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Comballo

L’imbarcazione che meglio lasciava trasparire l’arcaicità delle sue origini.

Viene citata già nell’anno 1218:
statum est quod nautae lacus cumarum inter se aliquo modo non faciant societatem de navibus seu scavacis vel cumbis (è stato stabilito che i barcaioli del lago di Como non si mettano in società fra loro in nessun modo per la gestione di navi o imbarcazioni o cumbe).

Di grandi dimensioni, a sezioni quadrate, di lunghezza da venti a oltre trenta metri.

Le sezioni condizionavano la forma delle estremità, con il fondo costituito da una parte piatta, ottenuta da giunzioni di tavole irregolari, che dall’estrema poppa andava alla prua.

Per la semplicità di costruzione e l’elevato grado di diffusione in quasi tutte le località del lago, rimase pressoché invariata nel corso dei secoli e riuscì a trasmettersi attraverso generazioni di costruttori, divenendo parte integrante della tradizione degli artigiani locali.

Barca da trasporto, grossolana nelle finiture, era in grado di soddisfare con efficienza le esigenze del trasporto locale, potendo trasportare un carico di merci notevolmente maggiore rispetto a tutte le altre imbarcazioni; era principalmente utilizzata per trasporto di materiali pesanti soprattutto per l’edilizia (sassi di Moltrasio, sabbia, calce e legna per fornaci).

Disegno di Leonardo da VinciDerivava presumibilmente da imbarcazioni per trasporto fluviale: da Lecco a Milano lungo l'Adda il trasporto avveniva su burchiello. Questo era, di fatto, molto simile al comballo.

Le differenze si possono riassumere in: albero removibile per navigare anche sotto i ponti, fondo più sottile ed elastico e timone poppiero molto lungo e centrato sullo scafo.

Possedeva una sola vela quadra, la cui altezza e la sua larghezza equivalevano all’incirca alle rispettive lunghezza e larghezza dello scafo; era sostenuta da un albero non abbattibile ed era adatta a sfruttare unicamente i venti di poppa.

Due pesanti remi a prua e due a poppa sopperivano alla mancanza di vento ed erano, con il puntàal, indispensabili nelle manovre di attracco.

Il governo avveniva con una trave a sezione circolare con all’estremità una rudimentale pala e la sua lunghezza era complessivamente di circa 10 m. La trave era appoggiata e legata in una forcella posta di solito sul fianco destro dell’imbarcazione.

La poppa era coperta d’assi per una lunghezza di 4-5 m e creava un vero e proprio locale (tèm) per cucinare, dormire e ripararsi dalle intemperie.

C'era posto per due brande (balén) fatte con un pagliericcio di foglie di granoturco. La barca era anche dotata di un fornello per cuocere la polenta (brasèra). A seconda del tipo di merce trasportata, il carico poteva essere coperto da una tenda; esistevano anche imbarcazioni con cerchi di ferro removibili per sostenere un telone.

Quando i comballi navigavano a pieno carico, presentavano le fiancate poco elevate sulla superficie dell’acqua(cargàa fina a la fàsa). La tendenza a sfruttarne al massimo le possibilità di carico è stata causa di frequenti naufragi.

Di questo tipo di barca non è rimasto alcun esemplare.


Adattamento da Fabrizio Albarelli, Sòstre e sepultòn. Uomini, strumenti, mestieri nella costruzione di barche a remi sul Lago di Como, 2000


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