Confesserò una personale insofferenza, se
si preferisce una idiosincrasia: mi rifiuto di concedere qualsiasi
legittimazione alla corrente tendenza di molta critica poundiana
a leggere l'opera del poeta come scritta sulla falsariga di una
visione del mondo coerente e compiuta. Fortunatamente, non cè
nulla di coerente e compiuto in ciò che, più che il
sistema di pensiero di Pound, sarebbe il caso di chiamare il sistema
di indagine poundiano. Tenendo presente che i Cantos
quella summa di sperimentazioni, quell'affresco inconcluso, e giustamente
rimasto tale, di cui H. Selwyn Mauberley, Personae,
le traduzioni dall'anglosassone e dal latino, le versioni dal cinese
rappresentano il lavoro preliminare, gli appunti, lo sketchbook
non sono un'opera filosofica o politica o economica, ma un
lavoro di poesia.
Va tenuto presente inoltre che i significati politici, filosofici,
economici che se ne possono trarre sono frammentari, non di rado
contraddittori. Si vedano per esempio le diverse opinioni sulla
legge mosaica: disprezzata prima ed esaltata poi. Mi riferisco ai
versi in Canto CXXVI:
and there is no need for the Xtns to pretend that
they wrote Leviticus
chapter XIX in particular
with justice Zion
not by cheating the eye-teeth out of don Fulano
or of Caio e Tizio;
why not rebuild it?
[e non cè........ ]
Tali significati sono dunque subordinati al significato poetico,
al lavoro sul linguaggio, al recupero di culture, lingue, memorie
perdute. È dalla letteratura e per la letteratura, è
il caso di ricordarlo, che Pound muove verso l'economia. Ce lo dice
lui stesso quando nel l933 (Murder by capital, ora in Impact,
Chicago, l960) si domanda:
Cosa porta o può portare un uomo, interessato quasi esclusivamente
alle arti, a occuparsi di teoria sociale e allo studio degli [...]
aspetti economici del presente?
e poi si risponde:
Gli effetti del capitalismo sulle arti e le lettere [...] sono
stati: 1) mancato impiego dei migliori artisti e scrittori; 2)creazione
di una nuova burocrazia delle lettere, enorme e orribile, che avrebbe
dovuto agire come curatrice, eccetera; burocrazia che ha sabotato
quasi ininterrottamente la vita intellettuale, oscurando la memoria
dei migliori lavori del passato e impedendo al massimo le opere
dei creatori contemporanei.
È certamente un segno del suo genio avere intuito, all'altezza
di quegli anni e restando all'interno di ricerche squisitamente
estetiche e formali, gli effetti nefasti di certa economia sulle
arti. Ma su questo punto aveva dietro di sé una decisa tradizione
nazionale, a cominciare da Ann Bradstreet e arrivando giù
giù fino a H. D.Thoreau e persino a Whistler. Infatti Bradstreet,
Thoreau e Whistler, ognuno nel suo linguaggio e all'interno delle
convenzioni del proprio secolo, avevano tutti tuonato contro il
mercantilismo e i suoi effetti sulla cultura, nessuno però
si sognerebbe di desumere da quegli attacchi una teoria economica
articolata e compiuta.
D'altra parte, lo stesso carattere frammentario dei Cantos
rende vana, inutilmente arrogante, la ricerca nell'opera di un sistema
di pensiero che offra soluzioni pratiche a questioni di storia o
di economia e li trasformi in qualcosa di diverso da ciò
che essi sono: una affermazione appassionata della necessità
e dell'eternità dell'arte.
In luogo del canto dell'usura, ormai inflazionato da troppe citazioni,
non di rado fatte fuori luogo (così come, in altro campo,
le citazioni eliotiane del correlativo oggettivo che alla
fine tanto irritavano il loro autore: "They simply drive me
mad", mi confessava, camuffato al suo solito da Reverendo,
il gennaio o febbraio 1952, nel suo cubicolo di Russel Square),
voglio qui ricordare un frammento dei Cantos che nell'ultima
parte dell'opera ritorna come refrain, o forse senhal,
e che rappresenta la chiave poetica per comprenderne la struttura.
Nel Canto LXXVI, Pisani:
Le paradis n'est pas artificiel
States of mind are inexplicable to us
[...]
Le paradis n'est pas artificiel,
l'enfer non plus
[Il paradiso non è artificiale ]
E nel XCII, Rock Drill:
Le Paradis n'est pas artificiel
but is jagged,
For a flash,
for an hour.
Then agony,
then an hour,
then agony,
Hilary stumbles but the Divine Mind is abundant
unceasing
[improvisatore.
Non abbiamo né Pareto, né Hume, ma neppure Locke
o Karl Marx dietro a tutto questo. Semmai possiamo vedervi Gemisto
Fletone e al suo seguito, via via, Ocello, Erigena, Grosseteste
e l'intera dinastia dei filosofi medievali della luce. Che ciò
investa anche l'economico e il politico, nessun dubbio, ma come
individuazione di problemi irrisolti, dei quali il poeta può
anche indicare via via ipotesi di soluzioni. In questo senso il
sistema dei Cantos non è nient'altro che una serie
di esempi, in positivo o in negativo. Il Paradiso è uno stato
mentale e così l'Inferno, ci ricorda Pound commentando Dante,
e gli stati mentali, pur concreti quanto alla sofferenza e alla
gioia che ne derivano, restano "inexplicable to us".
D'altra parte: è la stessa concezione dei Cantos
come spiegata a Yeats e da lui registrata in A Packet for Ezra
Pound che rifiuta l'idea di una struttura ideologica
chiusa. Quegli archetipi, cui Pound continuamente si riferisce e
poi i Trionfi, gli avvenimenti che non ritornano, l'insorgere del
presente come negli affreschi di Tura e Del Cossa a Ferrara... E
anche le affermazioni registrate negli opuscoli storici, politici,
economici, così come nelle conversazioni da Radio Roma durante
la guerra, hanno significati assoluti, sono nient'altro che speculazioni,
ipotesi sul contingente. O meglio: sono decodificabili soltanto
se messe in relazione con i pamphlet letterari, con How to Read,
The ABC of Reading, Guide to Kulchur, eccetera. Come questi,
sono anch'esse appunti per l'opera maggiore e soltanto depurate
in quell'empireo assumono senso. Che è artistico, poetico,
letterario, che investe la memoria di venti e più secoli
di storia, di glorie e ignominie, ma soltanto nella creazione artistica
si stabilisce.
Non dovremmo dimenticare, in proposito, l'opinione dello stesso
poeta in An ABC of Reading (ediz. New York 1960, pp. 32-ss):
Writers as such have a definite social function exactly proportioned
to their ability as writers. This is their main use. All
other uses are relative and temporary, and can be estimated only
in relation to the views of a particular estimator.
Ancora:
Partisans of particular ideas may value writers who agree with
them more than writers who do not, they may, and often do, value
bad writers of their own party or religion more than good writers
of another party or church. But there is one basis susceptible if
estimation and independent of all questions of viewpoints.
E prosegue
Good writers are those who keep the language efficient. That
is to say, keep it accurate, keep it clear. It doesnt matter whether
ther good writer wants to be useful, or whether the bad writer
wants to do harm. Language is the main means of human communication.
If an animal's nervous system does not transmit sensations and
stimuli, animalatrophies. If a nation's literatuire declines,
the nation atrophies and decayes.
L'offensiva poundiana contro il cancro dell'usura può anche
essere valutata sul metro dell'invettiva, è certamente un
attacco contro un certo tipo di economia, però è per
la sua espressione poetica, per il suo valore letterario, per l'evocazione
di bellezze perdute come il verso di Villon
pauvrette et ancienne
oncque lettres le lus
che sopravvive. L'esaltazione dell'integrità artistica,
e quindi - ma in subordine - morale, economica e politica, di Henry
James e Gustave Flaubert (Flaubert, ossessionato dalla ricerca del
mot juste e la cui Mme Bovary si ammazza per debiti, ricordiamolo
bene), non la troveremo in sfuriate per quanto sacrosante contro
il mercantilismo, che peraltro qualsiasi giornalista, qualsiasi
sociologo o commentatore politico potrebbe aver scritto,
ma al contrario la troviamo nel montaggio di un ritratto di James
desunto, si direbbe, da quello famoso di J. S. Sargeant, alternandolo
a frammenti da Un Coeur Simple. Londra, Tours, Parigi si
confondono nella corrosiva volgarità dell'epoca.
Un peu moisi, plancher plus bas que le jardin.
«Contre le lambris, fauteuil de paille,
Un vieux piano, et sous le baromètre...»
[...]
The house too thick, the paintings
a shade too oiled.
And the great domed head, con gli occhi onesti e tardi
Grave incessu, drinking the tone of things,
[...]
And the old voice lifts itself
weaving and endless sentence
È il Canto V: che prosegue:
La vieille commode en acajou...
Nell'ultima edizione (1989) di New Directions il testo ha
tuttora Le vieux commode; sarebbe il caso che qualcuno avvertisse
l'editore americano dellerrore.
A proposito di Ezra Pound nell'Autobiography of Alice Toklas
troviamo una ingiusta, maligna, superficiale dichiarazione di Gertrude
Stein.
We met Ezra Pound at Grace Lounsbury's, he came home to dinner
with us and he stayed and he talked about japanese prints among
other things. Gertrude Stein liked him but did not find him amusing.
She said he was a village explainer, excellent if you were a village,
but if you were not, not. (ther bodley head, l935, p. 270)
Gertrude Stein esprimeva l'irritazione che Pound parlasse di cose
che lei ancora ignorava o forse di cui lei stessa voleva parlare,
esagerando con, direi, zitellesca malignità un dato caratteriale
che peraltro anche Wyndham Lewis aveva registrato e che, a suo vedere,
era la ragione degli insuccessi sociali di Pound a Londra. Scrive
Lewis (in Ezra Pound, a cura di Peter Russell, London 1950,
p. 258):
The trouble was that he had no wish to mix, he just wanted to
impress.The British in question were not of the impressionable
kind - hated above all things being impresses and people who wanted
to impress them. I may add that they also disapproved of Americans.
Non so se Pound intendesse veramente far colpo sugli inglesi. Più
probabile che esprimesse le sue irritazioni e le sue ansie (letterarie,
culturali quindi anche sociali e politiche) con una veemenza e un'aggressività
che in quei luoghi non erano usuali. Chi l'ha conosciuto prima degli
anni della depressione senile sa cosa nascondesse la sua aggressività:
l'angoscia di trovarsi culturalmente solo. Anche una timidezza naturalmente,
anche una profonda generosità.
Il discorso mi pare del tutto diverso, più ampio e più
connesso con la sua attività creatrice di poeta. Ezra Pound
faceva sempre partecipe chiunque si trovasse nella sua sfera d'influenza
delle proprie ricerche e dei propri interessi. E sarà imagista
e vorticista, ideogrammatico e neoclassico, bergsoniano e antibergsoniano
attirando chiunque gli si avvicinasse nel suo alveo, perchè
come un fiume tutto trasforma in corrente egli tentava di trasformare
ogni esperienza, ogni fenomeno, ogni sua personale scoperta, in
linguaggio, poesia. Di più: nel suo linguaggio e la sua poesia.
Persino la storia americana diventa, con lui, poesia. Al tempo stesso
però, "andando avanti", insofferente di qualsiasi
catalogazione e di essere inchiodato a un movimento, una singola
esperienza, un'etichetta.
Talvolta naturalmente inciampa, quondam dormitat bonus Homerus,
e nella foga dell'indignazione ottunde la lame dello
scherno e dell'ironia finendo per prendere sul serio il piccolo
borghese Odisseo, quell'homme moyen sensuel, allora lo stesso
"altissimo poeta" cade nel brago delle astrazioni, come
egli stesso chiamava, in The Teacher's Mission, le idee preconcette,
accettate a occhi chiusi. Esempio flagrante e imbarazzante
anzitutto per la scadente resa formale e l'inadeguatezza nell'uso
della lingua italiana in cui sono scritti appaiono così
gli a lungo soppressi Cantos LXXII e LXIII
Purché si ricominci a ricordare la guerra di merda...
Non soltanto imbarazzanti, tragicamente da ridere. Ma basterà
riprendere in mano i due libretti An ABC of Reading e How
to Read, i classici confuciani e il loro complemento storico,
conio, per così dire, L'introduzione alla storia degli
Stati Uniti. Tenendo presente, però, due frasi, ambedue
da How to Read (p. 33), che ci illuminano meglio di qualsiasi
altra sul metodo di ricerca di Ezra Pound.
The man of understanding can no more sit quiet and resigned while
his country lets its literature decay, and lets good writing meet
with contempt, than a good doctor could sit quitet and cotnented
while sone ignorant child was infecting himself with tubercolosis.
E poi:
There's only one quality which unites all great ad perdurable
writers, you don't need schools and colleges to keep 'em
alive. Put them oout of the curriculum, lay them in the dust of
libraries, and once in every so often a chance reader, unsubsidized
and unbribed, will dig them up again, put them in the light again,
without asking favours.
Con le sue ricerche, dialogando con altri poeti e critici suoi
contemporanei, per mezzo della stesura dei Cantos, Pound
intendeva ricostruire un tessuto culturale che il trascorrere dei
secoli aveva frammentato e seppellito. Tentava di stabilire una
koiné che permettesse di decodificare poeti come Lu,
S'ang, Catullo, Bertrand de Born, Omero, Saffo, Shakespeare e Dante,
per fare soltanto alcuni nomi. Informava chi gli stava accanto,
chi pretendeva di occuparsi di arte, di poesia, su ciò che
quel lavoro richiedeva e significava. E aveva a suo riferimento
alcuni ideogrammi cinesi, Psellos e i filosofi della luce, Cavalcanti
e Dante, Omero e Ovidio. Tutto il resto erano in gran parte note
a piè di pagina, glosse.
In questo senso, forse non fu una glossa il rapporto con il bergsonismo,
che non venne intaccato nel 1920, quando Pound guardò con
favore alla critica di Benda.
Belphégor, l'attacco di Julien Benda contro Bergson
e la sua teoria dell' élan vital, fu letto da Ezra Pound
durante un viaggio a Parigi nel l920 e, come ci informano Antony
Julius (T.S.Eliot. Antisemitism and Literary Form, Cambridge,
l996) e il suo recensore L. Menand (Eliot and the Jews, in The
New York Review, June 6, 1996), ne spedì una copia allamico
T.S. Eliot.
Benda, futuro autore della Trahison des clercs, riprendeva
in Belphégor alcune tesi maurassiane relative alla
decadenza della cultura nella società francese a lui contemporanea;
uno dei sintomi di questa decadenza era il rincorrere nell'opera
d'arte il sensazionalismo, il sentimentale, l'emotivo e tutto ciò
che solleticasse l'irrazionale. A questo egli opponeva, pensando
allo stile del grand siècle, un neoclassicismo che,
come si sarebbe espresso André Gide, tendesse "sempre
più verso la litote". Una delle tante ragioni della
decadenza, proseguiva Benda anche in questo seguendo Maurras, stava
nel fatto che la cultura francese era ormai quasi totalmente in
mano alle donne. Un'altra ragione era l'influenza negativa delle
recenti immigrazioni dall'Europa dell'est di ebrei, che erano ben
diversi dagli ebrei francesi. Infatti, mentre questi ultimi erano
"severi e moralistici", i nuovi arrivati, che egli definiva
"parvenus dell'industria e della finanza", gli apparivano
"ingordi di sensazionalismo". Ciò lo spingeva a
identificare l'ebreo integrato con l'ebreo della Bibbia, per lappunto
"severo e moralistico", che egli opponeva simbolicamente
al "cartaginese", al nuovo arrivato. L'antagonismo, seguitava
Benda, era quello antico che aveva sempre opposto Jahvé
a Belphégor (il nome biblico di Baal) e adesso
opponeva Spinoza a Bergson. Belphégor, insomma, era Bergson.
Sono affermazioni per le quali sarebbe difficile accusare Benda
di antisemitismo e non soltanto perché egli stesso, Benda,
era ebreo, ma soprattutto perché il suo discorso, proprio
nei suoi distinguo, esprimeva in realtà preoccupazioni
sociali, quelle dellebreo integrato, colto e religiosamente
agnostico, cresciuto nella koiné francese, cioè
se stesso, di fronte allo straniero nato e cresciuto nellebraismo
ortodosso dellest, che si rifiutava o non era capace o non
gli importava di integrarsi e che soprattutto, a giudizio di Benda,
aveva interessi immediatamente ed esclusivamente economici, per
nulla culturali. E tuttavia Benda, attaccando in quei termini Bergson,
colpiva invece ciò che c'era di più integrato nella
cultura francese, ciò che per molti versi era più
francese persino del superpatriottico Maurras, così provinciale
e culturamente arretrato.
Era un annoso conflitto, quello in cui Benda si era coinvolto,
perché neoclassicismo e bergsonismo, mente e cuore si sarebbe
detto in altri luoghi, riproponevano lo scontro tra gli antichi
e i moderni, tra i classici e i romantici. Durante il risorgimento
anche l'Italia vi era passata. Come alla vecchia querelle
italiana anche a questa guerra culturale, letteraria, erano inerenti
significati politici, e quelli di Maurras si sarebbero rivelati
decisamente inquietanti, ma Benda si sarebbe dissociato per tempo
da quel suo maestro.
Antidreyfusardo, monarchico, fondatore dell'Action française,
infine a fianco di Pétain dopo la disfatta della Francia
(ma dicendo di essere simultaneamente "contro i collaborazionisti
di Vichy e i secessionisti di Londra"), Maurras era cattolico
scomunicato, poi riammesso all'ortodossia, e antibergsoniano. Era
anche antisemita e quindi secondo critici come i citati Julius
e Menand per la proprietà transitiva, se Pound ammirava
il Belphégor di Benda, il quale traeva argomenti per
il suo antibergsonismo da Maurras, vuol dire che era antisemita.
Fortunatamente, la cultura e le simpatie umane hanno percorsi più
concreti e complessi.
E se sono innegabili le simpatie di Pound per la dittatura fascista
e per la stessa repubblica di Salò, assai più sfumato
dovrebbe essere il discorso sul suo, per me presunto e tuttora indimostrato,
antisemitismo. Lo stesso vale per il rapporto che Pound ebbe con
il bergsonismo. Anche in questo caso, il suo atteggiamento fu assai
più complesso di quanto certa critica sembra voler sostenere.
È credibile che Pound sia stato "iniziato" al
bergsonismo da T. E. Hulme. Espulso da Cambridge per una baruffa,
Hulme, che sarebbe morto nella prima guerra mondiale, aveva seguito
le lezioni di Bergson al Collège de France e poi se ne era
fatto propagandista a Londra. Diversamente da Benda, non trovava
nessuna contraddizione tra le idee di Bergson e il classicismo,
che egli preconizzava come l'arte dei prossimi decenni. Dopo cent'anni
di romanticismo, scriveva, «siamo alla vigilia di un ritorno
a gusto classico». «Nel verso classico perfino i voli
più alti della fantasia tradiscono una volontà di
non dir tutto, un riserbo.» Sarà sotto lo stimolo delle
teorizzazzioni neoclassiciste di Hulme che Pound muoverà
per teorizzare l'imagismo.
Si può concedere, come sostiene Michael Levenson (Genealogy
of Modernism,1984), che Hulme sia stato bergsoniano fino al
l912 e antibergsoniano a partire da quella data. Anche se personalmente
considero superficiale questo tipo di conclusioni. Il fatto è
che Hulme trovava in Bergson qualcosa di totalmente diverso da ciò
che vi vedeva Benda o, magari, lo stesso Bergson. Come a T.S. Eliot
(Essays, p. 89) ciò che importava a Hulme era che
il filosofo francese apparisse «in favor of an intuition below
reason» (T.S.Eliot, Essays Ancient and Modern, London
1936, p.86), cioè in favore di un'intuizione controllata
dalla ragione: i sentimenti inchiavardati all'interno di una forma,
era ciò che di più classico potesse darsi dal punto
di vista di Hulme.
Il primo interesse di Pound per Bergson sembra in effetti risalire
al l911, quando, in una lettera a sua madre, esprimeva apprezzamenti
per le conferenze bergsoniane di Hulme. Interesse non significava
adesione e, come egli stesso avrebbe ricordato nella prefazione
a Cavalcanti, già allora aveva apposto al bergsonismo di
Hulme certe notazioni psicologiche e soluzioni stilistiche osservate
nelle Canzoni di Guido. Hulme ne era rimasto impressionato.
In realtà non credo che in Pound si possa parlare di bergsonismo
o antibergsonismo. Sono piuttosto da notare talune affinità,
inaspettate contiguità e forse anche influenze. Probabilmente
bisogna parlare, perché no?, di Zeitgeist.
In comune c'era il desiderio di sottrarre l'uomo "la frénésie
industrielle de notre civilization [pour] redécouvrir la
frénésie d'ascetisme du Moyen Ages", come
a proposito di Bergson scrive G. Markow-Totevy (Dictionnaire
des idées contemporaines, Paris 1964: ad vocem). Anche
qui però occorre distinguere, perché l'interesse di
Pound per il Medioevo non includeva certo la "frenesia d'ascetismo".
Al contrario, il suo Medioevo era sempre stato corretto da quella
che egli chiamava la "sanità mediterranea", con
"la sezione aurea", capace di produrre "chiese quali
Saint-Hilaire, San Zeno, il Duomo di Modena", con "le
linee e le proporzioni chiare" e con l "armonia
nello stato di coscienza" (la intuition below reason
di cui più sopra?) "o armonia del senziente, in cui
il pensiero ha la sua demarcazione, la sostanza la propria virtù"
(Saggi letterari, p.1030)
È probabile che lapprezzamento di Pound per "il
credo scolastico nella directio voluntatis", nella spontaneità
naturale dell'uomo, cioè, obbedisse anch'esso a qualche suggestione
di Bergson: o che almeno vi trovasse conforto. In effetti per il
filosofo francese "c'est l'élan qui ne depend pas d'un
déterminisme ni d'un libre arbitre mais uniquement de lui-même
et de sa propre spontanéité, a le pouvoir de repondre
aux nécéssités et aux problèmes pressants
de la vie, quoique d'une manière" e qui siamo proprio
vicinissimi a Pound "discontinue, par sauts brusques"
(cit. ivi.) Ricordiamo?
Le paradis n'est pas artificiel
but is jagged ecc.
Forse si trattava dello spirito dellepoca.
Appartenevano però allo Zeitgeist anche molte altre
tendenze o atteggiamenti che non troviamo né in Pound nè
in Bergson: ad esempio il positivismo, il marxismo, il nichilismo.
Poté essere, questa contiguità, se di influenza non
si vuol parlare, leffetto di certe convergenze? Sia il poeta
americano che il filosofo francese avevano assai più che
un passeggero interesse per il cristianesimo come cinghia di trasmissione
fra passato e presente e come veicolo di cultura. Bergson verso
la fine della vita arrivò al punto di convertirsi. Pound
giudicava che, con tutte le critiche che si possono portare alla
cristianità e alla Chiesa, "c'è più civiltà
nelle spaccature..., gli interstizi di quella struttura polverosa
e barocca che in tutte le altre istituzioni dell'Occidente"
(Guide to Kulchur, London, 1938, p.75)
È vero, difficilmente si potrebbe parlare di analogie tra
Bergson e Pound in tema di espressione letteraria o circa il diverso
ruolo dello spazio e del tempo o a proposito delle teorizzazioni
di Bergson sulla "continuità mentale". E tuttavia
Pound non era affatto per una rinascita del classicismo ?lla Hulme,
né seguiva gli antibergsoniani, o lo stesso Hulme, nella
loro esaltazione della guerra, ma al contrario, come Bergson, odiava
la guerra, ogni guerra, e vi si opponeva. E molte altre analogie
sono reperibili: l'insistere bergsoniano sull'intuizione come continuo
divenire, la vita come eterno movimento, ininterrotto, héterogène,
toujours nouveau, qualitatif, la sua volontà di redecouvrir
la moral des héros et des saints, il suo aspirare
a fournir l'effort nécéssaire pour que s'accomplisse
[...] la fonction essentielle de l'univers qui est une machine
faire des dieux; infine, la concezione dell'amore come forza
dinamica e di rinnovamento...
Basta pensare, non soltanto, e ancora, al piano dei Cantos
codificato da Yeats (i Trionfi, i personaggi esempari, i fatti esemplari:
come in un testo medievale), ma al concetto poundiano delle metamorfosi,
quel meccanismo magico per cui il divino irrompe nell'umano, al
ruolo che nei Cantos assumono l'amore e la luce, particolarmente
dopo lo spartiacque dei Pisani, l'asse intorno al quale ruota
l'intero poema.
In Canto XCIX :
To see the light pour,
that is, toward sinceritas
of the word, comprehensive
koiné ennoia
all astute men can see it encircling.
Chou saw it, my sire also,
With splendour,
Catholicity
Woven in order,
as on chords in the loom.
E in Canto CX:
The quiet house
The crozier's curve runs in the wall,
The harl, feather-white, as a dolphin on sea-brink
I am all for Verkehr without tyranny
- wake exultant
in caracole
E nel passaggio dal Canto XCIV al XCV, uno dei momenti più
alti dell'intero poema:
«To build light»
jih
hsin
said Ocellus
E questo è l'incipit del in Canto CXV:
Love, gone as lightning,
enduring 5000 years
Shall the comet cease moving
or the great stars be tied in one place!
«Consonantiumm demonstratrix»
[...] Beda
Deus est anima mundi,
animal optimum
et sempiternum.
Tempus est ubique,
non motus,
in vesperibus orbis.
Perché, come aveva scritto nel Canto LXXI,
Amo ergo sum.
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