Facciamo
colazione alle 7 sulla piazzetta prospiciente il mare con
il sole ancora basso all'orizzonte. La notte è passata
fresca e silenziosa. Alla mattina fa la sua comparsa un parcheggiatore
che ci chiede se rimaniamo a lungo. Scopriamo quindi che il
parcheggio sarebbe stato a pagamento. Forse, se fossimo stati
in altre zone d'Italia ci avrebbero fatto pagare l'arretrato,
ma qui è tutto più semplice e quando diciamo
che saremmo subito partiti il discorso si chiude.
Partiamo
alle 8 in punto con destinazione Siracusa. Non c'è
autostrada, ma la strada statale è buona ed a tratti
a due corsie. All'inizio la zona è molto verde e rigogliosa
e la strada è costeggiata da enormi eucalipti. Poi
la vegetazione si fa più arida e gli eucalipti sono
sostituiti da grandi oleandri. La sterpaglia gialla che ricopre
tutta la zona diffonde nell'aria un odore forte e dolce molto
simile alla liquirizia. La presenza maestosa dell'Etna domina,
con il suo sbuffo bianco, tutto il paesaggio.
L'attraversamento
di Catania non è tra i più felici, forse abbiamo
sbagliato l'ora, ma c'è un traffico intensissimo e
dalle regole molto blande. Perdiamo, così, almeno mezz'ora.
Arrivati
a Siracusa, parcheggiamo al parcheggio del Teatro
Greco. Si pagano 5 Euro ma è abbastanza ombreggiato
ed il custode, molto gentile come tutti quelli che abbiamo
sinora incontrato, ci consente di caricare l'acqua e ci chiede
se vogliamo dormire lì la notte. In quel caso ci darebbe
addirittura le chiavi del cancello dato che questo viene chiuso
alle 22.
Il
Teatro Greco, completamente scavato
nella roccia, è un po' diroccato ma molto suggestivo.
Degli operai stanno lavorando per sistemare alcune gradinate.
A questa temperatura non gli invidio proprio, infatti si dissetano
frequentemente da grossi contenitori termici.
Alle
spalle del teatro ci sono delle grotte
scavate nella roccia che mi ricordano molto un paesaggio
che sognavo spesso da bambino e che non ero mai riuscito a
vedere dal vivo. L'impressione, vedendole, è quella
del deja vu. Vuoi vedere che in un'altra vita ero vissuto
qui ? In fondo il mio cognome potrebbe nascondere origini
di questo tipo…
Visitiamo
poi le Latomie del paradiso, ai piedi del teatro. Sono antiche
cave di pietra bianca. Tra queste c'è l'Orecchio
di Dionisio, una grande cava che ricorda nella forma e
nello sviluppo interno un orecchio, appunto. All'interno l'acustica
è perfetta e la gente emette stupidi gridolini per
provarlo. Dicono basti molto meno e che ciò servisse
al Tiranno di Siracusa per origliare i discorsi dei prigionieri
che vi venivano rinchiusi.
All'esterno
si passa a vedere l'Ara di Jerone, un enorme ara sacrificale
di cui si intuiscono dimensioni enormi. Infine si arriva all'Anfiteatro
romano. A noi veronesi fa sempre un certo effetto vedere,
in altri posti, qualcosa costruito con le stesse intenzioni
della nostra Arena. In realtà, le dimensioni di questo
anfiteatro sono paragonabili al nostro, ma, purtroppo, lo
stato di conservazione non è lo stesso. In ogni caso
è molto bello il contesto lussureggiante di vegetazione
in cui queste rovine sono inserite.
Finita
la visita al Parco Archeologico prendiamo l'autobus ed andiamo
all'isola di Ortigia. Un
vecchio quartiere che ospita alcune belle vie tipiche, la
cattedrale, la chiesa di S.Lucia ed il castello che però
e chiuso e non si può visitare.
Alle
15 si riparte con destinazione Oasi di Vendicari. Qui parcheggiamo
all'interno dell'oasi in un' area
adibita a parcheggio, ma fornita di docce (fredde), servizi
ed elettricità per i camper.
Piazziamo
il mezzo all'ombra di un bosco di alberi, disposti regolarmente
e molto simili ad ulivi che scopriamo poi essere mandorli,
la terra è rossiccia e grassa e l'insieme di colori
è molto bello.
Gli
altri si incamminano per percorrere i 1300 metri che ci separano
dalla spiaggia Calamosche.
Io,
invece, piazzo il mio ufficio mobile, palmare/telefono e computer
portatile, perché alle 17.00 devo effettuare una conference
call con alcuni fornitori anglo-americani e le loro rappresentanze
italiane.
In
effetti, incazzarsi in inglese, sotto un mandorlo, con una
temperatura straordinariamente piacevole, un'aria ventilata
e calda al punto giusto, indossando un costume e senza nessuno
attorno, è molto meglio che farlo in ufficio a Milano,
in giacca e cravatta, magari dopo aver attraversato la città
in tangenziale o , peggio ancora, in estate, in metropolitana.
Finita
la telefonata cerco di raggiungere gli altri in spiaggia,
ma imbocco il sentiero sbagliato
e questo mi costringe ad una lunga passeggiata solitaria sotto
un sole caldo ed avvolgente, ma con un paesaggio ed uno stato
d'animo, veramente paradisiaci.
Dopo
alcune telefonate di ripuntamento della mia posizione, riesco
finalmente a raggiungerli.
Il
paesaggio e la spiaggia sono da favola, una
baia di sabbia incastonata tra le rocce e ci godiamo,
fino all'ultimo, il mare ed il sole che tramonta alle nostre
spalle.
Anche
stasera, però, niente pesce. Questa mattina, al mercato
di Siracusa abbiamo visto dei banchi di pesce molto interessanti,
ma non era il caso di portarsi a spasso per tutto il giorno,
con il caldo che c'è, il sacchetto con la spesa.
Cena
frugale, a base di rimasugli.
Si
rimanda, ancora una volta, il tutto all'indomani.
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