La pietra del gallo

di Gianbattista Basile

c'era una volta nella città di Grottanera un tale che si chiamava Mineco: tutta la sua ricchezza era un galletto, ma un giorno, che aveva una fame da non vederci più, decise di andare a venderlo al mercato. Là trovò due maghi che glielo comprarono: gli dissero però di portarlo fino a casa perché non avevano soldi con loro. I due maghi si avviarono, lui era dietro ed il gallo in mano e li sentiva parlare tra loro:
"Chi l'avrebbe detto che avremmo avuto quest'incontro. Questo gallo sarà la nostra fortuna, con la pietra che ha in testa; la faremo subito montare su di un anello e potremo avere quello che vogliamo".
"Zitto", disse l'altro, "che ancora non ci credo. Siamo ricchi! Non vedo l'ora di spaccar la testa al gallo!".
Mineco, capito di che si trattava, voltò per una stradina, prese il largo, e arrivò dritto dritto a casa sua. Qui torse il collo al gallo e, apertali la testa trovò una pietra; la fece montare su di un anello di ottone, e poi chiese:
"Voglio diventare giovanotto".
Appena pronunziate queste parole il sangue gli tornò più vivo, i nervi più saldi, i muscoli più forti, le gambe più ferme, i capelli d'argento si fecero d'oro, la bocca si riempì di bei denti bianchi, insomma divenne un bellissimo giovane. Allora continuò:
"Desidero un palazzo magnifico e la figlia del re per sposa".
Ed ecco comparire un palazzo ricchissimo con statue e colonnati, l'argento riluceva dappertutto, l'oro si calpestava a terra, brulicava di servitori, cavalli e carrozze a bizzeffe. Tanto che il re che si era accorto di tanta magnificenza decise di dare in moglie sua figlia a quel signore.
Ma i maghi, che conoscevano l'origine di tanta fortuna, decisero di toglierla di mano a Mineco. Costruirono una bella bambola che si muoveva tutta, rideva e piangeva, e andarono dalla figlia di Mineco, per venderla. La bambina chiese quanto volevano, loro risposero che non c'era prezzo che poteva pagarla, ma gliel'avrebbero data se avesse fatto loro il piacere di mostrare come era montato l'anello del padre, che ne volevano uno uguale.
La bambina accettò subito e disse di tornare l'indomani che si sarebbe fatta dare l'anello.
Così la sera la bambina disse al padre tante cosine dolci e gli fece tante carezze che lui acconsentì a prestargli l'anello. Il giorno dopo i maghi avuto l'anello sparirono in un baleno, andarono in un bosco e tolsero l'incantesimo al vecchio ringiovanito. Mineco che in quel momento stava chiacchierando con il re, cominciò ad arruffarsi tutto, poi i capelli sbiancarono, la faccia raggrinzì, la bocca si sdentò,la gobba si alzò e gli abiti divennero stracci. Il re vedendo quel vecchio pezzente conversare con lui lo fece cacciare a male parole e quando il povero Mineco andò dalla figlia e si sentì raccontare la burla che gli avevano fatto, per poco non si buttò giù dalla finestra per la disperazione.
Poi decise di andare a cercare i maghi per riprendersi il suo anello. E cammina cammina arrivò nel regno dei topi, Buconero; ma lì fu preso per una spia dei gatti e fu portato davanti al re, che gli chiese chi era e da dove veniva. Mineco tirò fuori dalla sua bisaccia un gran pezzo di lardo per il re, poi, raccontò tutta la sua storia e concluse che non avrebbe avuto pace finché non trovava i due maghi col suo anello, che lo avevano derubato tutto insieme della bellezza, della gioventù e dell'amore.
A questo racconto il re si sentì muovere a pietà e chiamò i topi più vecchi a consiglio chiedendo il loro parere attorno alla disgrazia di Mineco. Per fortuna c'erano lì due topi che avevano vissuto a lungo nelle cantine di una locanda che dissero:
"Stai allegro amico, le cose vanno meglio di quanto tu creda. Un giorno che eravamo nell'osteria passarono due uomini che raccontavano di uno scherzo fatto a un vecchio di Grottanera, a cui avevano trafugato una pietra di grandi virtù".
Mineco chiese ai due topi di accompagnarlo nel paese dei maghi per fargli recuperare l'anello, e per ricompensa avrebbe dato loro un0intera forma di formaggio e carne salata in quantità. I due furono d'accordo e partirono.
Dopo un lungo viaggio arrivarono alla casa dei maghi e videro che il più vecchio non si toglieva mai l'anello dal dito. Quando sopraggiunse la notte, i maghi dormivano, i topi entrarono nella casa e cominciarono a rosicchiare il dito su cui era infilato l'anello. Il mago, sentendosi dolere si tolse l'anello dal dito e lo ripose sul comodino; il topo allora se lo mise in bocca e in quattro salti fu da Mineco; questi subito subito fece tramutare i due maghi in asini: su uno montò e l'altro lo caricò di formaggio e carne per i topi, e tornò a Buconero.
Dopo aver ringraziato il re e suoi consiglieri ritornò a Grottanera più bello di prima e fu accolto dal re e dalla principessa con le migliori carezze del mondo.