Tappa
S.Maria La Scala - Siracusa - Oasi di Vendicari
Chilometri percorsi
120 circa
Durata del viaggio
2 ore e mezzo circa
Data
Mercoledì, 9 Luglio 2003
Facciamo colazione alle 7 sulla piazzetta prospiciente il mare con il sole ancora basso all'orizzonte. La notte è passata fresca e silenziosa. Alla mattina fa la sua comparsa un parcheggiatore che ci chiede se rimaniamo a lungo. Scopriamo quindi che il parcheggio sarebbe stato a pagamento. Forse, se fossimo stati in altre zone d'Italia ci avrebbero fatto pagare l'arretrato, ma qui è tutto più semplice e quando diciamo che saremmo subito partiti il discorso si chiude.

Partiamo alle 8 in punto con destinazione Siracusa. Non c'è autostrada, ma la strada statale è buona ed a tratti a due corsie. All'inizio la zona è molto verde e rigogliosa e la strada è costeggiata da enormi eucalipti. Poi la vegetazione si fa più arida e gli eucalipti sono sostituiti da grandi oleandri. La sterpaglia gialla che ricopre tutta la zona diffonde nell'aria un odore forte e dolce molto simile alla liquirizia. La presenza maestosa dell'Etna domina, con il suo sbuffo bianco, tutto il paesaggio.

L'attraversamento di Catania non è tra i più felici, forse abbiamo sbagliato l'ora, ma c'è un traffico intensissimo e dalle regole molto blande. Perdiamo, così, almeno mezz'ora.

Arrivati a Siracusa, parcheggiamo al parcheggio del Teatro Greco. Si pagano 5 Euro ma è abbastanza ombreggiato ed il custode, molto gentile come tutti quelli che abbiamo sinora incontrato, ci consente di caricare l'acqua e ci chiede se vogliamo dormire lì la notte. In quel caso ci darebbe addirittura le chiavi del cancello dato che questo viene chiuso alle 22.

Il Teatro Greco, completamente scavato nella roccia, è un po' diroccato ma molto suggestivo. Degli operai stanno lavorando per sistemare alcune gradinate. A questa temperatura non gli invidio proprio, infatti si dissetano frequentemente da grossi contenitori termici.

Alle spalle del teatro ci sono delle grotte scavate nella roccia che mi ricordano molto un paesaggio che sognavo spesso da bambino e che non ero mai riuscito a vedere dal vivo. L'impressione, vedendole, è quella del deja vu. Vuoi vedere che in un'altra vita ero vissuto qui ? In fondo il mio cognome potrebbe nascondere origini di questo tipo…

Visitiamo poi le Latomie del paradiso, ai piedi del teatro. Sono antiche cave di pietra bianca. Tra queste c'è l'Orecchio di Dionisio, una grande cava che ricorda nella forma e nello sviluppo interno un orecchio, appunto. All'interno l'acustica è perfetta e la gente emette stupidi gridolini per provarlo. Dicono basti molto meno e che ciò servisse al Tiranno di Siracusa per origliare i discorsi dei prigionieri che vi venivano rinchiusi.

All'esterno si passa a vedere l'Ara di Jerone, un enorme ara sacrificale di cui si intuiscono dimensioni enormi. Infine si arriva all'Anfiteatro romano. A noi veronesi fa sempre un certo effetto vedere, in altri posti, qualcosa costruito con le stesse intenzioni della nostra Arena. In realtà, le dimensioni di questo anfiteatro sono paragonabili al nostro, ma, purtroppo, lo stato di conservazione non è lo stesso. In ogni caso è molto bello il contesto lussureggiante di vegetazione in cui queste rovine sono inserite.

Finita la visita al Parco Archeologico prendiamo l'autobus ed andiamo all'isola di Ortigia. Un vecchio quartiere che ospita alcune belle vie tipiche, la cattedrale, la chiesa di S.Lucia ed il castello che però e chiuso e non si può visitare.

Alle 15 si riparte con destinazione Oasi di Vendicari. Qui parcheggiamo all'interno dell'oasi in un' area adibita a parcheggio, ma fornita di docce (fredde), servizi ed elettricità per i camper.

Piazziamo il mezzo all'ombra di un bosco di alberi, disposti regolarmente e molto simili ad ulivi che scopriamo poi essere mandorli, la terra è rossiccia e grassa e l'insieme di colori è molto bello.

Gli altri si incamminano per percorrere i 1300 metri che ci separano dalla spiaggia Calamosche.

Io, invece, piazzo il mio ufficio mobile, palmare/telefono e computer portatile, perché alle 17.00 devo effettuare una conference call con alcuni fornitori anglo-americani e le loro rappresentanze italiane.

In effetti, incazzarsi in inglese, sotto un mandorlo, con una temperatura straordinariamente piacevole, un'aria ventilata e calda al punto giusto, indossando un costume e senza nessuno attorno, è molto meglio che farlo in ufficio a Milano, in giacca e cravatta, magari dopo aver attraversato la città in tangenziale o , peggio ancora, in estate, in metropolitana.

Finita la telefonata cerco di raggiungere gli altri in spiaggia, ma imbocco il sentiero sbagliato e questo mi costringe ad una lunga passeggiata solitaria sotto un sole caldo ed avvolgente, ma con un paesaggio ed uno stato d'animo, veramente paradisiaci.

Dopo alcune telefonate di ripuntamento della mia posizione, riesco finalmente a raggiungerli.

Il paesaggio e la spiaggia sono da favola, una baia di sabbia incastonata tra le rocce e ci godiamo, fino all'ultimo, il mare ed il sole che tramonta alle nostre spalle.

Anche stasera, però, niente pesce. Questa mattina, al mercato di Siracusa abbiamo visto dei banchi di pesce molto interessanti, ma non era il caso di portarsi a spasso per tutto il giorno, con il caldo che c'è, il sacchetto con la spesa.

Cena frugale, a base di rimasugli.

Si rimanda, ancora una volta, il tutto all'indomani.



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