La New Right: il conservatorismo trionfante.

Nei primi anni ’70, gli Stati Uniti, al contrario di due decenni prima, potevano vantare un movimento conservatore degno di questo nome ma non ancora in grado di orientare la politica del paese. Le allettanti opportunità esistenti ed una frustrazione palpabile portarono alla maturità politica una nuova generazione di conservatori. Il tentativo, fallito, di Nixon di essere “abbastanza conservatore”, la persistente direzione liberal della politica americana, lo scandalo Watergate e, per ultima, la nomina, da parte di Gerald Ford, di Nelson Rockefeller – incarnazione per antonomasia dell’Eastern Establishment repubblicano agli occhi di molti conservatori – a Vice-Presidente, contribuirono ad alimentare un crescente malessere tra i conservatori.  In particolare, la nomina di Rockefeller, e la passività con la quale molti repubblicani si apprestavano ad accettarla, fu una scossa notevole per l’ala destra del GOP.

Diversi leader conservatori iniziarono ad incontrarsi, tra il 1973 ed il 1974, per elaborare il sistema in grado di far decollare il loro movimento. La definizione di New Right, Nuova Destra, si riferisce a questi leader, alla strategia ed alla rete di organizzazioni che essi crearono. I leader della Nuova Destra sostenevano che il fallimento dei conservatori fosse dipeso non dalla mancanza di opportunità, quanto da un guida fallimentare. C’era bisogno di una rete autonoma di organizzazioni, che non doveva significare un divorzio dal Partito Repubblicano, quanto un rapporto più equilibrato tra le diverse componenti interessate ad influenzare la politica del partito [1] .

I leader della Nuova Destra furono Richard Viguerie, Howard Phillips, Paul Weyrich, John Terry Dolan e Jesse Helms. Dolan ed Helms guidavano il National Conservative Political Action Committee (NCPAC) ed il National Congressional Club, i due comitati politici più grandi; Phillips il Conservative Caucus, Weyrich il Committee for the Survival of a Free Congress, le organizzazioni fulcro per influenzare, raccogliere candidati e preparare gli attivisti.

Altre figure di rilievo della nuova compagine sono Phyllis Schlafly, alla testa della battaglia contro l’Equal Right Amendment, Edwin Feulner, a capo della Heritage Foundation, Morton Blackwell del Committe for Responsible Youth Politics, Patrick “Pat” Buchanan, editorialista e portavoce della Casa Bianca durante il secondo mandato Reagan, ed, infine, i membri del Congresso Crane, Kemp e Mc Donald. Per lo strettissimo legame con la Nuova Destra, è necessario includere le figure di spicco della New Religious Right: Pat Robertson e Jerry Falwell.

La rete organizzativa dei conservatori crebbe in maniera impressionante nella seconda metà degli anni ’70. Nel 1980 Richard Viguerie poteva annoverare i nomi di ben 15 milioni di sostenitori di cui un quarto, verosimilmente, attivisti. I comitati politici della Nuova Destra divennero, in assoluto, i più forti, crebbero esponenzialmente di numero ed andarono a coprire ogni aspetto della vita politica, economica e sociale del paese. Questo avvenne sia attraverso la creazione di organizzazioni ad hoc, sia attraverso il lavoro in istituzioni già esistenti. Nel caso di organizzazioni legate al movimento conservatore, come il National Right to Life Committee o la National Rifle Association, furono create delle associazioni gemelle, come la American Life Lobby o la Gun Owner of America.

La Nuova Destra diresse il proprio appello al conservatorismo sociale dei Democratici tradizionali e degli indipendenti, attraverso una agenda che poneva l’accento sulle questioni sociali quali l’aborto, l’Equal Right Amendment ed il femminismo, la droga, la pornografia, i libri di testo scolastici, il busing, l’affirmative action ed i diritti dei gay. “I conservatori non potranno essere la forza politica dominante” insisteva Viguerie “finché non si darà il giusto peso alle questioni che turbano i blue collar, i Rinati in Cristo, i Cattolici e gli Ebrei antiabortisti. Alcune di queste questioni sono il busing, l’aborto, la pornografia, l’istruzione, i valori morali biblici tradizionali e le quote” [2] . Secondo Weyrich, i temi della famiglia e del sociale sarebbero stati per i conservatori negli anni ’80 “quello che il Vietnam e l’ambiente avevano rappresentato per i liberal negli anni ’60 e ’70” [3] .

Ancora più importante, la Nuova Destra puntò ad incanalare la crescente irrequietezza politica degli evangelici cristiani nei tardi anni ’70. Quando i telepredicatori e gli altri evangelici divennero politicamente attivi su temi quali l’aborto o gli “attacchi” del governo alle scuole private cristiane, la New Right li aiutò ad organizzare i loro sforzi. Phillips fu tra i promotori del Religious Roundtable. Con il sostegno della Nuova Destra Falwell fondò, nel 1979, la Moral Majority e Jarmin la Christian Voice.

Il movimento iniziava a raggiungere i primi obiettivi. L’opposizione all’ERA, guidata da Phyllis Schlafly e dal comitato Stop ERA, in effetti, bloccò i progressi verso la ratifica dell’emendamento dopo il 1974; nel 1976 i conservatori fecero quadrato attorno alla candidatura del governatore della California Ronald Reagan e Ford dovette ricorrere a tutto il potenziale del suo ufficio per riuscire a strappare una ristretta maggioranza alle primarie del Partito Repubblicano; alla fine degli anni ’70 il Conservative Caucus guidò la vigorosa opposizione al Trattato di Panama; nel 1978, la NCPAC portò avanti le vittoriose campagne elettorali per il Senato di diversi candidati repubblicani. La vittoria di Reagan, che, nel 1980, completò l’ascesa dei conservatori, fu il punto d’arrivo di una lunga marcia.

Molti dei più influenti studi sulla Nuova Destra, come Thunder on the Right di Alan Crawford [4] o il già citato The Emerging Republican Majority di Kevin Phillips, sostengono che questa formazione abbia rappresentato una grossa rottura in seno al movimento conservatore, ed individuano le radici culturali dei suoi leader addirittura al di fuori di esso, definendoli, in breve, neopopulisti piuttosto che conservatori [5] . Quest’interpretazione potrebbe, però, originare dei fraintendimenti. La caratteristica più evidente della New Right sembra essere la sua continuità con il vecchio movimento conservatore, sia nella leadership, sia nell’ideologia, cosi come nelle strategie e nella retorica. “Se i termini ‘vecchia’ e ‘nuova’ destra hanno un significato, lo hanno solo in termini puramente cronologici”, ha sostenuto James Roberts nel suo esauriente lavoro sul movimento conservatore negli anni ‘70 [6] . La maggior parte dei leader della Nuova Destra si erano fatti le ossa nelle fila dei conservatori, nel Partito Repubblicano o, in ogni modo, in una qualche organizzazione vicina al movimento: le loro biografie lo testimoniano chiaramente. L’ideologia alla base del gruppo di Viguerie non costituiva, in nessun modo, una rottura con la tradizione conservatrice, coniugando l’anticomunismo militante ad una difesa liberista del capitalismo originario ed alla preoccupazione tradizionalista per l’ordine morale e sociale. Nel suo libro del 1980 The New Right: we’re ready to lead, Viguerie condannava l’intervento del governo nell’economia, la decadenza dei valori tradizionali e l’avanzata del comunismo mondiale. I suoi eroi, continuava, erano “I due Mac”, Mc Arthur e Mc Carthy; riconosceva a Buckley jr. e Goldwater il merito della forza e della vitalità attuale del movimento conservatore; quale definizione più corretta di conservatorismo adottava il concetto di fusionismo di Meyer [7] . Non sembra, quindi, convincente definire la Nuova Destra come neopopulista, unione di economia statalista e conservatorismo sociale, definizione al più condivisibile se riferita a Wallace.

Le teorie economiche che catturarono l’attenzione degli intellettuali della Nuova Destra, furono sviluppate da un piccolo ma entusiasta gruppo di economisti attorno alla metà degli anni ’70. Alla base delle tesi di questo gruppo la convinzione che l’alta pressione fiscale fosse la causa principale della stagnazione economica e, ergo, che il taglio delle tasse fosse la chiave della prosperità. Tagliando le tasse marginali, si sarebbero stimolati gli investimenti, il lavoro e la creatività, elementi che avrebbero promosso la crescita economica.

Queste teorie, le supply-side economics, conquistarono i conservatori per due motivi: ostentavano un roseo ottimismo per l’economia senza richiedere grossi sacrifici o periodi di austerity e, allo stesso tempo, non creavano preoccupazione per questioni di bilancio, tanto care alla destra. La trionfale affermazione del 1980 fu dovuta al fatto che, come ebbero ad osservare Cavagh e Sundquist,

“the Republican Party is no longer the party of austerity, the party of balanced budgets and tight money. […] The adoption of supply-side economics has given it a new rhetoric of growth and opportunity, and its politics have given priority to tax reduction for both individuals and corporations with an almost casual disregard for deficits far larger than those for which it used to castigate the Democrats.” [8]

In nessun modo, però, queste teorie segnavano un allontanamento sensibile dall’ideologia conservatrice. Costituivano, piuttosto, una eco dei più profondi temi propugnati dai conservatori. Promovendo il taglio delle tasse, si ribadiva, con forza, la difesa del capitalismo originario, sottolineando il fatto che la creatività individuale e l’intraprendenza, e non la pianificazione, fossero, ancora, l’essenza del capitalismo; che la competizione forniva l’energia necessaria al sistema, anche nell’era delle corporation; e che lo Stato rappresentava, comunque, un impedimento al benessere, non un prerequisito. La riduzione fiscale doveva essere la leva in grado di coalizzare l’elettorato contro la spesa pubblica e, quindi, lo strumento principe per costringere lo Stato ad arretrare e ridurre le proprie competenze.

Queste argomentazioni concorrevano anche all’affermazione che il capitalismo fosse anche “moralmente buono e ispirato da Dio.” [9]

Neppure la retorica populista o radicale costituisce una differenza tra Vecchia e Nuova Destra. Le dichiarazioni di alcuni leader sulla propria radicalità e il non considerarsi “conservatori nel senso di sostenitori dello status quo”, vanno lette per quello che sono: lo status quo è il New Deal ed il sistema che ne è derivato. Inoltre, gli appelli populistici non erano affatto estranei alla tradizione conservatrice. Gli attacchi al Big Business non avevano come bersaglio l’essere “big” o l’essere capitalisti, ma l’essere liberal. In definitiva, gli elementi in comune tra Vecchia e Nuova Destra erano, di gran lunga, più numerosi di quelli di differenza. Leadership, ideologia, strategia e perfino retorica erano largamente condivise.



[1] Richard A. Viguerie, The New Right: We’re Ready To Lead (Falls Church, Va.: The Viguerie Company, 1980).

[2] Richard A. Viguerie, Conservative Digest, Ottobre 1980, p.17.

[3] Paul Weyrich, “Reshaping the Political Debate: Cultural Conservatism and American Politics”, in Election Politics 4 (Fall, 1987). p.15-16.

[4] Alan Crawford, Thunder on the Right: The New Right and the Politics of Resentment (New York: Pantheon Books, 1980).

[5] Kevin P. Phillips, Post-Conservative America: People, Politics, and Ideology In a Time of Crisis (New York: Random House, 1982).

[6] James C. Roberts, The Conservative Decade – Emerging Leaders of the 1980s (Westport, Conn.: Arlington House, 1980).

[7] Richard A. Viguerie, New Right, cit., pp. 21, 39, 11, 41.

[8] Thomas E. Cavanagh, and James L. Sundquist, “The New Two-Party System” in The New Direction in American Politics, a cura di John E. Chubb e Paul E. Peterson (Washington, D.C.: Brookings Institution, 1985). p. 33-68.

[9] George Gilder, Wealth and Poverty (New York: Basic Books, 1980).