Tappa
Pozzallo - Ragusa - Comiso - Piazza Armerina
Chilometri percorsi
140 circa
Durata del viaggio
3 ore circa
Data
Lunedì, 14 Luglio 2003
Partiamo dall'area sosta verso le 9.30 dopo aver caricato d'acqua il camper e scaricato i serbatoi. Imbocchiamo la strada per Modica e Ragusa passando, a fatica , attraverso le strette stradine di Pozzallo.
La strada è bella e costeggiata da una vegetazione ancora abbastanza lussureggiante, ci sono eucalipti, ulivi e mandorli in quantità.

Arriviamo a Modica. La parte nuova che è la prima che incontriamo, non è un granché.
Modica vecchia sembra, invece, molto bella. E' abbarbicata sulla montagna e tra le case spicca una torre con un grande orologio.
Siamo indecisi se fermarci o no; ci attira, oltre alla bellezza della città vecchia anche la fama della cioccolata modicana, ma, nonostante un gentile signore ci indichi con precisione un parcheggio comodo per i camper, decidiamo di saltare la tappa e di puntare verso Ragusa Ibla alla ricerca delle radici siciliane di Laura.
Il nonno materno, infatti, era partito proprio da Ragusa Ibla intorno al 1925, per salire a Verona dove era diventato maresciallo della Polizia di Stato. La cosa strana è che lui non ha mai più fatto ritorno nella sua città e Laura si sente un po' nello stato d'animo di concludere un ideale viaggio di ritorno per i suoi geni di provenienza sicula.

A Ragusa Ibla, aiutati dal solito automobilista gentile, parcheggiamo comodamente vicino agli scavi archeologici. Poi iniziamo una passeggiata verso il duomo di S.Giorgio. Nella piazza del duomo, che è molto bella, viene indicata dalle guide una delle migliori gelaterie siciliane, la gelateria "Gelati Di Vini".
La signora della gelateria, che è anche un'enoteca, ci accoglie molto cordialmente nonostante sia indaffarata a trattare con degli operai la sistemazione dell'impianto elettrico. Ci spiega che l'origine del nome è un gioco di parole basato sul fatto che qui vengono prodotti anche ottimi gelati al vino.
Bevo un buon caffè Illy, fatto con la cialda (non c'è posto per la macchina del caffè vera). Assaggio anche un po' di gelato al Brachetto ed un po' al cioccolato con peperoncino.
Laura intanto, visto che ha perso il numero di telefono dei parenti Iacono di Ragusa, chiede alla signora se conosce la famiglia Iacono, ma l'impresa è impossibile visto che sull'elenco del telefono ce ne sono 2 pagine intere. Decide di farne una fotocopia per confrontarsi, al telefono, con la mamma e trovare la famiglia giusta.
Iniziamo la salita per la scala che porta alla chiesa di S. Maria delle Scale. Si passa, per vicoli puliti e suggestivi, in mezzo a case vecchie e molto curate. I vicoli ciechi, qui, si chiamano Chiasso.
Naturalmente, però, quando arriviamo alla chiesa questa è chiusa.
Nello spiazzo antistante convinco finalmente Laura a telefonare al numero recuperato tramite la madre e passa così mezz'ora al telefono con la figlia del fratello del nonno Salvatore, Agata, 82 anni, in pratica, una cugina della mamma.

Di ritorno in piazza del duomo vengo fermato da un turista che mi rivolge la classica domanda in inglese "do you speak english ?". Lo guardo bene e lo mando a quel paese: è un vecchio amico di Verona, Leonardo, che non vedevo da anni e che il destino ha fatto si che incontrassi dopo tanto tempo in questo posto un po', diciamo così, fuori mano.

Si riparte per Comiso scortati dai vigili che erano passati per caso dal parcheggio. Poi, visto che ci siamo persi per le strette stradine di Ragusa, un signore ci guida dal cimitero all''imbocco della strada per Comiso e qui si ferma scendendo dall'auto per salutarci.

Il paesaggio è molto mosso e brullo, La strada è accompagnata da campi di grano bruciati dal sole e da pochi alberi. Si arriva a Comiso dall'alto e il panorama sembra quello visto dal finestrino di un aereo in fase di atterraggio.

Abbiamo appuntamento alle 17 con Xxxx Xxxxxx, responsabile della sede locale del "Fondo Siciliano per la Natura" specializzata nel recupero di animali selvatici feriti o abbandonati, ed in particolare nella cura delle tartarughe marine. I suoi riferimenti sono stati recuperati da Fabrizia in parte su Internet ed in parte sul giornalino del WWF.

Chiediamo indicazioni ad una barista che, visto che sta smontando dal lavoro, decide di farci strada con la sua auto. Parcheggiamo in un bella via alberata, proprio vicino al posto giusto. Marco, dimentica su una panchina il suo atlante del Touring con tutte le note di Fabrizia. Purtroppo non lo ritroveremo al ritorno.

Il Centro di recupero è una vecchia sede della manifattura tabacchi che il Fondo Siciliano per la Natura ( http://www.naturasicilia.org/) sta riadattando con il contributo del Comune e dei Soci Sostenitori. Il sig, Insacco che ci guida nella visita, lavora al Museo di Scienze Naturali di Comiso che ospita anche lo scheletro di una balena di 19 metri, ma oggi, lunedì, è chiuso.

All'interno ci sono animali selvatici feriti o abbandonati di tutti i tipi: iguane, gheppi (un piccolo rapace), falchetti, poiane, barbagianni, civette, gufi, ramarri. C'è ance un merlo indiano, Romeo, di origine milanese, che non potendo più essere ospitato nel condominio metropolitano è stato accolto qui. Romeo si produce in tre diversi tipi di risate che sono veramente contagiose, in più pronuncia anche diverse parole, ma, quando tento di riprenderlo, fa scena muta come una vera star.
Xxxxxxx, con una parlata sciolta, quasi logorroica, che tradisce il suo enorme amore ed entusiasmo per questo lavoro, ci mostra grandi tartarughe americane (quelle che eravamo abituati a vedere piccoline nelle vaschette di plastica alle sagre paesane). Molte di queste, lasciate libere si sono ambientate, ma, purtroppo, distruggono l'equilibrio ecologico e danneggiano, nel nostro ambiente, altre specie.

Ci parla dei rondoni, che ospita pulcini , in un incubatrice. Solo quest'anno per il grande caldo, ne sono stati salvati e liberati, dopo la caduta dal nido, oltre 500 !

Il rondone, ci spiega è un uccello che, non ha zampe atte alla deambulazione terrestre e quindi, una volta lasciato il nido si posa solo per deporre e covare le uova. Per il resto vive in aria dormendo solo con metà del cervello, proprio come i delfini, e lasciandosi cullare dalle correnti termiche ascensionali.
Il forte caldo di quest'anno ha determinato in moltissimi casi un precoce abbandono del nido che è posto in genere sotto torride tegole e i pulcini caduti non erano in grado di spiccare il volo da soli.

Finalmente ci mostra anche le tartarughe marine. Sono due esemplari di Carretta carretta. Una è più adulta e l'altra è invece un cucciolo. Il sesso non è ancora determinabile per nessuna delle due in quanto bisogna aspettare che pesino 45-50 chili per saperlo. Sono state ferite dopo aver ingoiato degli ami (che ci mostra). Le tartarughe, ci dice, sono animali molto poco intelligenti e con scarsissime capacità di adattamento. Pur avendo una storia di 200 milioni di anni alle spalle, non hanno ancora imparato a distinguere, come invece fanno i delfini, i sacchetti di plastica dalle meduse che sono il loro cibo preferito. Ne vengono così recuperate molte con l'esofago, lo stomaco e persino l'intestino pieni di sacchetti. In un caso, addirittura, sono stati estratti 800 grammi di sacchetti di plastica dallo stomaco di una tartaruga.
La più grande delle due è stata anche ferita da un elica ad una zampa e ci vorrà parecchio tempo prima che sia in grado di riprendere il mare da sola.
La più piccola si riconosce, oltre che dalle dimensioni, anche dal fatto che ha il carapace ancora dotato di punte sia ai lati che sul dorso, questo, evidentemente, per rendersi ancor più indigesta ad eventuali predatori.

Finita la visita e ringraziato, anche con un'offerta libera, il simpatico e disponibile volontario, prendiamo la strada per Piazza Armerina.

In mezzo ad un panorama brullo appaiono improvvisi boschi di pioppi ed eucalipti. Ad un tratto la strada è costeggiata da alti pini marittimi e sembra di essere in Toscana. Poi fanno la loro comparsa, ed è la prima volta che le vedo, enormi piantagioni di fichi d'India.

Dobbiamo anche attraversare la periferia di Gela, molto caotica e degradata, perché la superstrada che ci avevano indicato e che imbocchiamo si interrompe dopo pochi chilometri.

Alle 21 arriviamo al parcheggio dell'ingresso della villa del Casale e decidiamo che possiamo dormire tranquillamente lì. Ci accordiamo per essere pronti per la visita, a colazione già fatta, alle 8.30.

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