Tappa
S. Vito Lo Capo - Riserva Naturale dello Zingaro - Erice
Chilometri percorsi
50
Durata del viaggio
1 ora
Data
Lunedì, 21 Luglio 2003
Si parte verso le 8 e mezza; puntiamo all'ingresso della Riserva Naturale dello Zingaro dalla parte di S.Vito Lo Capo.

Facciamo una veloce spesa in paese perché là non è possibile acquistare niente. Si parcheggia lungo la strada, al sole e si cammina per un po' per raggiungere le varie calette. Ci fermiamo alla prima che è splendida e a portata di bambino. Ci sono anche i servizi ed un museo dell'arte marinara che illustra le tecniche di pesca del tonno.

La cala, detta Tonnarella dell'Uzzo, è formata da una spiaggia di piccoli sassi bianchi che scende un po' verso il mare in modo da colorarne il primo tratto di un bel colore chiaro e trasparente che contrasta con il verde ed il blu che si formano dove il fondale è più lontano e profondo creando un effetto carabi davvero piacevole.

Ma il posto più bello è un po' più avanti.

Lo raggiungiamo, solo gli adulti, camminando per la stradina alta che passa anche per una grotta naturale.
In questa seconda cala i sassi sono sempre bianchi ma ancora più piccolini e l'effetto carabi è accentuato dal prolungarsi del bianco per un tratto più ampio rispetto a quello della prima caletta.

A nuoto ne raggiungiamo poi una terza e questa è veramente un'apoteosi di bellezza. Riparata da alte rocce sporgenti c'è una piccolissima spiaggetta bianca, di sassi piccolissimi, quasi sabbia.
Il colpo d'occhio è veramente ipnotizzante.

Decido di passare lì i miei prossimi sei mesi e chiedo ai mie compagni di viaggio di passare a riprendermi in inverno.

Un'altra cosa fantastica di questo posto sono i pesci.
Ce ne sono tantissimi di tutte le misure e colori.
Verso riva nuotano in branco pesci allungati color sabbia e, più isolate, grosse mormore o saraghi. Poi, più al largo, in prossimità delle rocce, incontri pesci stranissimi e colorati.
Alcuni hanno delle striature longitudinali verde-azzurro fosforescenti.
Altri hanno invece un reticolo di striature color cyano fosforescente riempito da colori tra cui l'azzurro e l'arancio con una unica macchia nera sul dorso verso la pinna di coda.
Altri ancora hanno delle larghe striature bianco-nere, sono allungati e con il muso a sbalzo.
Ma i più suggestivi sono certi pesciolini piccoli e scuri, con la coda a forma di coda di rondine ed il musetto tendente un po' al rossastro che, nuotando in branco un po' più al largo su un ineguagliabile sfondo blu del mare e rossastro delle rocce , ti avvolgono tutto attorno in una nuvola di compagnia.
La sensazione è magica. Sembra di nuotare in una vasca dell'acquario di Genova o di essere dentro un documentario di SuperQuark.

Verso sera decidiamo, noi soli, di fare una capatina ad Erice.


Gli altri tre camper, compresi i nostri nuovi amici ferraresi, ci aspetteranno a Scopello, l'altro ingresso della Riserva Naturale dello Zingaro.
Arriviamo ad Erice da una strada abbastanza larga ma tortuosa e ripida. Tutto intorno, il bel bosco che la accompagnava è bruciato, in vari punti, in un recentissimo incendio. Un vero peccato, gli effetti sono stati veramente disastrosi.
Il parcheggio per camper, dietro le mura in prossimità di Porta Spada, è comodo e ben segnalato. Decidiamo di dormire qui visto anche che il clima sembra buono.

Lascio in ricarica ad un bar la batteria della mia macchina fotografica nella speranza che riprenda a funzionare.

Visitiamo Erice. La cittadina medioevale è rimasta intatta. E' molto bella e, soprattutto, non così turistica come sospettavo.
Le belle stradine conservano ancora la caratteristica pavimentazione medioevale fatta a quadrati delimitati da pietre rettangolari più grosse riempiti da pietre quadrate più piccole. Arriviamo alla chiesa proprio all'ora di chiusura e così non riusciamo a visitarne gli interni. Puntiamo allora al Castello e qui la vista è veramente splendida. Si vede la parte di Trapani con le sue saline, le Isole Egadi ed in lontananza anche l'Isola di Mozia.

Dall'altra parte si vede invece il golfo con la Punta del Saraceno e dietro questa la scogliera che precede il paese di S.Vito Lo Capo.

Sulla guida c'è scritto che nei giorni di buona visibilità si può arrivare a vedere l'Etna, dall'altra parte della Sicilia. Non stento a crederci.

A cena mangiamo all'Osteria di Venere. Una cena senza infamia e senza lode, ma il cameriere, un po' triste ed all'inizio tutto rapito dalla TV, perennemente accesa, è molto gentile ed ossequioso.

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