Tappa
Milazzo - Caserta
Chilometri percorsi
550 circa
Durata del viaggio
8 ore
Data
Giovedì, 24 Luglio 2003
Alle 6.30 ripartiamo con l'intenzione di arrivare a Caserta in tempo utile per una visita completa alla Reggia.

Schiviamo il traffico di Messina e ci imbarchiamo senza attesa sul traghetto della Caronte.

Imboccata la Salerno-Reggio Calabria, mi ripropongo di contare i restringimenti di carreggiata. Con un margine di errore di più o meno 2 ne conto 38 ! La maggior parte di questi è prima di Cosenza e solo in 8 casi ho intravisto una attività umana di qualche - in alcuni casi molto blando - tipo. Sarò scontato, ma mi irrita però il fatto che avevo sentito parlare alla TV, da qualche autorevole papavero, di chiusura di quasi tutti i cantieri aperti. Se chiusura significa lasciare il disagio togliendo gli operai allora ci siamo, altrimenti proprio no !

In ogni caso, grazie al traffico tutto sommato limitato, riusciamo ad arrivare a Caserta intorno alle 15. Forse abbiamo esagerato evitando di fermarci prima, abbiamo sottovalutato il peso del tratto Salerno Caserta che, anche se buono dal punto di vista autostradale, ha dato il colpo di grazia ad una "condizione atletica" duramente provata dal tratto precedente.

Parcheggiamo proprio vicino alla reggia, all'uscita di un sottopasso, in un'area ricavata da una ex caserma. Si pagano 12,50 Euro per una notte.
Il parcheggiatore, regolare, ci fa sistemare in una zona riservata agli uffici di qualche amministrazione statale e ci strappa l'acquisto di una inutile guida alla Reggia al prezzo di 5 Euro. La vedremo poi in edicola a 2 !
In questi casi, più che incazzarmi, mi sforzo di pensare che, forse, lui ha più bisogno di me di quei 3 euro e che quindi, in fondo in fondo, ho fatto un'opera buona e non subito una fregatura.

Ci riposiamo un'oretta e alle 16 siamo pronti, anche con un certo entusiasmo, a visitare la Reggia.

Veniamo però subito "freddati" da alcuni fatti che ci colpiscono particolarmente.

Il contesto urbano prospiciente l'ingresso della costruzione, che, di per sé, è imponente ed effettivamente regale, è a dir poco degradato. La strada che affianca la grande facciata è una via ad elevato traffico e gli ampi giardini esterni sono maltenuti e sporchi.
Uno non si aspetta di entrare in una così maestosa costruzione da un contesto così triste.

Ma il peggio deve ancora venire e riguarda l'organizzazione interna della Reggia.

Te ne rendi conto appena entri, perché, già nel colonnato prospiciente la biglietteria vieni assalito da un nugolo, infastidente, di venditori abusivi che ti propongono delle guide estraendole da sozzi sacchetti di plastica oppure che offrono bottigliette (chissà se originali) di acqua minerale tenute al fresco in bacinelle per la biancheria riempite di acqua e di ghiaccio.

Poi, nei giardini interni siamo quasi assaltati da un vetturino che ci propone, a 10 euro a famiglia, un giro nello splendido parco (questo bisogna dirlo) e che ci manda a quel paese (o forse in un altro posto che non ho ben capito perché espresso in idioma locale) quando rifiutiamo l'offerta.

Infine, e qui si tocca il culmine, si impatta nella inaccettabile sciatteria della maggioranza dei custodi addetti alle sale (alcuni, ad onor del vero, si salvano). In gran parte trovi più di un custode per ogni sala (ne ho contati anche tre). La maggioranza sono donne vestite con abiti civili che oserei definire non adatti al contesto e molto spesso amabilmente impegnate in amene conversazioni dirette o tramite cellulare !
Lo stereotipo negativo del meridionale che raramente ho visto impersonato in Sicilia campeggia in tutta la sua luce in questo splendido luogo. Mi sembra una contraddizione troppo stridente.

Le sale, gli affreschi, i pavimenti, le pareti i mobili e tutto l'insieme è infatti veramente bello. Ti chiedi come possa essere stato costruito in tempi utili per essere goduto da gente che poteva vivere, mediamente, 40-50 anni.
Purtroppo però tutto è rovinato, e lo dico con tristezza, dalla vista di questi capannelli di custodi che mi fanno intimamente vergognare, come italiano, agli occhi di qualsiasi straniero !
A tutto questo devo anche aggiungere che, l'unica custode in divisa che ci ha strappato i biglietti all'ingresso ci aveva motivato la chiusura della Cappella Palatina (che mi irrita non poter vedere) con l'indisponibilità dei colleghi addetti a causa del loro impiego per una mostra !
Per finire, a completare il quadro della disorganizzazione arriva anche la chiusura, anticipata alle 17, dei Giardini Inglesi.
Questi sono posti in fondo al Parco, in prossimità della cascata di 180 metri (non di altezza!) che alimenta le fontane.
Si possono raggiungere, pagando il biglietto, con un autobus interno che parte (più o meno) ogni 15 minuti.
Se chi ci ha venduto il biglietto, vista l'ora, avesse speso una parola per consigliarci o, almeno, se fosse stato indicato in qualche modo intelligibile l'orario di chiusura del Giardino, lo avremmo visitato prima delle sale.

E' veramente troppo !

Mi ripropongo di scrivere a qualche giornale queste impressioni.

Alla fine della visita, con una profonda delusione in corpo, non tanto per il monumento in sé che, lo ripeto, è splendido, ma per il contesto umano/ambientale che gli gravita intorno, passeggiamo un po' per Via Mazzini. Una via pedonale che, oltre al nome, condivide con la analoga via di Verona il ruolo di sede di negozi lussuosi e belli.

Chiedo ad un vigile se mi può indicare una buona pizzeria e ricevo il consiglio di mangiare alla pizzeria "'Cca sta o Masto", proprio in una traversa laterale di via Mazzini subito prima della chiesa che trovi all'inizio.

La pizza è fantastica. Alla fine del pranzo proponiamo all'affabile gestore di trasferire la sua attività a Verona o, in alternativa, di fornirci il segreto di una pizza così buona. Incredibilmente (!) e con molta simpatia, sceglie la seconda opzione e ci spiega il segreto della pasta. Non usa il lievito, ma riparte, ogni giorno, da quella che definisce "la madre". La madre è un impasto che si trascina di giorno in giorno a partire da uno iniziale ottenuto con pochissimo lievito. Ogni mattina alle 9 si parte dalla madre e si aggiunge soltanto acqua, farina e sale, senza lievito. Alle 17 questo impasto viene frazionato nelle singole porzioni. Quello che avanzerà viene messo in frigo e costituisce la base di partenza per il giorno successivo.

Se passate da Caserta non mancate di mangiare questa pizza, vi risolleverà certamente il morale !

.

 

Home Precedente
 
Home Prossima