NOTIZIE SUI RITROVAMENTI

ALLOSAURUS NEWS








Futalognkosaurus dukei

Rio de Janeiro, 16 ottobre 2007 - Un fossile di una nuova specie di dinosauro gigante, vissuto circa 80 milioni di anni fa, è stato scoperto da paleontologi brasiliani e argentini in Patagonia. Si tratta del 'Futalognkosaurus dukei', un gigante erbivoro che misurava dai 32 ai 34 metri dalla testa alla coda ed era alto quanto un edificio di quattro piani, secondo quanto ha precisato il paleontologo argentino Juan Porfiri a Rio De Janeiro.


"Si tratta di nuova specie", ha detto l'esperto, aggiungendo che si tratta del fossile di uno dei tre più grandi dinosauri scoperti finora nel mondo. Il nome che gli è stato dato deriva dalla lingua indigena dei Mapuche e significa «capo lucertola gigante».

"Abbiamo trovato il 70% dello scheletro -  sottolinea Jorge Calvo, direttore del centro di paleontologia dell'Universita' argentina di Comahue - il 'capo gigante dei sauri' aveva una lunghezza tra i 32 e i 24 metri, con un peso pari a 8 tonnellate". Solo una vertebra è lunga 1,10 metri, e pesa 200-300 chili.










                                       


                               Nuovo Adrosauro                                          




Scoperto nel Cretaceo dei Rocky Mountains una nuova specie di adrosauro con una lunghezza stimata di 10 m. Finora si ha scoperto solo resti di un teschio, con impressionanti 300 a 800 denti.





I dinosauri scavatori

Oryctodromeus cubicularis



Trovati i resti di una nuova specie di dinosauri che si rifugiava in tane sotterranee e si prendeva cura dei piccoli
E’ stata scoperta una famiglia di dinosauri che viveva e moriva in una buco sottoterra. I paleontologi dicono che è la prima prova valida del fatto che i dinosauri vivevano in tane e che gli adulti accudivano i piccoli a lungo dopo la schiusa delle uova. I dinosauri scavatori di tane fanno parte di una specie erbivora a due zampe sconosciuta in precedenza, che Varricchio ha chiamato Oryctodromeus cubicularis, che significa letteralmente “corridore che scava tane”.

L’esemplare adulto si è riparato assieme a due giovani, di circa metà di lunghezza, in una fossa alla base del cunicolo, originariamente ricoperta da mezzo metro di terra.
La scoperta è assolutamente sbalorditiva” ha commentato David Fastovsky della University of Rhode Island di  New York, USA, perché dimostra in modo convincente un comportamento in precedenza sconosciuto dei dinosauri.  Inoltre sostiene anche il fatto che i dinosauri si prendevano cura dei loro piccoli, come i loro lontani discendenti, gli uccelli moderni.







Un nuovo gigante

Il "Mapusaurus rosae"


LAZA HUINCUL, Argentina – A ridosso della Cordigliera delle Ande, due paleontologi hanno ritrovato i resti di un gruppo di sette esemplari di dinosauri carnivori. Per la prima volta gli esemplari sarebbero stati trovati in gruppo.


L’argentino Rodolfo Coria e lo statunitense Phil Currie, hanno effettuato il ritrovamento a 15 chilometri a sud di Plaza Huincul, nella provincia argentina di Neuquen, vicino al confine con il Cile. I fossili ritrovati apparterrebbero a sette esemplari di dinosauri di una nuova specie, chiamata Mapusaurus rosae, in omaggio agli indios mapuche che risiedono nella zona.

La scoperta è straordinaria. Perché è difficile trovare i resti di sette dinosauri insieme innanzitutto. Ma ancor di più perché ciò porterebbe a rivedere la storia. Fino ad oggi infatti, si credeva che i grandi dinosauri vivessero in solitudine. “Il vivere in comune – ha dichiarato Rodolfo Coria al quotidiano argentino “La Nacion” – è caratteristica di animali di dimensioni minori che, attraverso la struttura sociale, si difendono dai predatori. Sorprende la constatazione che dinosauri carnivori come questi, che si trovano necessariamente in cima alla piramide dei grandi predatori, vivessero in comune”.

Il mapusauro sarebbe lungo una dozzina di metri e peserebbe circa sei tonnellate. Per riportare alla luce i resti dei sette dinosauri, il gruppo dei due paleontologi ha lavorato nelle operazioni di scavo per cinque mesi, distribuiti in cinque anni''



   

COCCODRILLO DEL CRETACEO, 

IL "SARCOSUCHUS"

 Il Sarcosuchus  Imperator era un coccodrillo di dimensioni straordinarie, misurava 12 metri in lunghezza e pesava ben 8 tonnellate e potrebbe essere stato un predatore di dinosauri.
Le caratteristiche del cranio e della mascella del Sarcosuchus, lo mettono in relazione con i fossili di due antiche razze di coccodrillo, entrambe mangiatrici di pesci, conosciute come Pholidosaurus e Terminonaris.
Il Sarcosuchus viveva nei depositi fluviali, non marini, e l'anatomia del suo apparato nutritivo è indicativa di una dieta più generalizzata.
Il muso largo e allungato del Sarcosuchus è caratterizzato da un'escrescenza tondeggiante, o bolla nasale (questa protuberanza poteva avere avuto funzioni sia olfattive che sonore).
In un solo sito archeologico nigeriano sono stati rinvenuti resti fossili di sei diverse specie di coccodrilli, inclusa una "non più grande di un biscotto alla crema", commenta Paul C.  Sereno(uno studioso di Chicago). "Questa è la cosa affascinate dell'evoluzione dei coccodrilli. Sembra che gli esemplari moderni costituiscano il punto di equilibrio della scala di grandezza, che ha visto la scomparsa degli esemplari più grandi e più piccoli".


VON LETTOW VORBECKI

Il nome di questo dinosauro(anche se poco conosciuto)gli era stato dato in onore del generale tedesco
von Lettow Vorbeck (prima guerra mondiale).
Il dinosauro è stato identificato come un "Dysalotosauro"(si conosce ancora ben poco di questa specie) ritrovato nell' Africa dell'est.


                                                               UOVA IN PATAGONIA

I  paleontologi hanno scoperto in patagonia una vasta  pianura di nidi di dinosauri erbivori. Precisamente a Neuquen sono stati  rinvenuti 15 nidi, ognuno con 35 uova protette da una piccola muraglia di argilla.
Questa zona è di dimensioni notevoli, circa 20 chilometri di lunghezza per 6 di larghezza, gli scavi continueranno per accertarsi che non sia l'unico insediamento della zona.
Le uova sembrano essere di un titanosaurus, un erbivoro quadrupede con un lungo collo, lungo circa 15 metri che  era molto comune 80 milioni di anni fa in Argentina.
Lo scorso anno nella provincia del Rio Negro sono stati scoperti dei resti di un dinosauro ancora senza nome, che si pensa sia la creatura terrestre più grande  mai scoperta.




 
TITANOSAURI DALLE PICCOLE DIMENSIONI

 
 
 

Dopo la scoperta in Patagonia di un luogo di nidificazione del tardo Cretaceo, che ci ha fornito una quantità di informazioni sulla la vita di questi antichi animali, sono state rinvenute sei uova fossili contenenti al loro interno dei piccoli titanosauri in stadio fetale.
I fossili sono  in ottimo stato di conservazione ed i teschi potrebbero consentirci di far luce sullo sviluppo evolutivo di questi animali.
I titanosauri erano enormi creature che potevano persino raggiungere il peso di 100 tonnellate. Questi sauropodi dal lungo collo si sono diffusi in tutto il mondo, eppure i loro teschi sono estremamente rari.
I teschi che sono stati rinvenuti, riferiscono gli autori del rapporto, "fanno luce su alcune delle caratteristiche craniche più importanti dei sauropodi".



 
 
IL RITROVAMENTO DEL 

"Sinovenator changii"

 Gli studiosi descrivono uno scheletro parzialmente completo di un dinosauro della dimensione di un pollo, di una razza precedentemente sconosciuta, vissuto nella regione cinese del Liaoning circa 30 milioni di anni fa.        Secondo il rapporto, il nuovo esemplare appartiene alla famiglia dei troodontidi e il suo ritrovamento suggerisce che numerose caratteristiche "da uccello siano comparse nei dinosauri molto prima di quanto gli scienziati sospettassero. Il nuovo fossile, che è stato chiamato Sinovenator changii, proviene dalle stesse regioni che lo scorso anno hanno ridato la luce agli spettacolari resti completi di un dinosauro pennuto,si tratterebbe di un vicino parente dell'Archaeopteryx, un uccello vissuto nello stesso periodo, e probabilmente aveva delle piume sul corpo, sebbene non ne sia rimasta traccia nel fossile ritrovato.                                                                                                  Il Sinovenator, primo e più antico troodontide tuttora ritrovato, mostra numerose caratteristiche - la taglia ridotta, per esempio - che non appariranno nei troodontidi dei periodi successivi ma saranno proprie dei dromaeosauridi, vicini parenti degli uccelli,e degli uccelli stessi.



 


SEMPRE PIU' CERTEZZE SULL' IPOTESI DEL
METEORITE

       I geologi non hanno più dubbi, nuove tecniche di rilevazione di particelle spaziali confermano che un meteorite fece terminare l'era dei dinosauri. L'esito di questa ricerca è stato pubblicato sulla autorevole rivista "Scienze". I geologi hanno analizzato impronte, spore e ossa di più di 70 milioni di anni fa poste nel Nord America orientale e hanno misurato la quantità di polvere di iridio e i valori magnetici dei detriti corrispettivi. Dennis V. Kent docente di geologia della Rutgers University, afferma che le tracce di iridio sono equivalenti ad un evidenziatore cronologico. L'iridio è un elemento presente praticamente ovunque negli oggetti spaziali, quindi viene sfruttato per collegare con precisione un epoca ad un impatto con un meteorite, da li si può risalire facilmente fino agli abitanti della terra del periodo.




 
 
LE CORAZZE

 Alcune razze di dinosauri erbivori hanno nel corso di milioni di anni sviluppato una spessa corazza che gli garantisse una maggior protezione agli attacchi dei carnivori. Questo gli permetteva naturalmente di riportare meno danni e di far desistere anzitempo l'aggressore. I dinosauri che si ricordano maggiormente per la loro "armatura" sono sicuramente gli Stegosauri, e soprattutto tutti gli Ankylosauri. La comparsa delle corazze nei dinosauri risalgono al Giurassico inferiore, lo Scelidosaurus fu il primo ritrovamento, scoperto in Inghilterra.  Sicuramente non era il massimo in termini di protezione, però era un buon inizio. La prima vera corazza perfetta sotto tutti i punti di vista fu quella degli ankylosauri, ed era completa rispetta a quella dello Scelidosaurus. Gli ankylosauri comparvero nel cretaceo superiore e svilupparono un vero sistema di difesa dagli attacchi dei carnivori, le placche ossee ormai si erano unite e formavano una corazza unica sui fianchi, con una coda rinforzata, anche la testa ormai era completamente corazzata. Gli ankylosauri svilupparono talmente bene le loro corazze che la natura gli fornì persino delle palpebre corazzate, con scudi veri e propri che le proteggevano. Si pensa che quando subivano un attacco questi invece di fuggire si accovacciassero, avvicinando le zampe anteriori alle posteriori, proteggendo così la testa. Questa tattica difensiva non era però usata da tutti gli ankylosauri, non tutti rimanevano passivi, alcuni specie erano fornite di pericolosissime code.
Gli ankylosauri erano divisi in due categorie, quelle munite di spesse corazze, e quella dei nodosauri, che come tattica usavano l'accovacciamento. Gli ankilosauridi non rinunciarono alla lotta contro l'agressore, e sferravano pericolosissimi colpi di coda, che all'estremità solitamente aveva placche ossee con punte. Un colpo simile era in grado di tramortire un terapode o addirittura spezzargli le gambe.


 
 



 
 
 
ESISTONO DINOSAURI VELENOSI?

 

I dinosauri che sputavano veleno che abbiamo visto in "Jurassic Park" erano una pura invenzione holliwoodiana, eppure alcuni dinosauri potrebbero aver realmente avuto un morso velenoso. La rivelazione proviene da un dente di due centimetri ritrovato in Messico, solcato da un canale simile a quello che si trova nei denti dei serpenti velenosi odierni. Questa è la prima prova evidente che alcuni dinosauri erano velenosi.
Il dente, curvo e simile ad una lama, proviene da un piccolo teropode, una famiglia di predatori a due zampe di cui faceva parte anche il famigerato Velociraptor, il Tirannosauro e il Dilofosauro.
Comunque la struttura a canale del dente è unica tra i dinosauri. Essa somiglia molto a quella dei denti, atti ad iniettare veleno, dei serpenti della famiglia dei cobra o di quelle lucertole velenose come il mostro di Gila e l'Eloderma orrido del Messico.
Gli altri paleontologi sono affascinati da questa teoria, ma si mantengono cauti. "Non esistono prove inconfutabili
dell'avvenuta esistenza di teropodi velenosi" dice Tom Holtz dell'università del Maryland. "Comunque non c'è un percorso seghettato invertito e il solco nella parte posteriore del dente, mentre gli altri animali che hanno una scanalatura in quella posizione si sa che sono velenosi.
Inoltre è stato ritrovato un solo dente, in rocce con un'età compresa tra i 70 e gli 80 milioni di anni. Misurando dai 5,6 ai 9,5 millimetri alla base, il dente potrebbe essere appartenuto a molte specie di teropodi. Benché altri teropodi siano stati ritrovati all'interno delle stesse rocce, non è ancora chiaro a quale fossile di animale appartenga.


 
 
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