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Batèl

L’imbarcazione più conosciuta, simbolo della navigazione lariana e spesso erroneamente chiamata Lucia con un riferimento manzoniano inventato per i turisti.

E' una delle più antiche barche del lago, di dimensioni leggermente inferiori a quelle del navèt: la lunghezza di solito non superava i 6 m, mentre la larghezza era circa di 2 m.

Le sponde erano piuttosto alte (non meno di 50 cm) e inclinate. Lo scafo ed i cerchi erano in legno di castagno; in abete i remi ed in rovere gli scalmi che, come per il navèt, erano quattro o sei.

Simile al navèt sia nella vela sia nella manovra dei remi: la vela aveva dimensioni pari a quelle dello scafo ed era rettangolare.

Era utilizzato da non più di due pescatori. Lo scafo disponeva di uno spazio minore per il carico di reti o di pescato, ma offriva in cambio una maggiore disponibilità nell’ospitare passeggeri.

Nata come barca da lavoro, per pesca o trasporto di merci poco ingombranti, nel XIX sec. fu molto apprezzata per la navigazione da diporto che muoveva i primi passi: lo spazio per il carico fu ridotto rispetto alla versione da lavoro e furono aggiunte lunghe panche longitudinali (lungo i fianchi) per i passeggeri. Fu introdotto anche il timone e furono migliorate le finiture: i terminali delle travi sporgenti e dei frangiflutti di prua erano più curate e i colori più utilizzati erano bianco e celeste su fondo nero e rosso.

Nell’Ottocento i batèj erano utilizzati anche per servizi ausiliari ai piroscafi a vapore, per sbarco o imbarco di passeggeri o corrispondenza in località prive di pontili per l’attracco.

Non è raro vedere nei moli vecchi batèj, anche se molti hanno subito pesanti rimaneggiamenti (soprattutto vetroresina) perdendo le caratteristiche tradizionali.


Adattamento da Fabrizio Albarelli, Sòstre e sepultòn. Uomini, strumenti, mestieri nella costruzione di barche a remi sul Lago di Como, 2000


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