In un convegno, svoltosi a Siena, che ha reso giusto omaggio
allo scrittore, storico e critico d'arte, Cesare Brandi, sono
state messe in luce le qualità non comuni del fine critico,
ma anche dell'estensore di prose di viaggio (pellegrino in Toscana,
in Puglia, in Africa, in Oriente) e di poesie (le Elegie). Un
denso volume di Atti, curato da Electa, è dedicato all'evento.
Sono stati evocati i suoi magistrali saggi sui pittori senesi
del passato e su artisti dell'epoca contemporanea, come Morandi
Braque e Picasso, e ricordati i dialoghi dedicati alle varie arti,
così come i suoi trattati sul restauro dell'opera d'arte
e sulla teoria della critica.
Non potei mancare alle onoranze per il concittadino e il maestro,
e dopo gli immancabili e giustificati consensi non ho creduto
di fare torto all'amico soffermandomi su un punto della Teoria
generale della critica sul quale avevo un rispettoso dissenso.
Cesare Brandi, trattando del cinema, e dei testi preparatori dei
film, cioè le sceneggiature, aveva manifestato l'opinione
che alle stesse non si doveva riconoscere un valore letterario.
Indubbiamente chi ha dimestichezza con la lettura delle sceneggiature
guarda più alla struttura del film ideato, non gli sfugge
il valore del dialogo, ma non pretende di trovare in ogni copione
valori assoluti di scrittura, tanto più che la sceneggiatura
non è quasi mai "di ferro" e subisce cambiamenti
nel lavoro pratico di realizzazione. Poi, sullo schermo, quel
che conta finora è stata ed è soprattutto l'immagine.
Sarebbe difficile ritenere esempio di validità letteraria
ogni scenario cinematografico, ma neppure è accettabile
una affermazione di tipo contrario.
L'analisi del fenomeno cinematografico non è tenuta in
disparte negli scritti di Brandi, dal Carmine o della pittura,
dove definisce il cinema "il volgare del nostro tempo",
alla Teoria generale della critica. Non ne riporteremo che le
conclusioni.
Brandi riconosce che nel cinema, a differenza che nel teatro,
si realizza il voto di una certa regìa teatrale aspirante,
nel regista-cineasta, ad essere autore dello spettacolo, di contro
all'autore del dramma. "Nel cinema", conviene lo scrittore,
"può esservi più discussione, ormai l'autore
del film non è lo sceneggiatore ma il regista, anche se
il film sia tratto da un romanzo o da un dramma. Il regista, infatti,
con i suoi mezzi a disposizione realizza il processo di immagine
del film. Il film, anche se si basa come il teatro sulla fragranza-astanza
dell'attore-trama, è film per l'immagine audiovisiva, e
solo attraverso questa immagine si determina. Ora la realizzazione
di questa immagine solo al regista compete di diritto, anche se
questo si sdoppi nello sceneggiatore, nello scenografo e nell'operatore
fotografico". Insomma Brandi conviene che il copione non
è il film e nemmeno un genere letterario speciale (come
peraltro apparve ai sovietici): non è che un canovaccio,
allo stesso modo che il canovaccio della commedia dell'arte non
era la commedia.
Su questo punto si rimpiange che Brandi - per la sua scomparsa
- non abbia potuto fare ritorno, dato che i suoi interessi per
il cinema sembravano sempre più accesi dopo aver preso
conoscenza dei testi teorici di Ejzenstejn, Pudovkin, Kuleov,
Arnheim, Cohen-Séat e Mitry, oltre che dei film più
significativi.
E qui c'è da osservare, a nostro avviso, che il copione
può aspirare a diventare genere letterario speciale.
Vi sono testi di Carl Mayer straordinariamente pertinenti, e poetici
in sé, a questo proposito, e tuttavia esistenti soltanto
quali scenari per film.Ve ne sono di Pierre Albert-Birot (I poemi
nello spazio), di Philippe Soupault, di Romain Rolland, di Laszló
Moholy-Nagy, di Zavattini.
Inoltre v'è, dietro la affermazione perentoria, inattaccabile,
che condividiamo, che il regista è l'autore del film,
anche la possibilità di una casistica più ampia
che è, almeno, degna di discussione: penserei intanto a
F.W. Murnau e Carl Mayer, a Marcel Carné e Jacques Prévert,
a Vittorio De Sica e Zavattini, e così via, per ipotizzare
l'esistenza di alcuni co-autori: l'uno, il regista, autore
spaziale, l'altro, lo sceneggiatore, autore temporale.