L'idea
della giornata è di arrivare sull'Etna, al rifugio
Sapienza e da lì effettuare l'escursione in gippone
sui crateri del vulcano.
Abbiamo dormito bene ed al fresco. Ad un certo punto avevo
quasi freddo.
Sveglia alle 7, per essere pronti, colazione già fatta,
all'appuntamento delle 9 e 30 a Zafferana
Etnea. Lì ci aspetta la famiglia Xxxxxxx con la
quale faremo il resto del viaggio.
Trovare la strada per Zafferana Etnea è un' impresa.
Ci perdiamo un paio di volte in strettissime e malconce stradine.
Ad un certo punto decidiamo di seguire un vecchio camper targato
Gorizia, che però non dimostra maggior sicurezza.
Alla fine ci arrendiamo, chiediamo e, seguendo l'indicazione,
arriviamo in perfetto orario all'appuntamento.
La salita verso il Rifugio Sapienza, a parte una discreta
pendenza che si farà sentire soprattutto in discesa,
è priva di difficoltà. Si vedono molto bene
le colate che hanno recentemente raggiunto sia Zafferana che
Giarre. Superiamo anche il camper di Gorizia che, nel frattempo,
deve aver ritrovato la strada.
Arrivati su parcheggiamo senza eccessivi problemi (2,60 Euro)
e acquistiamo i biglietti per la salita in gippone (118 Euro
per 2 adulti e 2 bambini).
I gipponi sostituiscono la funivia
che è stata più volte distrutta dalle colate
e successivamente ricostruita. L'ultima colata del gennaio
2003 l'ha però completamente ricoperta e quindi ci
vorranno anni per definire un nuovo percorso ed attivarlo.
La salita è ripidissima e tortuosa. Il
paesaggio però è straordinario. E' un susseguirsi
di pendii e valli di lava che, all'inizio ospitano anche qualche
rara vegetazione, tra cui dei bei fiori fucsia che sbocciano
proprio in luglio. Poi il tutto diventa, per così dire,
lunare, ma vedere queste montagne che solo otto mesi fa non
esistevano, è veramente suggestivo.
Nel
punto in cui una volta c'era il rifugio "Torre del filosofo"
ci si ferma e si compie un giro con la guida attorno ad un
cratere che sbuffa vapore acqueo in abbondanza. Il rifugio
è stato completamente distrutto dalle eruzioni del
2001 e del 2003.
Il
paesaggio quassù è proprio singolare, ci sono
sprazzi di rocce rosso vivo e sprazzi di rocce verdognole.
Il sentiero che circonda il cratere è ripido e vertiginoso
tanto che Luca viene colto da
una crisi di paura. Forse influiscono anche i terribili
racconti sentiti l'altro ieri sul Vesuvio, fatto sta che,
ad un certo punto, piange
disperatamente e non vuole proseguire. Devo spendere tutta
la mia pazienza e le mie capacità di convinzione per
caricarmelo in braccio e convincerlo a continuare. Dopo un
po' si calma e cammina da solo
sul bordo del soffione.
Il punto consente, nonostante la presenza di qualche nuvola
bassa, una bellissima vista panoramica su altri crateri sia
spenti che attivi. La terra è calda, in certi punti
addirittura bollente, e ci vogliono scarpe pesanti per non
bruciarsi i piedi.
Ho anche raccolto alcuni sassolini che terrò per ricordo.
Al
ritorno verso il mare, ci fermiamo a S.Alfio a vedere il
Castagno dei 100 cavalli. Un albero maestoso, 50 metri
di diametro, ed antichissimo, dicono 3-4000 anni.
In realtà più che un albero unico sembrano più
tronchi che sorreggono un'unica enorme chioma.
Alla
sera, su suggerimento della guida etnea, ci fermiamo a S.
Maria la Scala, vicino ad Acireale.
Nel tragitto verso il parcheggio lungo il mare, in un passaggio
molto stretto anche perché ostruito da un camion di
bevande che stava scaricando, non considero l'ingombro delle
bici caricate posteriormente con un po' di sbalzo laterale
(maledetto chi ha montato in questo modo il portabici : i
Xxxxxx, con lo stesso identico camper, non hanno questo problema).
Divelgo lo specchietto del camion e mi fermo convinto di essere
investito dalle bestemmie del camionista (cosa che a Verona
sarebbe sicuramente successa). Invece, con un sorriso rassicurante,
il giovane autista mi tranquillizza dicendo che non c'è
problema, che tutto si aggiusta e rimette al suo posto lo
specchietto senza fiatare. Per stavolta mi è andata
bene, ma mi riprometto di far rimontare a modo il portabici
prima di intraprendere un altro viaggio.
S.
Maria la Scala è un paese di pescatori dove speravamo,
naturalmente, di trovare del pesce. La guida ci aveva illuso
parlando di pesce spada e tonno buonissimi. In realtà
non c'è nessuna pescheria ed alcuni pescatori del posto,
disperatamente coinvolti nelle nostre ricerche, ci hanno detto
che il pesce si può trovare solo presso le barche alla
mattina presto, verso le 7, ma bisogna accontentarsi di quello
che viene pescato la notte.
Sconsolato,
cucino un'anonima pasta con le verdure rimaste in frigo (pomodorini,
peperoni e zucchine) e guardo, con un certo pentimento, il
"Ristorante Al Molino" vicino al
nostro parcheggio, riempirsi di gente locale e diffondere
nell'aria un buonissimo odore di pesce alla griglia.
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