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Statuto del 1389

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Quaderni Derviesi / Documenti / Statuto del 1389 /

Proemio dello Statuto

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Siamo retti e governati da un triplice o triforme diritto: canonico, civile e municipale. Quello canonico è costituito dalle sacre costituzioni emanate dai Sommi Pontefici, quello civile dalle leggi scritte e promulgate dall'autorità imperiale e, infine, quello municipale è l'insieme degli Statuti e provvedimenti che, ogni giorno, i Comuni e le comunità possono debitamente fare e ordinare di propria volontà, sempre però nel rispetto e nell'osservanza dei buoni e virtuosi costumi allo scopo di servire al bene comune.
Il Consiglio Comunale e gli Uomini di Dervio possiedono numerosi e diversi volumi di Statuti, molto confusi, poco chiari e spesso tra di loro contraddittori e, ciò che è peggio, ridotti in cattivo stato, tanto da richiedere molteplici riforme, perciò desiderano riportarli in una forma chiara e utile, in uno stile più comprensibile e renderli più corrispondenti ai propri bisogni.
Vogliono fare questo soprattutto per dare esecuzione alla lettera dell'Illustre Principe, Magnifico, Eccelso Signore Galeazzo Visconti, Conte di Virtù di Milano, Vicario generale dell'Imperatore e protettore e conservatore del Comune di Dervio, appartenente alla giurisdizione della Santa Chiesa Arcivescovile di Milano. Inoltre si accingono a questa opera per decisione e ordine del nobiluomo Marchino de Piscari di Pavia, Vicario del Comune di Dervio, che fa le veci dell'Illustre e Magnifico Principe e Signore nostro.
Di comune accordo e senza opposizioni sono stati eletti i sei uomini nobili elencati sotto, prudenti, credenti, buoni e da generazioni abitanti nel Comune di Dervio, preclari per vita e per costumi. A questi sei uomini, eletti come indicato, si è conferita la totale e completa facoltà di aggiungere, togliere, correggere, modificare e stendere un nuovo Statuto, come a loro sembri più opportuno e giusto. Per poter redigere tutti i volumi dello Statuto del Comune, queste sei persone, scelte per volere e col consenso del Consiglio del Comune, designarono me, Antonio De Uberti [1], abitante di Bellano, notaio del Sacro Romano Impero e Servitore pubblico, il più insignificante dei maestri di grammatica, per l'incarico di metterli per iscritto. Benché non mi senta all'altezza di tale incarico, fiducioso della grazia divina e dopo aver implorato l'aiuto di Gesù Cristo, da cui procede la migliore ispirazione, con prudenza e decisione, ho organizzato la materia che i sei eletti con sollecitudine e saggezza avevano riunito, distribuendola secondo i temi di uno Statuto e ho elaborato, composto, corretto tutto quello che, secondo le limitate capacità del mio intelletto, appare in seguito, dividendo questo volume dello Statuto in cinque libri.
Affinché il lettore possa trovare in essi ciò che desidera e cerca, seguendo un chiaro indice e secondo la dovuta numerazione, nel primo libro si parla del giuramento del Rettore e del suo ufficio; nel secondo si tratta dei crimini; il terzo contiene il diritto civile; nel quarto libro si dettano norme sugli Ufficiali del Comune e sulle loro funzioni, sui mercanti e altre persone che operano nel Comune; il quinto e ultimo libro tratta delle aste del Comune e delle sue proprietà.
La stesura di questo Statuto è iniziata nell'anno del Signore in corso 1389, indizione dodicesima [2], nel mese di giugno.
I nomi dei sei uomini eletti sono i seguenti: ser Stefano Del Guasto dei Valvassori di Dervio, ser Antonio Andriani dei Castellani di Corenno, ser Antonio Paruzzi dei Capitanei di Dervio, ser Airoldo di Anselmo dei Capitanei di Dervio, ser Baldassarre Del Guasto dei Valvassori di Dervio, ser Andriolo Manisacco di Corenno, tutti della comunità di Dervio.

Il contenuto della lettera prima citata è il seguente:
Il Signore di Milano, Conte di Virtù, Vicario generale dell'Imperatore: abbiamo stabilito che nei prossimi giorni ci dobbiate mandare copia dello Statuto delle nostre terre di Bellano e di Dervio. Per questo desideriamo e ingiungiamo che voi, servendovi dell'opera di giurisperiti e di altre persone intelligenti, come vi sembri più opportuno, analizziate ed esaminiate bene detto Statuto e, se qualcosa a voi e ai consiglieri sembri dover essere chiarito, cambiato e corretto e qualcosa dover essere aggiunto, vogliamo che lo facciate. Così i chiarimenti, le modifiche, le correzioni, ciò che venisse aggiunto o eliminato, sia fatto in maniera accurata e chiara, secondo quanto a voi sembrerà meglio; tutto questo poi ci sia trasmesso nel minor tempo possibile, per il bene di queste nostre terre. Ciò che ci siamo proposti sia eseguito come voi stessi desiderate.
Dato a Milano il 2 giugno 1389. Comolo.

Sul retro: Al Vicario, ai consiglieri e a tutti gli uomini di Bellano, di Dervio e di Corenno.


[1] Il notaio Antonio de Uberti era originario di Margno.
[2] Indizione: sistema di numerazione basato su un ciclo di 15 anni. A Dervio era in uso l'indizione greca che per l'anno 1389 corrispondeva al numero 12 da gennaio ad agosto e al numero 13 da settembre a dicembre.


Incipit Proemium Statutorum Comunis Dervii

In nomine Patris et Filii et Spiritus sancti. Amen.
Quoniam iure tripartito sive triformi regulamur et regimur, canonico videlicet, civili etiam et municipali, canonico hoc est sacris costitutionibus a summis pontificibus collatis, civili idest legibus ab imperiali culmine editis et compillatis, municipali scilicet statutis et provisionibus que et quas quotidie unumquodque comune sive universitas sibi debite facere et statuere potest pro libito voluntatis. Attentis tamen semper et consideratis bonis moribus et virtuosis et propositu sui utilitate pensata. Ideo comune, consilium et homines de Dervio habentes multa et diversa volumina statutorum, que multum diversa sunt, incerta obscura et multis sibi ad invicem contradicentia et, quod deterius est, ut plurimum lacerata, et talia que indigent reformatione multiplici.
Cupientes ipsa reducere ad bonam formam et utilem, et ad stillum idoneum et seriosum et in suis negotiis coaptantem seu correspondentem, potissime ad executionem litterarum illustris principis et magnifici et excelsi domini domini Galeaz Vicecomitis, Comitis Virtutum, Mediolani et etiam imperialis vicarii generalis, nec non dicti comunis Dervii iurisditions sancte Mediolanensis ecclesie archiepiscopalis pro eadem ecclesia conservatoris et protectoris. Etiam ad suasionem et iussum nobilis viri domini Marchini de Piscaris de Papia vicarii dicti comunis Dervii pro prelibato illustri et magnifico principe et domino nostro, concorditer et voluntarie, nemine discrepante elligerunt infrascriptos sex viros nobiles, discretos et prudentes, viros bonos et antiquos vicinos dicti comunis de Dervio habitatores et vita et moribus satis claros, quibus sex viris, ut premittitur ellectis, tribuerunt omnimodam et liberam facultatem addendi, diminuendi, corrigendi, mutandi et de novo alia statuta componendi, pro ut eis melius et aptius videbitur, in et super omnibus voluminibus dictorum statutorum predicti comunis.
Qui infrascripti sex ellecti, et voluntate et consensu consilii dicti comunis secum sumpserunt elligentes me Antonium de Ubertis Bellani habitatorem, sacri imperii notarium et publicum servum et minimum grammatice magistrorum ad hoc presens negotium scribendum et componendum, qui licet sim insuffitiens ad predicta exequenda, tatem de divina gratia confisus ac Christi Iesu implorato auxilio, a quo omne procedit datum optimum, cum discreto consilio et deliberatione matura ipsorum sex ellectorum qui in singulis circa hoc presens negotium sollicite suum animum et virtutem induxerunt prius ab eis in quolibet effectualiter scripto themate statutorum, eddidi, composui, scripsi et reformavi eadem pro modulo paucitas mei intellectus, prout infra ordinem continetur, dividens hoc volumen statutorum in quinque capitula, ut lector eorum lucidius reperiat in ipsis quod cupit et requirit, sub distinctis rubricis et ordine debito numerorum, primo cui ponitur de iuramento rectoris et eius offitio, et secundo de criminalibus, tertio de civilibus, quarto de offitialibus dicti comunis, eorum offitiis et victualibus et certis aliis dicto comuni spectantibus, quinto et ultimo de incantis dicti comunis et proprietatibus eius sequentes ordinate.
Fuerunt autem hec statuta inchoata anno Domini currenti millesimo trecentesimo octuagesimo nono, indictione duodecima de mense iunii.
Nomina vero dictorum sex virorum ellectorum sunt hec, videlicet: et ser Stephanus de Guasto de Valvassoribus de Dervio, et ser Antonius Andreas de Castellanis de Corenno, et ser Antonius de Parutiis, et ser Ayroldus ser Anselmi de Capitaneis de Dervio, et Baldassar de Guasto de Valvassoribus de Dervio, et ser Andriolus Manisachus de Corenno, omnes de Dervio.
Tenor vero litterarum predictarum talis est, videlicet: Dominus Mediolani Comes Virtutum, imperialis vicarius generalis, mandavimus vobis his proxime diebus transactis quod nobis transmittere deberetis copiam statutorum terrarum nostrarum Bellani et Dervii.
Quare etiam volumus et mandamus, quod vos consiliarii, vobiscum adhibitis illis iurisperitis vel aliis intelligentibus personis de quibus vobis videbitur, videatis bene et examinetis statuta predicta, et si aliqua ex eis videantur vobis et praedictis adiunctis declaranda, mutanda et corrigenda, aut videatur quod ipsis sit addendum vel diminuendum, volumus quod hoc faciatis, ita quod declarationes, mutationes, correctiones, addictiones et diminutiones predictae fiant particulariter et distincte iuxta statuta illa, que vobis videbuntur declaranda, mutanda et corrigenda seu quibus vobis videbitur addendum sive diminuendum ut supra; que quidem postmodum transmittatis, et hoc cum velocitate possibili, ut quod pro utilitate comunis dictarum terrarum nostrarum fieri facere mente concepimus opere exequi valeat ut optatis. Datum Mediolani, die secunda iunii, millesimo trecentesimo octuagesimo nono. Comolus
A tergo: Vicario, consiliariis et hominibus nostris Bellani, Dervii et Coreni


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