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 Il territorio di Montalto nel medio evo

Lo storico locale Can. Francesco Pistolesi fa risalire l’origine di Montalto alla fusione di cinque piccoli castelli: Monte Patrizio, La Rocca, Montaltello, S. Giorgio e S. Lorenzo: “Il centro di Monte Patrizio era formato dall’odierno Cassero e quello della Rocca dal monticello dove emerge il fabbricato del Teatro detto appunto della Rocca…Montaltello era nella contrada omonima detta oggi semplicemente il Monte. Vicinissime tra loro, ma distanti oltre un miglio da Montalto, erano S. Giorgio e S. Lorenzo, nelle contrade Cerreto e S. Lorenzo…Le rovine di Montaltello vennero scoperte nel 1750 nella sommità del Monte da mons. Centini, governatore e poi vescovo di Montalto, quando intraprese la costruzione del Romitorio”. Attestante l’insediamento sul colle una epigrafe del 1650 che riferisce di antiche rovine:

AEDICULAM

TEMPORUM INIURIIS IAMDIU

IN RUDERIBUS IACENTEM

PER

VENERANDI SUI SIMULACRI

PIAM EXPOSITIONEM

DEIPARA VIRGO LAURETANA

SIC

EXCITAVIT

ANN. IUBILEI. M.D.C.L.

 

 

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1039

Vasti possedimenti ricadenti nel territorio di Montalto erano proprietà del potente signore di origine longobarda Longino di Attone che nel 1039 dona una immensa proprietà di modiorum quadraginta millia, pari a ha 7681,80, al  Monastero di Farfa. In questo periodo il castrum si presenta anche con l’attuale denominazione, come attestato da un privilegio di Enrico IV del 1o giugno 1074: non apparteneva a nessuna diocesi (nullius diocesis) perché, come detto, era compreso nelle terre poste sotto il controllo dei monaci di Farfa insediatisi in S. Vittoria in Matenan

1119

In questo periodo l’abate Berardo III consolida fortemente la presenza di Farfa nel Piceno e, tra le altre iniziative, acquista anche il castrum di Montalto (Monte Patrizio), dalla posizione strategicamente importante perché posto su un alto colle, tra due fiumi e quasi al centro dei possedimenti farfensi: “Castrum Montis de Novem cum maximo labore ad effectum perduxit. Oppidum de Morricone construxit, et Canosam acquisivit, et castella filiorum Zaccionis, scilicet Castanee montem, Mortam montemque Aionis. Item Patrinionem, et montem Patricium…”.

 

1262

Significative tracce del periodo di Federico II sono attestate da un formulario di “abiura” con cui i partigiani dell’imperatore giuravano fedeltà a papa Innocenzo IV. Tale documento è stato scoperto dai Proff. Koch, Höflinger e Brantl dell’Università di Monaco di Baviera ai quali si deve anche la trascrizione della significativa ed originale epigrafe della Porta del Borgo di Patrignone, costruita nel 1262, all’epoca di Re Manfredi, figlio naturale di Federico II:

 

“A.M.C.C.L.X.I.I. IND(ICTIONE)..V. M(ENSE) AG(USTI) REGNANTE

D(OMIN)O MANFF(REDO) REGE REGNI EI(US) (…) PORTA F(A)C(T)A FUIT P(ER)

MAG(IST)R(U)M THOMA(M) D(E) MOLLEROBIANO T(EM)P(OR)E MASSA

         RIE G(UI)LL(ELM)I BE(NE)DICTI+ ANNO X SUB MILLENO. VENIT ATQ(UE)

  DUCENTENO P(ER)SISTENTE LXO MAXIMUM P(RO)DIGIU(M) MAG(…) SENEX

  ET INFA(N)TES IBA(N)T R(…) SIC ORA(N)TES ALTIS VOCIB(US) CLAMA(N)TES

MISS(…) D(…)”.

 

1306

Agli inizi del sec. XIV Montalto è libero comune e come tale partecipa nel 1306 al parlamento di Montolmo “pro pacificatione et reformatione provinciarum Marchiae Anconitanae”, inviando rappresentanti del potere civile, al pari delle altre terre limitrofe.

  1320

Sotto la guida del suo rettore e giudice, Francesco di Gualtiero di Offida, Montalto provvede a far redigere un catasto per mano del notaio comunale Uguccio Nicolucci, di rilevante importanza in quanto risulta essere uno dei più antichi delle Marche. Consente non solo di avere una prima descrizione del territorio con la superficie accatastata, pari a oltre 137 modioli, ma anche sorprendenti indicazioni sulle colture, testimonianze di antiche presenze storiche e aspetti specifici della configurazione del territorio, rivelati dai toponimi.

Tra i più suggestivi di realtà stratificate nel tempo, vi sono quelli riferibili al periodo romano quali cardina, isula, ad fontem arcuri, in coronis, riconducibili tutti ai gromatici, gli antichi agrimensori che nel periodo augusteo provvidero alla centuriazione del Piceno; altri di indubbia matrice prediale come stacçano, arçano, macriano, altri ancora attestano presenze longobarde quali ad collem sale, dalla derivazione di sala <edificio, casa padronale>.

Particolarmente significativi quelli che attestano la natura del terreno come in pado, da palus= acquitrino, trogia, dall’antico tema mediterraneo trausia= fanghiglia da cui la medievale troia, denominazione popolare di Ripaberarda di Castignano, dove sono frequenti smottamenti e frane; calanecchia, da matrice ibero-tirrenica kala, nel significato di <scoscendimento>, cioè luogo da ripido pendio o dirupo. Molte denominazioni di contrade o altre località sono frequenti e conosciute, riconducibili a fitonimi attestanti la prevalenza di una data vegetazione come pomarolo, valle favalis, monte castanee, carpineto, fageto, mandula, genestra, iungatica, cerquetis, silva cerri, viminato; idronimi quali lacu, rigo orni, rigo saxi, pantano, gorgis, fontem aque vive, fontem vallis, fontem ad rigum, e ancora toponimi che riferiscono sulle caratteristiche geomorfologiche del territorio, moleis, planactellis, spongia, fossatis, calcariam, plagia siccha, pede riparum, lamis, molia magna; altri attestanti confini, ad spartituram fontis, in confinibus, in limitibus; inoltre una varietà significativa di agionomi e antroponimi.

Ancora toponimi attestanti il faticoso lavoro di dissodamento per creare nuovi spazi da mettere a coltura, in cesis, in rigo ronchate, altri attestanti l’esistenza di un castello diruto, ad castellarium, in castellario, oppure riferiti a mulini, di rilievo primario nell’economia del tempo, ad molendina saccharie, ad molendina sarcurani, ad molendina morte. La maggior parte di tali toponimi sono quindi intimamente legati alle caratteristiche del paesaggio o all’attività dell’uomo.

 

1337

Montalto subisce l’aggressione di Porchia, Rotella, Force, Montelparo, Montegallo e Arquata, ottenendo poi il risarcimento dei danni subiti per intervento del Rettore della Marca Corrado Sabelliano.

 

1404

I montaltesi, alleatisi con i porchiesi e altre genti del Presidiato, assediano il castello di Mortula e, dopo esservi penetrati, con probabili complicità interne, lo saccheggiano e lo danno alle fiamme. Dapprima condannati alla pena capitale (ultimo supplitio plectendos fore comdemnavit) e alla confisca dei beni per risarcire il signore del castello, il potente fermano Antonio Aceti, sono poi assolti nel 1407.

 

1418

Durante lo scisma d’Occidente si sottrasse per più di un anno all’obbedienza di Gregorio XII e parteggiò per l’antipapa Baldassarre Cossa (Giovanni XXIII). Successivamente ritornò a Gregorio XII ottenendo il perdono. Cessato lo scisma con l’elezione di Martino V, questi nel primo anno del suo pontificato (14 ottobre 1418), concedeva a Montalto la facoltà di eleggere autonomamente il Podestà e gli altri pubblici ufficiali.

 

1430

L’importanza del territorio è testimoniata dalle numerose dispute di confine tra comuni limitrofi, capaci di protrarsi per decenni prima di trovare una soluzione. Significative le liti con Montedinove e Porchia agli inizi del ’400 e Monterinaldo nel secolo successivo.

 

1441

Con licenza del Cardinal Legato Santacroce, costituì un piccolo corpo di armati che tuttavia non poté opporsi alle truppe di Francesco Sforza che nel 1443 occupò parecchie  terre della Marca.

 

1452

Il 21 marzo il Commissario Apostolico Gabriele de Massiolis di Camerino è a Montalto, nella Chiesa di S. Maria ad Collem dove annuncia pubblicamente che, in esecuzione della volontà pontificia, tutti i montaltesi che detengono, senza diritto, proprietà della Chiesa di S. Lucia e di Mortula, spettanti a Porchia, devono riconsegnarle nei termini stabiliti, a pena di scomunica (excomunicatos pronuptiare).

 

1481

In un elenco redatto per rispondere ad una tassa imposta da papa Sisto IV, Montalto risulta composta di 140 fuochi (famiglie).

 

 

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