Tappa
Eracle Minoa - Selinunte - Marsala
Chilometri percorsi
140
Durata del viaggio
2 ore
Data
Giovedì, 17 Luglio 2003
Mi alzo presto con l'intenzione di fare la solita passeggiata sulla spiaggia, ma devo perdere un sacco di tempo a cercare le miei chiavi. Dopo inutili ricerche arriva Marco che, una volta tanto si è alzato presto, e le ha trovate vicino al suo camper. Evidentemente ieri sera mi sono sfuggite dalla tasca.
Decidiamo allora di raggiungere, in bici, il teatro e l'acropoli di Eraclea Minoa che si trovano sulle scogliere bianche dietro la spiaggia.
La strada è in forte salita e qualcuno la fa tutta a piedi. Io mi sforzo e ce la faccio, con la mia bici di città con il cambio rotto, senza scendere.
I resti del teatro, che dava su una splendida vista sul mare, e dell'antica città di Eraclea Minoa risalgono al III- IV sec. A.C. e sono molto suggestivi anche se coperti da una tettoia bassa che ne impedisce l'accesso. Non so se è una costruzione fissa o provvisoria. Sembra impossibile che, ovunque tu vada, in Sicilia, possa trovare reperti archeologici così interessanti. C'è anche una squadra di operai al lavoro. Sono comandati da una giovane archeologa che discute con il caposquadra. Lui si rivolge a lei chiamandola dottoressa. L'impressione è che, ancorché semplice operaio che si rivolge all'archeologa dandole del lei e chiamandola dottoressa, ne sappia molto di più.

Torniamo in spiaggia e, facendo il bagno, Enrico viene punto da una medusa. Per fortuna il campeggio è dotato anche di un posto di guardia medica che cura la puntura con una pomata e controlla, dopo mezz'ora, che tutto sia a posto.

Alle due, dopo aver fatto carico e scarico partiamo verso Selinunte.

La strada è piacevole il paesaggio, mosso e brullo è interrotto da piantagioni di forma regolare di olivi giovani e vitigni nani confinanti tra loro.
La visita ai templi, che sono collocati a picco sul mare, è un po' rovinata dalla giornata eccessivamente calda. Ma, anche qui, ci si rende conto della grandezza di queste popolazioni nel periodo greco.
Decidiamo, per questa notte, di fare tappa presso l' agriturismo "Baglio di Vajarassa" nei pressi di Marsala che, oltre che riportato sulla guida del Touring, venne anche visitato, con un buon ricordo, alcuni anni fa da amici dei Xxxxxxx.
L'arrivo al Baglio, che significa luogo di trasformazione (in questo caso da uva a vino) non è dei più semplici. Ma, come al solito, in Sicilia basta chiedere e chiunque interrompe quello che sta facendo e ti fornisce tutte le informazioni possibili.
Il posto è un po' caldo ma la cena con il padrone di casa seduto alla nostra tavola, oltre che molto buona si rivela anche interessante.
Dino, questo è il nome dell'istrionico agricoltore, ha un aspetto molto nobile ed interessante e ci racconta, in modo colto, facendoci anche leggere alcune note scritte di suo pugno, l'origine del nome e delle tradizioni del Baglio Vajarassa.
Il Baglio non viene più utilizzato a causa delle rigide normative europee ed è ora trasformato in una specie di museo. All'interno sono sistemati anche alcuni ricordi di famiglia, tra cui spicca un diario di un viaggio a Verona compiuto dalla nonna.
Il menù è interessante e tipico siciliano : spaghetti con pesto alla trapanese (pomodori non irrigo, cioè cresciuto solo con acqua piovana, basilico, aglio, mandorle tostate e spezzettate sopra), bianchetti fritti con pastella, gamberetti alla piastra, insalata con pomodori ed origano, anguria. Accompagna il pasto vino marsala giovane. Dopo cena si degusta invece un Marsala vecchio di 6 anni.
A farci compagnia a cena anche due coppie di motociclisti fiorentini.

La posizione del camper però è un po' troppo riparata, dalla casa e da alcuni alberi, e durante la notte soffriamo un po' il caldo.

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