Grazie a una simulazione che riproduce il processo evolutivo, un gruppo di scienziati ha scoperto che i dinosauri bipedi correvano molto più veloce degli esseri umani.
Gli esseri umani sono molto fortunati a
non essersi mai imbattuti in un Tyrannosaurus rex.
Da
una sofisticata simulazione al computer sviluppata di recente è
emerso
che la maggior parte dei dinosauri bipedi, e tra questi anche il grosso
e ingombrante T. rex, sarebbero stati in grado di correre alla stessa
velocità di un atleta.
I dinosauri più piccoli, come ad esempio
il Velociraptor, sarebbero invece stati facilmente in grado di superare
in corsa anche il più veloce degli esseri umani.
La scoperta di come esattemente camminavano e correvano i dinosauri bipedi non è stata facile, in quanto attualmente non esistono specie viventi che abbiano la stessa struttura corporea dei dinosauri.
Al giorno d'oggi, i parenti più prossimi di tali dinosauri sono emù, struzzi e polli, che i ricercatori hanno studiato, cercando di poter stabilire dei paragoni. Alcune stime fatte in passato della possibile velocità di corsa dei dinosauri, basate su tali comparazioni, hanno dato però risultati diversi e in disaccordo tra loro.
In uno studio dettagliato sul tema, pubblicato nel 2002, i movimenti del Tyrannosaurus rex erano stati comparti a quelli di un pollo, suggerendo che il dinosauro aveva muscoli delle gambe a sufficienza per raggiungere solo la metà della velocità di corsa che può raggiungere un essere umano.
Secondo William Sellers della Università di Manchester, in Inghilterra, questo tipo di paragoni può essere fuorviante. "Questo tipo di calcoli può prevedere con accuratezza la velocità di corsa di un pollo di sei tonnellate, ma per i dinosauri le cose sono molto differenti, la loro struttura corporea è molto diversa da quella di un pollo", afferma.
William Sellers insieme al collega Phillip Manning ha inventato un nuovo tipo di approccio a questo tipo di studi, che loro stessi chiamano "evolutionary robotics", ovvero "robotica evolutiva", che hanno utilizzato per generare nuove stime della velocità massima raggiunta da molti dinosauri bipedi.
I ricercatori hanno
costruito un modello
al computer dove hanno riprodotto modelli di ossa, muscoli e struttura
scheletrica delle gambe di cinque gruppi di dinosauri: il
Tyrannosaurus, il Velociraptor, l'Allosaurus (che assomiglia molto a
una miniatura del Tyrannosaurus), il Dilophosaurus (che è
leggermente
più piccolo), ed il Compsognathus, che ha le dimensioni di un
pollo.
Per
iniziare, i ricercatori hanno ridotto le possibilità di
movimento dei
modelli: ciascuno di essi poteva infatti muoversi in una varietà
enorme
di modi differenti, complicando notevolmente ogni possibilità di
analisi.
Sellers e Manning hanno così generato un groppo potenziale di esemplari per ciascun gruppo, includendo molti modelli i cui movimenti presentavano solo piccolissime differenze.
Hanno poi fatto sì che questi modelli competessero un con l'altro. In questo modo hanno potuto scartare quelli che cadevano dopo solo pochi passi da quelli che erano in grado di correre veloce, dai quali hanno sviluppato una nuova generazione leggermente modificata rispetto all'originale.
Dopo
aver creato centinaia di nuove generazioni, sono stati in grado di
simulare il processo evolutivo che ha portato allo sviluppo di un
andamento rapido ed efficiente per i dinosauri bipedi.
Lo stesso
metodo era stato usato in passato anche per simulare l'andamento di
specie estinte di ominidi, ma "noi siamo gli unici ricercatori ad
averlo sperimentato sui dinosauri", afferma William Sellers.
Per
controllare che il modello di simulazione funzionasse davvero, Sellers
e Manning lo hanno applicato anche agli esseri umani, agli emù,
e agli
struzzi. Passando attraverso lo stesso processo evolutivo utilizzato
nella simulazione dei dinosauri, i ricercatori sono arrivati a
sviluppare un tipo di portamento per ciascuna delle tre specie molto
simile a quello reale attuale.
Infine, hanno fatto competere tra
di loro le differenti specie. Così è emerso che gli
esseri umani e il
Tyrannosaurus erano i più lenti di tutti, correndo entrambi a
una
velocità media di circa 18 chilometri
all'ora.
I dinosauri più
piccoli sono risultati essere anche quelli che correvano più
veloci, e
la più piccola creatura del gruppo, il Compsognathus, ha
raggiunto una
velocità di 64 chilometri per ora.
"I risultati che abbiamo
scoperto corrispondono alla migliore stima attualmente esistente su
quanto veloce potessero correre questi animali preistorici, conclude
Phillip Manning.
Non tutti però sembrano essere convinti da
questo tipo di approccio. "Credo che il loro metodo non funzioni bene
per i dinosauri più piccoli, quelli della dimensione di un
pollo",
afferma John Hutchinson del Royal Veterinary College di Londra, in
Inghilterra, che condusse lo studio del 2002 sul T. rex.
Secondo
lo studioso, la stima sviluppata per il Compsognathus è
inverosimile e
ridicola. "Questo nuovo modello di 'evolutionary robotics' è
molto
promettente ma richiede ancora molti aggiustamenti. Si tratta comunque
di un importante passo avanti, che potrebbe anche aiutarci a
comprendere come ad esempio i dinosauri fossero in grado di saltare",
conclude John Hutchinson.