Alle
6.30 ripartiamo con l'intenzione di arrivare a Caserta in
tempo utile per una visita completa alla Reggia.
Schiviamo
il traffico di Messina e ci imbarchiamo senza attesa sul traghetto
della Caronte.
Imboccata
la Salerno-Reggio Calabria, mi ripropongo di contare i restringimenti
di carreggiata. Con un margine di errore di più o meno
2 ne conto 38 ! La maggior parte di questi è prima
di Cosenza e solo in 8 casi ho intravisto una attività
umana di qualche - in alcuni casi molto blando - tipo. Sarò
scontato, ma mi irrita però il fatto che avevo sentito
parlare alla TV, da qualche autorevole papavero, di chiusura
di quasi tutti i cantieri aperti. Se chiusura significa lasciare
il disagio togliendo gli operai allora ci siamo, altrimenti
proprio no !
In
ogni caso, grazie al traffico tutto sommato limitato, riusciamo
ad arrivare a Caserta intorno alle 15. Forse abbiamo esagerato
evitando di fermarci prima, abbiamo sottovalutato il peso
del tratto Salerno Caserta che, anche se buono dal punto di
vista autostradale, ha dato il colpo di grazia ad una "condizione
atletica" duramente provata dal tratto precedente.
Parcheggiamo
proprio vicino alla reggia, all'uscita di un sottopasso, in
un'area ricavata da una ex caserma. Si pagano 12,50 Euro per
una notte.
Il parcheggiatore, regolare, ci fa sistemare in una zona riservata
agli uffici di qualche amministrazione statale e ci strappa
l'acquisto di una inutile guida alla Reggia al prezzo di 5
Euro. La vedremo poi in edicola a 2 !
In questi casi, più che incazzarmi, mi sforzo di pensare
che, forse, lui ha più bisogno di me di quei 3 euro
e che quindi, in fondo in fondo, ho fatto un'opera buona e
non subito una fregatura.
Ci
riposiamo un'oretta e alle 16 siamo pronti, anche con un certo
entusiasmo, a visitare la Reggia.
Veniamo
però subito "freddati" da alcuni fatti che
ci colpiscono particolarmente.
Il
contesto urbano prospiciente l'ingresso della costruzione,
che, di per sé, è imponente ed effettivamente
regale, è a dir poco degradato. La strada che affianca
la grande facciata è una via ad elevato traffico e
gli ampi giardini esterni sono maltenuti e sporchi.
Uno non si aspetta di entrare in una così maestosa
costruzione da un contesto così triste.
Ma
il peggio deve ancora venire e riguarda l'organizzazione interna
della Reggia.
Te
ne rendi conto appena entri, perché, già nel
colonnato prospiciente la biglietteria vieni assalito da un
nugolo, infastidente, di venditori abusivi che ti propongono
delle guide estraendole da sozzi sacchetti di plastica oppure
che offrono bottigliette (chissà se originali) di acqua
minerale tenute al fresco in bacinelle per la biancheria riempite
di acqua e di ghiaccio.
Poi,
nei giardini interni siamo quasi assaltati da un vetturino
che ci propone, a 10 euro a famiglia, un giro nello splendido
parco (questo bisogna dirlo) e che ci manda a quel paese
(o forse in un altro posto che non ho ben capito perché
espresso in idioma locale) quando rifiutiamo l'offerta.
Infine,
e qui si tocca il culmine, si impatta nella inaccettabile
sciatteria della maggioranza dei custodi addetti alle sale
(alcuni, ad onor del vero, si salvano). In gran parte trovi
più di un custode per ogni sala (ne ho contati anche
tre). La maggioranza sono donne vestite con abiti civili che
oserei definire non adatti al contesto e molto spesso amabilmente
impegnate in amene conversazioni dirette o tramite cellulare
!
Lo stereotipo negativo del meridionale che raramente ho visto
impersonato in Sicilia campeggia in tutta la sua luce in questo
splendido luogo. Mi sembra una contraddizione troppo stridente.
Le
sale, gli affreschi, i pavimenti, le pareti i mobili e tutto
l'insieme è infatti veramente bello. Ti chiedi come
possa essere stato costruito in tempi utili per essere goduto
da gente che poteva vivere, mediamente, 40-50 anni.
Purtroppo però tutto è rovinato, e lo dico con
tristezza, dalla vista di questi capannelli di custodi che
mi fanno intimamente vergognare, come italiano, agli occhi
di qualsiasi straniero !
A tutto questo devo anche aggiungere che, l'unica custode
in divisa che ci ha strappato i biglietti all'ingresso ci
aveva motivato la chiusura della Cappella Palatina (che mi
irrita non poter vedere) con l'indisponibilità dei
colleghi addetti a causa del loro impiego per una mostra !
Per finire, a completare il quadro della disorganizzazione
arriva anche la chiusura, anticipata alle 17, dei Giardini
Inglesi.
Questi sono posti in fondo al Parco, in prossimità
della cascata di 180 metri (non di altezza!) che alimenta
le fontane.
Si possono raggiungere, pagando il biglietto, con un autobus
interno che parte (più o meno) ogni 15 minuti.
Se chi ci ha venduto il biglietto, vista l'ora, avesse speso
una parola per consigliarci o, almeno, se fosse stato indicato
in qualche modo intelligibile l'orario di chiusura del Giardino,
lo avremmo visitato prima delle sale.
E'
veramente troppo !
Mi
ripropongo di scrivere a qualche giornale queste impressioni.
Alla
fine della visita, con una profonda delusione in corpo, non
tanto per il monumento in sé che, lo ripeto, è
splendido, ma per il contesto umano/ambientale che gli gravita
intorno, passeggiamo un po' per Via Mazzini. Una via pedonale
che, oltre al nome, condivide con la analoga via di Verona
il ruolo di sede di negozi lussuosi e belli.
Chiedo
ad un vigile se mi può indicare una buona pizzeria
e ricevo il consiglio di mangiare alla pizzeria "'Cca
sta o Masto", proprio in una traversa laterale di via
Mazzini subito prima della chiesa che trovi all'inizio.
La
pizza è fantastica. Alla fine del pranzo proponiamo
all'affabile gestore di trasferire la sua attività
a Verona o, in alternativa, di fornirci il segreto di una
pizza così buona. Incredibilmente (!) e con molta simpatia,
sceglie la seconda opzione e ci spiega il segreto della pasta.
Non usa il lievito, ma riparte, ogni giorno, da quella che
definisce "la madre". La madre è un impasto
che si trascina di giorno in giorno a partire da uno iniziale
ottenuto con pochissimo lievito. Ogni mattina alle 9 si parte
dalla madre e si aggiunge soltanto acqua, farina e sale, senza
lievito. Alle 17 questo impasto viene frazionato nelle singole
porzioni. Quello che avanzerà viene messo in frigo
e costituisce la base di partenza per il giorno successivo.
Se
passate da Caserta non mancate di mangiare questa pizza, vi
risolleverà certamente il morale !
. |