi un grande vuoto ed un esempio di disponibilità verso il prossimo non comune.