Gli Stati Uniti sono il quinto paese di lingua spagnola del mondo,
dopo Messico, Colombia, Spagna e Argentina. Los Angeles è
la seconda città messicana, Miami la seconda città
cubana. Negli States vivono circa 30 milioni di quasi parlanti
spagnolo, di essi 8-10 milioni lo parlano perfettamente, mentre
sono un milione gli studenti che nelle università statunitensi
si laureano nella lingua di Cervantes. Grandi parti degli USA
erano fino al 1848 regioni del Messico, cioè California,
Texas, New Mexico, Arizona e parte del Colorado. Dall'occupazione
statunitense fino al 1970 in questi Stati si sono pubblicati ben
2.500 periodici e fino al 1910 i giornali hanno continuato a pubblicare
racconti in lingua spagnola. In Florida una casa editrice in lingua
spagnola, la Ediciones Universal, regge dal 1965, quando venne
fondata dalla famiglia Salvat ed è perciò la più
antica negli USA. A Houston, nel Texas, opera, invece, la Arte
Publico Press che edita autori di lingua spagnola, però
in inglese. A New York, la casa editrice Kinsington ha fatto uscire
una collana, Encanto, con libri in edizione bilingue. Non sorprende,
quindi, che negli Stati Uniti esista una letteratura spagnola
con tanto di autori e ben 4 milioni di lettori. Si tratta di una
nicchia non trascurabile, anche se non paragonabile alle dimensioni
del mercato editoriale in lingua inglese.
Gli scrittori di lingua spagnola operano spesso ignorando assolutamente
l'esistenza di altri loro analoghi e così accade che siano
i lettori che li pongono in contatto. È anche in tal modo
che Roberto Quesada, scrittore hondureño di New York, un
po' per caso e un po' grazie appunto ai suoi lettori è
entrato in contatto con Kurt Vonnegut, autore di Matadero 5,
e con Hardie St. Martin, traduttore in inglese di García
Márquez. Adesso Quesada ha raggiunto un traguardo importante:
due suoi romanzi sono stati tradotti in inglese, Los barcos
e The Big Banana.
Ma in realtà gli scrittori latinos degli USA hanno
un sogno nel cassetto: essere pubblicati in America latina, dove
i potenziali lettori sono 600 milioni, il doppio dei 300 milioni
degli USA. Il livello culturale di questi 600 milioni di potenziali
lettori è però molto basso rispetto ai 300 milioni
statunitensi. Comunque adesso le case editrici statunitensi, per
esempio la Simone & Schuster o The Penguins, cominciano a
pubblicare con successo libri in spagnolo. Di solito un libro
di questo tipo vende intorno alle 10 mila copie, con punte eccezionali
di 50 mila.
È in preparazione e uscirà nel 2003 a cura di
Allan Stavans, professore di letteratura spagnola nell'Amherst
College del Massachusetts, la prima antologia di questo speciale
settore letterario. Si tratterà di un volume di 2.500 pagine,
che comprenderà ciò che è stato prodotto
dal secolo XIX a oggi, vale a dire che arriverà fino alla
letteratura spanglish, come ora si comincia a chiamarla
negli Stati Uniti. Stavans ha anche formulato una prima tipologia
degli scrittori spanglish:
a) nati negli Stati Uniti che scrivono anche in inglese,
b) immigrati che scrivono soltanto in spagnolo e
c) nati negli Stati Uniti che scrivono soltanto in spagnolo.
Al secondo gruppo appartiene il boliviano Edmundo Paz Soldano,
che insegna letteratura spagnola all'Università di Cornell
ed è stato tradotto anche in danese e finlandese, ma non
in inglese. Il peruviano Isaac Goldenberg, direttore dell'Istituto
degli Scrittori Latinoamericani di New York, appartiene invece
al primo gruppo. Dopo sei libri di poesia e tre romanzi, pubblicati
in Perù in spagnolo, sta scrivendo adesso il suo primo
romanzo in inglese. Goldenberg dirige anche la Latino Press, una
casa editrice di New York, che pubblica soltanto in spagnolo.
Questa casa editrice stampa la rivista letteraria Brújula/Compass
che presenta testi sia in spagnolo che in inglese.
Il texano Rolando Hinojosa-Smith è lo scrittore spanglish
oggi più noto, ha infatti vinto il premio Casa de las Américas
con il romanzo Klail City y sus alrededores. Altri scrittori
texani spanglish sono il ministro dell'economia di quello
Stato Henry Cisneros e l'attore Edward James Olmos, che è
anche professore all'Università di Austin e appartiene
al primo gruppo, cioè scrive in entrambe le lingue. Altro
texano di origine messicana, quindi un chicano, è
Santiago Vaquera, il quale, pur rientrando nel primo gruppo, confessava
di avere grosse difficoltà a scrivere in spagnolo. Per
cui, avendo deciso manzonianamente di "lavar i panni"
a Città del Messico, con una borsa di studio vi ha trascorso
un anno migliorando notevolmente la propria conoscenza della lingua
dei padri.
Nel 1999 è apparsa in Spagna, a cura di Eduardo Becerra,
una antologia di autori americani intitolata Lineas Aereas,
in essa uno speciale capitolo è dedicato agli scrittori
spanglish. La traduzione dell'opera in spagnolo ha presentato
la particolare difficoltà, in quest'ultimo capitolo, dei
personaggi che, pur latinos, parlavano invece in madrileno
oppure in una lingua eccessivamente classica, con effetti comici
per i lettori spagnoli. Il problema è stato risolto affidando
a editors provenienti dall'America latina il compito di
ricorreggere in spagnolo latinoamericano. La medesima procedura
ha subito la traduzione in spagnolo del libro di memorie della
portoricana Esmeralda Santiago, Cuando era portorriqueña,
un best-seller per tutti gli statunitensi latinos.