Mi
alzo presto con l'intenzione di fare la solita passeggiata
sulla spiaggia, ma devo perdere un sacco di tempo a cercare
le miei chiavi. Dopo inutili ricerche arriva Marco che, una
volta tanto si è alzato presto, e le ha trovate vicino
al suo camper. Evidentemente ieri sera mi sono sfuggite dalla
tasca.
Decidiamo allora di raggiungere, in bici, il teatro e l'acropoli
di Eraclea Minoa che si trovano sulle
scogliere bianche dietro la spiaggia.
La strada è in forte salita
e qualcuno la fa tutta a piedi. Io mi sforzo e ce la faccio,
con la mia bici di città con il cambio rotto, senza
scendere.
I resti del teatro, che dava
su una splendida vista sul mare, e dell'antica città
di Eraclea Minoa risalgono al III- IV sec. A.C. e sono molto
suggestivi anche se coperti da una tettoia bassa che ne impedisce
l'accesso. Non so se è una costruzione fissa o provvisoria.
Sembra impossibile che, ovunque tu vada, in Sicilia, possa
trovare reperti archeologici così interessanti. C'è
anche una squadra di operai al lavoro. Sono comandati da una
giovane archeologa che discute con il caposquadra. Lui si
rivolge a lei chiamandola dottoressa. L'impressione è
che, ancorché semplice operaio che si rivolge all'archeologa
dandole del lei e chiamandola dottoressa, ne sappia molto
di più.
Torniamo
in spiaggia e, facendo il bagno, Enrico viene punto da una
medusa. Per fortuna il campeggio è dotato anche di
un posto di guardia medica che cura la puntura con una pomata
e controlla, dopo mezz'ora, che tutto sia a posto.
Alle
due, dopo aver fatto carico e scarico partiamo verso Selinunte.
La
strada è piacevole il paesaggio, mosso e brullo è
interrotto da piantagioni di forma regolare di olivi giovani
e vitigni nani confinanti tra loro.
La visita ai templi, che sono
collocati a picco sul mare, è
un po' rovinata dalla giornata eccessivamente calda. Ma, anche
qui, ci si rende conto della grandezza di queste popolazioni
nel periodo greco.
Decidiamo, per questa notte, di fare tappa presso l' agriturismo
"Baglio di Vajarassa" nei pressi di Marsala che,
oltre che riportato sulla guida del Touring, venne anche visitato,
con un buon ricordo, alcuni anni fa da amici dei Xxxxxxx.
L'arrivo al Baglio, che significa
luogo di trasformazione (in questo caso da uva a vino) non
è dei più semplici. Ma, come al solito, in Sicilia
basta chiedere e chiunque interrompe quello che sta facendo
e ti fornisce tutte le informazioni possibili.
Il posto è un po' caldo ma
la cena con il padrone di casa seduto alla nostra tavola,
oltre che molto buona si rivela anche interessante.
Dino,
questo è il nome dell'istrionico agricoltore, ha un
aspetto molto nobile ed interessante e ci racconta, in modo
colto, facendoci anche leggere
alcune note scritte di suo pugno, l'origine del nome e delle
tradizioni del Baglio Vajarassa.
Il Baglio non viene più utilizzato a causa delle rigide
normative europee ed è ora trasformato in una specie
di museo. All'interno sono sistemati anche alcuni ricordi
di famiglia, tra cui spicca un diario di un viaggio a Verona
compiuto dalla nonna.
Il menù è interessante e tipico siciliano :
spaghetti con pesto alla trapanese (pomodori non irrigo, cioè
cresciuto solo con acqua piovana, basilico, aglio, mandorle
tostate e spezzettate sopra), bianchetti fritti con pastella,
gamberetti alla piastra, insalata con pomodori ed origano,
anguria. Accompagna il pasto vino marsala giovane. Dopo cena
si degusta invece un Marsala vecchio di 6 anni.
A farci compagnia a cena anche due coppie di motociclisti
fiorentini.
La
posizione del camper però è un po' troppo riparata,
dalla casa e da alcuni alberi, e durante la notte soffriamo
un po' il caldo.
. |