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Interdizione dai sacramenti

Ecco un caso curioso che descrive come fosse grave all'epoca l'interdizione dei sacramenti e l'espulsione dalla Chiesa.
Pietro Corona, panettiere, cercava di difendersi dalle accuse del Prevosto. Da notare la chiusura (ironica?) sul fatto di non aver salutato il Prevosto, ma di non aver neanche sentito il saluto del Prevosto.

Risposta di Pietro Corona a li cappi opposti dal M.to R.do Sig. Prevosto di Dervio
Il primo la causa vertisse inanti al Sig. Podestà di Bellano contro Giovanni Antonio Onganucio laico et la chiesa non vi ha interesse alcuno, et se in successo di tempo si troverà che in qualsivoglia modo la chiesa vi ha interessata starò sempre a quanto commandaranno i Signori superiori ecclesiastici.
Al secondo è vero ch’io devo la decima di doi anni ma son creditore del Sig.r Prevosto d'un sechiello d’agoni comprati di suo ordine da me et il Sig.r Curato di Cremia intesa la raggione di tutte due le parti ordinò che fossimo taciti delle nostre questioni
Al terzo non si troverà che io habbi hautto mobili ne cosa alcuna della canonica.
Al quarto la legna che io ho raccolto la festa errano borre et borrelli et il Sig. Vicario Foraneo di Bellano fu delegato dai Signori superiori a darmi licenza.
Al quinto è vero che quando il Sig. Prevosto mi interdisse io mi rese difficile ad uscir di chiesa perché mi pareva che mi facesse torto, ma per non scandalizzar il popolo volsi obedire et andai fuori di Chiesa.
Quanto al salutar il Sig.r Prevosto il mio solito è di far riverenza a tutti li religiosi ma può esser che per esser statto infermo quest’anno et per esser vechio ha occorso che qualche volta non habbia avertito il saluto del sig.r Prevosto.
Affirmo Pietro Corona

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