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Canòt de pesca

Deriva dall’inglesina.

La linea era abbastanza filante e aveva una prua più panciuta rispetto all’inglesina che consentiva il carico di una grande quantità di pescato e delle reti.

Altra fondamentale differenza tecnica è che il fondo era piatto e privo di chiglia, come le imbarcazioni tradizionali del Lario; ciò consentiva spostamenti laterali fondamentali per la posa di reti e impensabili per altre imbarcazioni realizzate con fasciame sovrapposto. Essendo una barca da lavoro aveva una struttura molto più resistente dell’inglesina e della lancia ma finiture meno curate.

L' imbarcazione racchiudeva in sé le migliori caratteristiche tecniche delle barche tradizionali, unite alla nuova tecnica costruttiva del fasciame sovrapposto: diventava perciò una perfetta macchina da lavoro. Non a caso, il canòt è tuttora una delle barche a remi più diffuse sul lago e la più utilizzata dai pescatori professionisti.

Come caratteristiche delle barche tradizionali si ricorda: larice e castagno di notevole spessore (3 cm per il fondo e 1 cm per il fasciame); fondo piatto; fissaggio del primo corso del fasciame direttamente al fondo della barca tramite chiodatura. Furono realizzati modelli con i tradizionali cerchi in legno e una sottile mantàula, ma le differenti esigenze dei pescatori contemporanei (senza la necessità di lunghe permanenze al largo) fecero si che i cerchi non fossero più necessari.

Come caratteristiche di derivazione dal metodo “all’inglese” c'erano essenzialmente quelle relative la sola metodologia.

Rappresenta, come descritto, la fusione di due tecniche costruttive: i mastri d’ascia locali applicarono i principi di base della nuova tecnica in funzione degli usi specifici a loro richiesti, conservando le caratteristiche favorevoli del metodo costruttivo tradizionale.

Anche il metodo di voga risulta interessante: per il singolo pescatore un tipo di voga tipicamente lariano, cioè in piedi, col volto verso prua e con remi a pala dritta; per lunghi spostamenti e con equipaggio di due pescatori, il secondo pescatore vogava seduto (dalla panca a prua) dando le spalle alla prua della barca e utilizzando remi a pala curva, con voga tipicamente inglese. La fusione delle due tecniche risultava particolarmente vantaggioso, raggiungendo buone velocità o percorrendo lunghi tratti di lago senza affaticarsi.


Adattamento da Fabrizio Albarelli, Sòstre e sepultòn. Uomini, strumenti, mestieri nella costruzione di barche a remi sul Lago di Como, 2000


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