Mi
alzo presto e esco con Laura a fare una passeggiata sulla
spiaggia.
Subito si unisce a noi un cane randagio.
E' vecchio e malandato, le sue zampe posteriori sono deformate
dall'artrite, ma si prodiga in corse e tuffi a fianco a noi
per dimostrarci il suo bisogno di affetto e compagnia o, più
prosaicamente, sperando in qualche donazione alimentare.
Si ferma solo quando io faccio la voce grossa. Si blocca sulla
sabbia e, quando non lo guardo direttamente lo vedo, con la
coda dell'occhio, seguirci quatto quatto. Se mi volto di scatto
e lo fisso lui si ferma. Fa così per tre quattro volte
poi capisce, poverino, di non essere molto desiderato (soprattutto
da Laura che un po' ha paura) e sparisce nella pineta.
Come a Porto Palo mi ritornano alla mente i cartoni animati
e mi sento un po' bastardo anch'io.
Passiamo
una tranquilla giornata al mare.
La spiaggia chiara è contornata da alte
scogliere di roccia bianca e friabile e la pineta, alle
spalle, garantisce una fresca dimora per il camper.
Nel pomeriggio Marta, Giulia, Enrico
e Marco si lasciano coinvolgere in una partita
di pallone dall'animazione del campeggio, peraltro non troppo
fastidiosa. Io salto
il turno perché, al momento della chiamata, ero
via ed un po' me ne dispiace. Ne approfitto per fare qualche
ripresa
e fotografia della partita
che viene miseramente
persa dai nostri (2-5).
Questo non fa certo onore a Marco, presidente della Società
Calcistica del nostro quartiere, il PGS Concordia, nelle cui
file milita anche Enrico.
Per
compensare, in parte, la
sconfitta, Fabrizia che è una profe di educazione
fisica (o meglio di "fisica" come ho scoperto dicono
oggi i ragazzi delle medie) ci dirige,
al tramonto, in una serie di corroboranti esercizi sulla spiaggia.
A
cena, non abbiamo voglia di preparare e sfruttiamo, senza
molta soddisfazione, il ristorante del campeggio.
Ci
troviamo infine, con Ugo e Paola, al camper di Marco a fare
quattro chiacchiere notturne, ignorando abilmente gli inviti
dell'animazione.
I
ragazzi invece la sfruttano sino all'ultimo e si arrabbiano
anche quando, verso mezzanotte, andiamo a chiamarli.
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