Si
parte verso le 8 e mezza; puntiamo all'ingresso della Riserva
Naturale dello Zingaro dalla parte di S.Vito Lo Capo.
Facciamo
una veloce spesa in paese perché là non è
possibile acquistare niente. Si parcheggia lungo la strada,
al sole e si cammina per un po' per raggiungere le varie calette.
Ci fermiamo alla prima che è splendida e a portata
di bambino. Ci sono anche i servizi ed un museo dell'arte
marinara che illustra le tecniche di pesca del tonno.
La
cala, detta Tonnarella dell'Uzzo, è formata da una
spiaggia di piccoli sassi bianchi che scende un po' verso
il mare in modo da colorarne il primo tratto di un bel colore
chiaro e trasparente che contrasta con il verde ed il blu
che si formano dove il fondale è più lontano
e profondo creando un effetto carabi davvero piacevole.
Ma
il posto più bello è un po' più avanti.
Lo
raggiungiamo, solo gli adulti, camminando per la stradina
alta che passa anche per una grotta naturale.
In questa seconda cala i sassi sono sempre bianchi ma ancora
più piccolini e l'effetto carabi è accentuato
dal prolungarsi del bianco per un tratto più ampio
rispetto a quello della prima caletta.
A
nuoto ne raggiungiamo poi una terza e questa è veramente
un'apoteosi di bellezza. Riparata da alte rocce sporgenti
c'è una piccolissima spiaggetta bianca, di sassi piccolissimi,
quasi sabbia.
Il colpo d'occhio è veramente ipnotizzante.
Decido
di passare lì i miei prossimi sei mesi e chiedo ai
mie compagni di viaggio di passare a riprendermi in inverno.
Un'altra
cosa fantastica di questo posto sono i pesci.
Ce ne sono tantissimi di tutte le misure e colori.
Verso riva nuotano in branco pesci allungati color sabbia
e, più isolate, grosse mormore o saraghi. Poi, più
al largo, in prossimità delle rocce, incontri pesci
stranissimi e colorati.
Alcuni hanno delle striature longitudinali verde-azzurro fosforescenti.
Altri hanno invece un reticolo di striature color cyano fosforescente
riempito da colori tra cui l'azzurro e l'arancio con una unica
macchia nera sul dorso verso la pinna di coda.
Altri ancora hanno delle larghe striature bianco-nere, sono
allungati e con il muso a sbalzo.
Ma i più suggestivi sono certi pesciolini piccoli e
scuri, con la coda a forma di coda di rondine ed il musetto
tendente un po' al rossastro che, nuotando in branco un po'
più al largo su un ineguagliabile sfondo blu del mare
e rossastro delle rocce , ti avvolgono tutto attorno in una
nuvola di compagnia.
La sensazione è magica. Sembra di nuotare in una vasca
dell'acquario di Genova o di essere dentro un documentario
di SuperQuark.
Verso
sera decidiamo, noi soli, di fare una capatina ad Erice.
Gli altri tre camper, compresi i nostri nuovi amici ferraresi,
ci aspetteranno a Scopello, l'altro ingresso della Riserva
Naturale dello Zingaro.
Arriviamo ad Erice da una strada abbastanza larga ma tortuosa
e ripida. Tutto intorno, il bel bosco che la accompagnava
è bruciato, in vari punti, in un recentissimo incendio.
Un vero peccato, gli effetti sono stati veramente disastrosi.
Il parcheggio per camper, dietro
le mura in prossimità di Porta Spada, è comodo
e ben segnalato. Decidiamo di dormire qui visto anche che
il clima sembra buono.
Lascio
in ricarica ad un bar la batteria della mia macchina fotografica
nella speranza che riprenda a funzionare.
Visitiamo
Erice. La cittadina medioevale è rimasta intatta. E'
molto bella e, soprattutto, non così turistica come
sospettavo.
Le belle stradine conservano ancora la caratteristica pavimentazione
medioevale fatta a quadrati delimitati da pietre rettangolari
più grosse riempiti da pietre quadrate più piccole.
Arriviamo alla chiesa proprio all'ora di chiusura e così
non riusciamo a visitarne gli interni. Puntiamo allora al
Castello e qui la vista è
veramente splendida. Si vede la parte di Trapani con le sue
saline, le Isole Egadi ed in lontananza anche l'Isola di Mozia.
Dall'altra
parte si vede invece il golfo con la Punta del Saraceno e
dietro questa la scogliera che precede il paese di S.Vito
Lo Capo.
Sulla
guida c'è scritto che nei giorni di buona visibilità
si può arrivare a vedere l'Etna, dall'altra parte della
Sicilia. Non stento a crederci.
A
cena mangiamo all'Osteria di Venere. Una cena senza infamia
e senza lode, ma il cameriere, un po' triste ed all'inizio
tutto rapito dalla TV, perennemente accesa, è molto
gentile ed ossequioso.
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