di Fedro
Originale latino di Fedro |
Traduzione di Giovanni Grisostomo Trombelli (1752) |
Traduzione in lingua italiana moderna |
Amitti merito proprium, qui alienum adpetit. Canis, per flumen carnem dum ferret natans, lympharum in speculo vidit simulacrum suum: aliamque praedam ad alio ferri putans, eripere voluit: verum decepta aviditas, et, quem tenebat ore, demisit cibum, nec quem petebant adeo, potuit adtingere. |
Ben è ragion, che'l suo perda colui, che
l'altrui di rapire avido agogna. Con carne in bocca a nuoto per un fiume passava un cane. La fallace immago (che forman l'acque) a creder l'induce, ch'altro can v'è con altra carne in bocca. Tenta rapirla; ma riman l'ingordo deluso: l'afferrata a lui s'invola, né l'altra, cui bramò, toccar poteo. |
E' giusto che perda quel che è suo colui che,
avidamente, vuole portar via ciò che è di altri. Un cane stava attraversando a nuoto un fiume con un pezzo di carne in bocca, quando vide riflessa nelle acque la sua immagine e credette che fosse un altro cane. Tentò allora di rubargli il boccone, ma rimase deluso: per la sua ingordigia non solo non raggiunse il suo scopo ma perse nelle acque anche la sua carne. |