Partiamo
dall'area sosta verso le 9.30 dopo aver caricato d'acqua il
camper e scaricato i serbatoi. Imbocchiamo la strada per Modica
e Ragusa passando, a fatica , attraverso le strette stradine
di Pozzallo.
La strada è bella e costeggiata da una vegetazione
ancora abbastanza lussureggiante, ci sono eucalipti, ulivi
e mandorli in quantità.
Arriviamo
a Modica. La parte nuova che è la prima che incontriamo,
non è un granché.
Modica vecchia sembra, invece, molto bella. E' abbarbicata
sulla montagna e tra le case spicca una torre con un grande
orologio.
Siamo indecisi se fermarci o no; ci attira, oltre alla bellezza
della città vecchia anche la fama della cioccolata
modicana, ma, nonostante un gentile signore ci indichi con
precisione un parcheggio comodo per i camper, decidiamo di
saltare la tappa e di puntare verso Ragusa
Ibla alla ricerca delle radici siciliane di Laura.
Il nonno materno, infatti, era partito proprio da Ragusa Ibla
intorno al 1925, per salire a Verona dove era diventato maresciallo
della Polizia di Stato. La cosa strana è che lui non
ha mai più fatto ritorno nella sua città e Laura
si sente un po' nello stato d'animo di concludere un ideale
viaggio di ritorno per i suoi geni di provenienza sicula.
A
Ragusa Ibla, aiutati dal solito automobilista gentile, parcheggiamo
comodamente vicino agli scavi archeologici. Poi iniziamo una
passeggiata verso il duomo di S.Giorgio.
Nella piazza del duomo, che è molto bella, viene indicata
dalle guide una delle migliori gelaterie siciliane, la gelateria
"Gelati Di Vini".
La signora della gelateria, che è anche un'enoteca,
ci accoglie molto cordialmente nonostante sia indaffarata
a trattare con degli operai la sistemazione dell'impianto
elettrico. Ci spiega che l'origine del nome è un gioco
di parole basato sul fatto che qui vengono prodotti anche
ottimi gelati al vino.
Bevo un buon caffè Illy, fatto con la cialda (non c'è
posto per la macchina del caffè vera). Assaggio anche
un po' di gelato al Brachetto ed un po' al cioccolato con
peperoncino.
Laura intanto, visto che ha perso il numero di telefono dei
parenti Iacono di Ragusa, chiede alla signora se conosce la
famiglia Iacono, ma l'impresa è impossibile visto che
sull'elenco del telefono ce ne sono 2 pagine intere. Decide
di farne una fotocopia per confrontarsi, al telefono, con
la mamma e trovare la famiglia giusta.
Iniziamo la salita per la scala
che porta alla chiesa di S. Maria delle Scale. Si passa, per
vicoli puliti e suggestivi, in mezzo a case vecchie e molto
curate. I vicoli ciechi, qui,
si chiamano Chiasso.
Naturalmente, però, quando arriviamo alla chiesa questa
è chiusa.
Nello spiazzo antistante convinco finalmente Laura
a telefonare al numero recuperato tramite la madre e passa
così mezz'ora al telefono con la figlia del fratello
del nonno Salvatore, Agata, 82 anni, in pratica, una cugina
della mamma.
Di
ritorno in piazza del duomo vengo fermato da un turista che
mi rivolge la classica domanda in inglese "do you speak
english ?". Lo guardo bene e lo mando a quel paese: è
un vecchio amico di Verona, Leonardo, che non vedevo da anni
e che il destino ha fatto si che incontrassi dopo tanto tempo
in questo posto un po', diciamo così, fuori mano.
Si
riparte per Comiso scortati dai vigili che erano passati per
caso dal parcheggio. Poi, visto che ci siamo persi per le
strette stradine di Ragusa, un signore ci guida dal cimitero
all''imbocco della strada per Comiso e qui si ferma scendendo
dall'auto per salutarci.
Il
paesaggio è molto mosso e brullo, La strada è
accompagnata da campi di grano bruciati dal sole e da pochi
alberi. Si arriva a Comiso dall'alto e il panorama sembra
quello visto dal finestrino di un aereo in fase di atterraggio.
Abbiamo
appuntamento alle 17 con Xxxx Xxxxxx,
responsabile della sede locale del "Fondo Siciliano per
la Natura" specializzata nel recupero di animali selvatici
feriti o abbandonati, ed in particolare nella cura delle tartarughe
marine. I suoi riferimenti sono stati recuperati da Fabrizia
in parte su Internet ed in parte sul giornalino del WWF.
Chiediamo
indicazioni ad una barista che, visto che sta smontando dal
lavoro, decide di farci strada con la sua auto. Parcheggiamo
in un bella via alberata, proprio vicino al posto giusto.
Marco, dimentica su una panchina il suo atlante del Touring
con tutte le note di Fabrizia. Purtroppo non lo ritroveremo
al ritorno.
Il
Centro di recupero è una vecchia sede della manifattura
tabacchi che il Fondo Siciliano per la Natura (
http://www.naturasicilia.org/) sta riadattando con il
contributo del Comune e dei Soci Sostenitori. Il sig, Insacco
che ci guida nella visita, lavora al Museo di Scienze Naturali
di Comiso che ospita anche lo scheletro di una balena di 19
metri, ma oggi, lunedì, è chiuso.
All'interno
ci sono animali selvatici feriti o abbandonati di tutti i
tipi: iguane, gheppi (un piccolo rapace), falchetti, poiane,
barbagianni, civette, gufi, ramarri. C'è ance un merlo
indiano, Romeo, di origine milanese, che non potendo più
essere ospitato nel condominio metropolitano è stato
accolto qui. Romeo si produce in tre diversi tipi di risate
che sono veramente contagiose, in più pronuncia anche
diverse parole, ma, quando tento di riprenderlo, fa scena
muta come una vera star.
Xxxxxxx, con una parlata sciolta, quasi logorroica, che tradisce
il suo enorme amore ed entusiasmo per questo lavoro, ci mostra
grandi tartarughe americane (quelle che eravamo abituati a
vedere piccoline nelle vaschette di plastica alle sagre paesane).
Molte di queste, lasciate libere si sono ambientate, ma, purtroppo,
distruggono l'equilibrio ecologico e danneggiano, nel nostro
ambiente, altre specie.
Ci
parla dei rondoni, che ospita pulcini , in un incubatrice.
Solo quest'anno per il grande caldo, ne sono stati salvati
e liberati, dopo la caduta dal nido, oltre 500 !
Il
rondone, ci spiega è un uccello che, non ha zampe atte
alla deambulazione terrestre e quindi, una volta lasciato
il nido si posa solo per deporre e covare le uova. Per il
resto vive in aria dormendo solo con metà del cervello,
proprio come i delfini, e lasciandosi cullare dalle correnti
termiche ascensionali.
Il forte caldo di quest'anno ha determinato in moltissimi
casi un precoce abbandono del nido che è posto in genere
sotto torride tegole e i pulcini caduti non erano in grado
di spiccare il volo da soli.
Finalmente
ci mostra anche le tartarughe marine.
Sono due esemplari di Carretta carretta. Una è più
adulta e l'altra è invece un cucciolo. Il sesso non
è ancora determinabile per nessuna delle due in quanto
bisogna aspettare che pesino 45-50 chili per saperlo. Sono
state ferite dopo aver ingoiato degli ami (che ci mostra).
Le tartarughe, ci
dice, sono animali molto poco intelligenti e con scarsissime
capacità di adattamento. Pur avendo una storia di 200
milioni di anni alle spalle, non hanno ancora imparato a distinguere,
come invece fanno i delfini, i sacchetti di plastica dalle
meduse che sono il loro cibo preferito. Ne vengono così
recuperate molte con l'esofago, lo stomaco e persino l'intestino
pieni di sacchetti. In un caso, addirittura, sono stati estratti
800 grammi di sacchetti di plastica dallo stomaco di una tartaruga.
La più
grande delle due è stata anche ferita da un elica
ad una zampa e ci vorrà parecchio tempo prima che sia
in grado di riprendere il mare da sola.
La più
piccola si riconosce, oltre che dalle dimensioni, anche
dal fatto che ha il carapace ancora dotato di punte sia ai
lati che sul dorso, questo, evidentemente, per rendersi ancor
più indigesta ad eventuali predatori.
Finita
la visita e ringraziato, anche con un'offerta libera, il simpatico
e disponibile volontario, prendiamo la strada per Piazza Armerina.
In
mezzo ad un panorama brullo appaiono improvvisi boschi di
pioppi ed eucalipti. Ad un tratto la strada è costeggiata
da alti pini marittimi e sembra di essere in Toscana. Poi
fanno la loro comparsa, ed è la prima volta che le
vedo, enormi piantagioni di fichi
d'India.
Dobbiamo
anche attraversare la periferia di Gela, molto caotica e degradata,
perché la superstrada che ci avevano indicato e che
imbocchiamo si interrompe dopo pochi chilometri.
Alle
21 arriviamo al parcheggio dell'ingresso della villa del Casale
e decidiamo che possiamo dormire tranquillamente lì.
Ci accordiamo per essere pronti per la visita, a colazione
già fatta, alle 8.30.
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