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riguardante gli articoli sulla paleontologia italiana


Quando in Trentino passeggiavano i dinosauri ..
 
In un fresco pomeriggio nel Maggio dell’88, Luciano Chemini si inerpica tra le rocce dei “Lavini di Marco”,nei pressi di Rovereto(in Trentino),ricordati anche da Dante nel 12° canto dell’Inferno. E’ un paesaggio quasi lunare,dove sono messi a nudo gli ampi strati di Calcari Grigi di Noriglio,risalenti all’inizio Giurassico(200 milioni di anni fa).Ed è qui che Chemini,geometra appassionato di natura e geologia,si trova per una delle sue solite escursioni. Ma quel giorno accadde qualcosa di inaspettato: sul colatoio naturale che stava risalendo individuò una decina di buche a distanza regolare e ben allineate su due file. Erano forse state create dall’esplosione di qualche granata nella 1° guerra mondiale? O nascondevano qualcosa di più,magari un segreto antico e ancora ignoto..? La conferma che non fossero di opera umana,ma bensì orme di dinosauro,fu annunciata nel 1990,dopo gli studi effettuati da alcuni paleontologi e da M. Lazinger,allora conservatore del Museo Tridentino di Scienze Naturali. La notizia ebbe una grande eco sull’opinione pubblica e fra notiziari e riviste. Nel colatoio,che oggi porta il nome del suo scopritore,vennero individuate almeno venti piste. Ma il colatoio era solo una minima parte di quella che poi si è rivelata una immensa miniera di orme. A partire dal 1991 paleontologi di Trento,Udine e Padova(tra loro Giuseppe Leonardi, Giuseppe Muscio, Marco Avanzini e Paolo Mietto)completarono l’esplorazione del sito portando alla luce un migliaio di antiche impronte,di ben 18 specie diverse! Le più profonde,di forma ovale,furono probabilmente lasciate da antichi sauropodi vulcanodontidi,erbivori dal lungo collo pesanti anche 3-4 tonnellate. Ma l’80% delle orme è rappresentato da quelle a 3 dita di dinosauri carnivori,i cosiddetti teropodi(“zampe di bestia”),che all’epoca erano ancora piuttosto primitivi se paragonati alle forme successive. Troviamo tracce di specie simili al famoso dilofosauro(grossi carnivori,lunghi fino a 6 m.)e altre più piccole,forse lasciate da animali affini ai veloci Syntarsi,che arrivavano ai 2-3 metri di lunghezza e non più pesanti di un centinaio di chili. Ma in base ad orme tridattile lunghe ben 40 cm,sembra che vi fosse anche un’altra specie carnivora,che doveva arrivare persino agli 8 metri. Troviamo poi un 5% delle impronte,lasciate da dinosauri erbivori Ornitopodi. Le loro orme sono a tre dita corte e ravvicinate,con estremità arrotondate. Alcuni di loro erano forse imparentati ai piccoli fabrosauro,lesothosauro o scutellosauro,ma vi erano forse anche forme maggiori. Infatti la misteriosa pista ROLM 9(ROLM sta per Rovereto-Lavini-Marco),di cui ancora è incerta l’appartenenza,fu probabilmente lasciata da un lontano antenato dell’iguanodonte,simile ad un camptosauro. Ma di questi animali si hanno resti negli strati di epoche successive,a partire dal Giurassico medio-superiore. Secondo alcuni la pista ROLM 9 fu lasciata da un altro vegetariano,lo scelidosauro,un dinosauro corazzato. Infine sono state rinvenute tracce di prosauropodi,antenati dei dinosauri giganti dal lungo collo(i sauropodi),forse simili a plateosauri. Questo indicherebbe la convivenza fra forme evolute insieme a quelle antenate,un altro fatto che rende unico il ritrovamento. I Lavini di Marco ci regalano tuttora nuove scoperte e molti misteri devono essere ancora svelati. Su una delle lastre più ampie(a quota più elevata)si trovano centinaia di orme(alcune di appena 3 cm)lasciate da piccoli teropodi,forse poco più che neonati. Un'altra scoperta interessante è stata quella di forme “Anomoepus”,cioè la traccia lasciata da un dinosauro che si era “accovacciato” sui talloni,producendo due solchi paralleli con i metatarsi(di orme simili se ne contano solo poche decine al mondo). Troviamo poi un’altra pista,formata da 3 strisciate parallele,prodotta dalla punta delle dita di un dinosauro carnivoro.. che stava nuotando in acque basse,e quindi raspava sul fondo. Ma molte questioni sui Lavini sono ancora irrisolte. Ad esempio perché la maggior parte delle tracce sono state lasciate da dinosauri carnivori? Oppure:come è possibile che semplici litorali ed isole fornissero cibo sufficiente agli animali,in particolare i grandi erbivori? Forse gli scienziati hanno trovato una soluzione a questi enigmi,ma si tratta solo di pure supposizioni ipotetiche,come succede spesso in questa disciplina. Forse la maggior parte delle orme furono lasciate da teropodi carnivori in quanto essi possedevano un metabolismo più efficiente ed un livello di attività superiore a quello dei dinosauri vegetariani. Per questa ragione riuscivano a coprire distanze maggiori e produrre un maggior numero di tracce. 


Per ultimo affrontiamo la questione sulle esigenze di cibo.. I Lavini di Marco ,200 milioni di anni fa,dovevano somigliare alle attuali Bahamas. L’ambiente poteva mutare radicalmente grazie al regolare gioco delle maree ,capaci anche di far emergere,affondare o unire estesi cordoni di fango,anche per lungo tempo. Le orme si sono conservate nello strato appena superiore a quello di marea. Il clima era molto diverso dall’attuale, con temperature che si aggiravano costantemente tra i 25-27 gradi,come in una eterna calda primavera. Le isole dovevano essere ricoperte di vegetazione: felci,bennettitali(simili a palme),conifere etc. Ma questa quantità di piante era sufficiente a sfamare una popolazione di grandi dinosauri erbivori? Animali vegetariani come i sauropodi necessitavano certo di grandi quantità di cibo e la vegetazione di piccole isole non sarebbe sicuramente bastata. Immaginate un branco di elefanti alle Bahamas, che per sfamarsi hanno bisogno di 70 kg di foraggio al giorno,mangiando per quasi dieci ore. Impossibile,no? In altre parole: i dinosauri dei Lavini erano stanziali e vivevano su isole più estese(dove quindi potevano essere soddisfatte le loro esigenze)o stavano forse migrando? Secondo Giuseppe Leonardi questi animali si stavano spostando alla ricerca di cibo o per raggiungere terreni di riproduzione. Inoltre le orme sembrano seguire tutte una stessa direzione,che va da nord-est a sud-ovest e viceversa,come se quei dinosauri stessero percorrendo la stessa rotta migratoria. Recenti studi compiuti da Marco Avanzini sulla relazione pollini fossili/orme sembrano confermare l’ipotesi: le varie specie arrivavano qui quando il clima si faceva più umido. E ora chissà quali ricerche o ritrovamenti verranno ancora effettuati presso Rovereto,dove oggi possono essere ammirate le splendide impronte fossili. Magari un giorno sarà proprio uno di voi a trovare nuove tracce,ai Lavini di Marco o altrove. In fondo è successo proprio questo al geometra Luciano Chemini,che nel Maggio 1988 trovò le orme per pura casualità. Ma spesso la fortuna va aiutata,quindi è sempre meglio essere informati e saper contattare il caso alle persone adatte.

Articolo di Fabio Mannucci


letture consigliate:

Dinosauri in Italia, a cura di G.Leonardi e P.Mietto, Accademia editoriale, 495 pp., EURO 35, Roma-Pisa 2000;                                      
 Dinosauri italiani, C. Dal Sasso, 256 pp., EURO 14,98,Marsilio, Venezia 2001;




Ultime considerazioni

Ma chi erano quindi i dinosauri dei Lavini?

I più numerosi erano i carnivori teropodi di dimensioni variabilissime (le loro orme sono a centinaia), probabilmente attribuibili a Ceratosauri, ma forse anche a primitivi Tetanure.

Seguono le piste degli erbivori: tra esse una ventina di antichissimi sauropodi Vulcanodontidae, considerate fino ad oggi le piste di sauropodi più antiche mai scoperte.

Alcune orme appartenevano a erbivori primitivi di piccole dimensioni (Ornitischia) e poche piste sono forse state lasciate da grandi Ornithopoda, erbivori bipedi.

Ai Lavini è anche documentata la presenza di animali di taglia motlo più piccola come piccoli roditori e altro


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