Mi chiamo Raffaele Floris, sono il cantante del gruppo e fratello del chitarrista Giorgio,
sono nato a Quartu S.E. il 27 aprile del 1977 e sono il più piccolo (io dico che sono loro ad
essere vecchi) dei Dick Tales, anche se facevo già parte del nucleo storico insieme con mio fratello,
appunto, e il bassista Francesco del quale ero compagno di Liceo.
Studio Ingegneria elettronica a Cagliari e uno dei miei obiettivi è quello di riuscire un giorno
a costruire qualcosa di utile per il gruppo.
I miei gusti musicali sono abbastanza vari anche se particolarmente orientati verso il tipo di
musica che suoniamo, il mio gruppo preferito sono i Beatles, di cui possiedo quasi tutti i CD
anche se ho una particolare attrazione nei confronti dell'intero panorama anni '60 e del progressive
anni'70.
Le canzoni del nostro repertorio cui sono particolarmente affezionato sono sicuramente Honky Tonk
Woman dei Rolling Stones (campanaccio 1 nel Dick-linguaggio) perché è stata la prima canzone che
abbiamo suonato dal vivo, What is and what should never be dei Led Zeppelin, per altri motivi, e
Heaven on their minds (da Jesus Christ Superstar) perché ogni volta è una sfida! Oltre che
chiaramente le nostre canzoni soprattutto Fuckin' my tree e O sol do Brasil di cui ho scritto
anche il testo basandomi su canzoni già esistenti di Chico Buarque, Caetano Veloso e Jorge Ben.
Dal vivo ho sempre usato un microfono SM58 della Shure; odio suonare in salette private, prima
di tutto perché siamo in tanti e poi perché bisogna sempre "correre" sono invece molto affezionato
al salone della mia villetta perché è molto più accogliente ed è stata la "sala parto" di tutte le
nostre canzoni.
Durante un concerto i momenti più emozionanti non sono quelli in cui ricevi un applauso alla fine
di una canzone (non sai mai se e quanto possono essere falsi!), ma quando vedi tra la gente che
ascolta qualcuno che canta la canzone che stai suonando, in quel momento capisci che c'è, infatti,
almeno una persona che apprezza quello che stai facendo.
La cosa che invece fa più incazzare è l'assurdità che in una città come Cagliari non esistano
spazi per permettere ai gruppi di ragazzi di esibirsi, oppure vedere che i gestori dei locali ti
giudichino solo in base agli incassi e non al prodotto che offri, se qualcuno che suona legge
questa pagina capirà bene cosa significa sentirsi dire da un gestore "ma ne avete di amici che
vengono a sentirvi?" (la loro frase più tipica riportata fedelmente), o vedersi tirare il prezzo
alla fine di una serata "perché non hai portato abbastanza gente" o perché "i tuoi amici non
consumano abbastanza".
Spero comunque che la situazione cambi anche perché abbiamo intenzione di andare avanti ancora
per un bel po'.