Quaderni Derviesi

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Statuto del 1389

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Quaderni Derviesi / Documenti / Statuto del 1389 / Libro Terzo /

122. Interdizione dei dissipatori

Se un vicino di Dervio facesse cattivo uso delle proprie sostanze, dissipando o scialacquando i propri beni o comportandosi male, il Rettore sia tenuto, ricevuta una denuncia da un parente o congiunto, ad indagare su di lui con testimoni o nel modo che gli sembri più opportuno per accertarsi della situazione. Il Rettore sia tenuto a interdire la persona che amministri male i propri beni; con questa interdizione il cattivo amministratore non possa vendere, alienare i propri beni, vincolare sé o i propri beni, fare qualche contratto o rescinderlo senza autorizzazione del curatore.
Se avesse agito diversamente, tale alienazione, contratto, rescissione non abbia valore; il Rettore sia tenuto a procedere entro un mese dal momento della denuncia, in ragione del proprio giuramento. L'interdizione abbia valore e duri finché legittimamente si provi che quanto sopra indicato sia vero; tale interdizione sia effettuata in favore del cattivo amministratore a tutela dei suoi beni.
Il dissipatore possa riavere i propri beni solo se sia stato accertato almeno con tre testimoni degni di fede che egli non ne faccia più cattivo uso, ma gestisca con profitto i propri affari, come un buono e vero padre di famiglia.
A tutti i prodighi e dissipatori sia assegnato dal Rettore un curatore per la gestione dei propri affari e cause; con tale titolo possano stipulare contratti o rescinderli, comprare o vendere o fare ogni altra cosa che a loro sembri utile.


CXXII. De Interdicendo Prodigis et Desipatoribus

Item, quod si aliqua persona de Dervio, utatur male substantia sua dissipando vel usurpando bona sua seu ea male gereret, quod rector teneatur et debeat, cum ei denuntiatum fuerit ad petitionem cuiuslibet de parentibus seu propinquis suis, ex offitio suo inquirere veritatem per testes vel per alios modos quibus potuerit et ei videbitar, qua veritate reperta, interdicere teneatur ipse rector dicte persone male utenti et bonorum administrazionem eorum, et ea interdictione facta non possit talis male utens vendere, nec alienare bona sua, nec obligare se, nec sua bona, nec alium contractum vel distractum facere sine curatoris auctoritate.
Et, si contra factum fuerit, talis alienatio vel contractus vel distractus non valeat, nec teneat, et hoc facere teneatur rector infra unum mensem a tempore denuntiationis ei facte in antea computandum, sub debito sacramenti, que interdictio valeat et durare debeat, dummodo legitime probatum fuerit predicta esse vera. Et quod interdictio predicta sit facta in favorem dicti male utentis, et ad bonorum suorum conservatiorem.
Nec possit talis mali utens sua substantia reduci ad libertatem, nisi probatum fuerit ad minus per tres testes fidedignos ipsum non amplius male uti sua substantia, sed bene gerere sua negotia, sicut bonus et verus pater familias.
Et quod per rectorem detur dictis prodigis et desipatoribus curator ad sua negotia gerenda et ad causas, cum cuius auctoritate possit contrahere et distrahere, emere et vendere et alia facere, que sibi utilia videbuntur.


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