Quaderni Derviesi

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Quaderni Derviesi / Territorio /

Nomi nel Quattrocento

Spesso si ritiene che i nomi dei luoghi siano antichissimi o appartengano, molto vagamente, ai nostri nonni. In realtà è necessario considerare caso per caso, basandosi su documenti: a Dervio spesso si tratta di derivazioni dal latino.

Molte informazioni si possono desumere da atti notarili, in particolare sono qui esaminati quelli del notaio Nicolò Denti, redatti tra il 1404 e il 1420.

Il caso più noto è dato dal Castelvedro, citato come ad castrum vetus, cioè castello antico; non è difficile ipotizzare che la forma latina sia stata storpiata col tempo fino a diventare quella attuale.

Più complesso è invece il caso della località Mai, dove si trova il Castelvedro: è quasi sempre intesa come una voce dialettale, tradotta come maglio, senza alcuna spiegazione. In realtà si trova citato in latino come ad Mayum, forse inteso come maggio, legato agli alpeggi estivi.

Era citato anche Pianezzo (in monte de pianezo), il cui nome indica banalmente una zona pianeggiante; sempre a Pianezzo c'erano i luoghi in la maliga e ad zuchum, dei quali non si conosce il significato.


Uno dei luoghi principali era il Castello di Dervio, indicato come ad Castrum de Horezia o ad Castrum de Holletia.

Centro in via di ampliamento era la Villa, dato che si parla di nuove case (in Villa de Dervio post domos novas).

Altro luogo abitato era la zona della Balma (ad la balma), cioè semplicemente alla roccia, dato che in quella zona il dislivello pone ben in evidenza le rocce della montagna.

Portandosi per la strada verso Bellano (oggi parte del Sentiero del Viandante) si trovava il pizdasso o piazdasso (ad pizdassum super stratam per quam itur Bellanum). Il confine con Bellano era segnato dalla Val Grabbia (ad grabiam). Di questi termini non si conosce il preciso significato.

Sulla piana di Dervio c'erano poi varie zone ora non più identificabili: campi (super agros, in campo, in campo de ultra), terreni a vigna (ad vignollam), altri ad ulivo (ad oliverijs), a ciliegi (ad cirexam, in cirizijs) e, forse, con castagni (in casnedo); altre località erano legate a nomi o soprannomi dei proprietari (ad campum fornigarij, ad campum pongie).

Alcuni nomi poi sono probabilmente diventati nomi di vie: Via sotto i Chiosi (in clauxo, in clausis, forse riferito a luoghi recintati), Via alla Gera (ad geram, cioè ghiaioso), Via Sedeia (ad sedelium, da intendere come secchio, per la presenza di un corso d'acqua).

E' citata una zona in mellegrinis che dovrebbe corrispondere alla zona del Melegrino, posto ora all'incrocio tra la provinciale e via Marascia.

Alla foce del fiume (ora zona del vecchio porto) si raccoglieva la sabbia o sabbione, e si trova citato un prato del sabbione (ad pratum sabioni).

Anche le Chiese erano un punto di riferimento: san Gregorio (ad sanctum Gregorium), san Quirico (ad sanctum Quiricum) e santa Cecilia (ad sanctam Zizilliam).


Fonte: ASMi, Appendice Notai, 23, Giovanolo Denti; ASMi, Notarile, 188.


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