ista della crescita:
Malthus
per la sovrappopolazione,
Marx
per l’ingiusta distribuzione delle ricchezze,
e Keynes per la disoccupazione
involontaria. La crescita è la risposta comune ai tre problemi sollevati
dai tre moderni economisti.
Daly critica duramente tutti e tre. Malthus, il reazionario,
il conservatore inglese del secolo scorso, Marx
e l’economista americano moderno Keynes, per questi tre
problemi, perché loro pensano, tutti e tre, che i tre problemi,
della sovrappopolazione, della distribuzione delle ricchezze, della disoccupazione,
si risolvano con la crescita economica, quindi distruggendo in ultima analisi
il pianeta. Ora, scrive Daly, si pensa che si sia posto rimedio alla sovrappopolazione
con la transizione demografica.
Quando il PIL, prodotto interno lordo pro capite, raggiunge
un certo livello, scrivono gli economisti della crescita, i bambini diventano
troppo costosi in termini di rinuncia ad altri beni, e la velocità
di crescita automaticamente decresce. È quello che successe in Svezia
trent’anni fa e quello che è successo in Italia negli ultimi anni.
La crescita economica è il miglior contraccettivo, come dice lo
slogan. Ci si arriva automaticamente, da sé, come è successo
in Svezia e in Italia.
Ora la totale idiozia di questa affermazione è
sottolineata dal fatto che come conseguenza si dovrebbe dire, scrive sempre
Daly, che il consumo indiano pro capite può aumentare fino al livello
svedese, perché la fertilità indiana decresca a livello svedese.
Ma se succedesse questo, che cosa accadrebbe all’ecosistema indiano, come
risultato di quel livello di consumo totale?
Pensateci un momento, a quello che potrebbe succedere
all’India
o alla Cina se consumassero come gli svedesi, se bruciassero energia
come gli svedesi: dopo dieci anni nessuno più sopravvivrebbe su
questo pianeta, e nel frattempo è davanti agli occhi di tutti che
non sta succedendo così, sta succedendo esattamente il contrario,
gli indiani sono sempre più poveri; quindi non sarà mai l’economia
della crescita che porterà a questo.
Daly ancora sottolinea: l’ingiusta distribuzione di ricchezza
tra le classi, ci viene detto dagli economisti della crescita, è
resa tollerabile dalla crescita. L’alta marea che fa salire tutte le barche,
per richiamare un altro slogan, è uno slogan di Marx. Invece la
crescita ha aumentato la disuguaglianza sia all’interno che tra le nazioni,
questo è davanti agli occhi di tutti. Per rendere le cose peggiori,
scrive Daly, anche la metafora dell’alta marea è sbagliata,. perché
l’alta marea in una parte del mondo implica una bassa
marea da qualche altra parte, si salta totalmente il concetto di
equilibrio, il concetto di vincoli termodinamici e vincoli biofisici del
pianeta e si pensa che con la crescita economica si abbatteranno le disuguaglianze,
mentre si arriverà solo ad una maggiore distruzione del capitale
naturale, a una maggiore distruzione degli ecosistemi, si
renderanno più povere le generazioni future, i figli che
devono ancora nascere, mantenendo o addirittura aumentando il gap tra paesi
industrializzati e paesi del Terzo Mondo. Su questa cosa ha dato un contributo
bellissimo una meravigliosa donna italiana che purtroppo ci ha lasciato
e che forse molti di voi conosceranno, con Ettore Masina l’abbiamo conosciuta
nei banchi del Parlamento italiano, Laura Conti. Laura
Conti, quando noi eravamo nella sinistra indipendente, era deputata
del PCI e aveva fatto una critica fortissima proprio alla visione della
crescita di Marx.
Ora guardiamo invece la risposta che dà Daly,
bellissima, stupenda. C’è bisogno di soluzioni dirette e radicali
ai problemi di Malthus, Marx e Keynes: il controllo della popolazione per
trattare la sovrappopolazione, la procreazione responsabile, come diceva
Padre Balducci; la ridistribuzione della ricchezza per trattare l’eccessiva
disuguaglianza, e per la disoccupazione, un impiego nel settore pubblico
come ultima risorsa e la riforma della tassa ecologica per aumentare i
prezzi della risorsa in relazione al lavoro; quindi l’introduzione di lavoro,
di investimenti nel capitale naturale, piantare alberi, allevare pesci,
fare in modo che la natura continui a rendere come rendeva prima, non distruggendola
da tutte le parti. Investire meno nella produzione di merci industriali
e investire molto di più nel conservare, difendere e far servire
l’ambiente, ottenendo il duplice obbiettivo di attivare un enorme
numero di posti di lavoro e di aumentare il benessere materiale della società,
proprio in termini di ricchezza prodotta. Questa non è la frase
di un ecologista, di un ambientalista, questa è la frase di un grande
economista, di uno dei più grandi economisti viventi, dell'Università
del Maryland, Stati Uniti, e mi sembra che sia un frase molto importante
e molto bella, anche per rilanciare l’occupazione in Italia, e ovviamente
non prendere il PIL, prodotto interno lordo, come dio feticcio, perché
il PIL aumenta anche se succede un incidente
sull’autostrada, il PIL aumenta anche se c’è un incendio nella foresta
e dobbiamo correre ai ripari, il PIL è un indicatore completamente
rozzo e stupido, per quanto riguarda l'economia reale, rozzo
e stupido, non ha niente di scientifico, non ha niente di serio,
è solo un dogma di coloro che ragionano
solo in termini di borse, di finanze, di cambi, come purtroppo ci sono,
in tutto il panorama politico italiano, all’opposizione e al governo, tra
moltissimi di quelli che oggi hanno responsabilità importanti all'interino
di questo paese.
Questa crescita del "mondo pieno" spinge ogni paese a
sfruttare ulteriormente i beni globali rimasti, cioè si va a distruggere
le ultime cose che ci sono, si va a mercificare qualsiasi cosa, ed a cercare
di crescere nello spazio ecologico e nei mercati di altri paesi. Si sgomita
da tutte le parti, distruggendo, non guardando alla qualità del
cibo, si introducono i grassi cancerogeni nella cioccolata e la Comunità
Europea approva ed allora non avremo più la cioccolata vera; si
sgomita per crescere in quel poco spazio ecologico rimasto, ed i giapponesi
tagliano ormai migliaia di ettari al giorno di foresta amazzonica. Questa
follia collettiva la chiamiamo globalizzazione.
I bassi salari impediscono anche alla maggioranza della
classe lavoratrice di importare e quindi di dissipare il surplus del commercio.
La maniera per tenere i salari bassi è di avere un surplus di lavoro.
Un surplus che si può ottenere da una immigrazione
facile e da tassi di natalità elevati per la classe lavoratrice.
La globalizzazione economica richiede perciò,
per la prosperità di una nazione, che la maggioranza della classe
lavoratrice dei suoi cittadini debba essere povera, crescere di numero
e vivere in un ambiente che si deteriora continuamente.
Questa è la base della globalizzazione
a livello mondiale. La globalizzazione, attraverso la crescita finalizzata
all’export, è la nuova pietra filosofale degli alchimisti del Fondo
Monetario Internazionale e di altre istituzioni economiche internazionali.
Le nazioni possono tutte a turno trasformare il loro piombo in oro attraverso
il libero commercio.
In verità, la globalizzazione sta accelerando
la transizione verso un’era di crescita non economica, un tempo nel quale,
per citare ancora una volta quell’economista ecologico della prima era
che è John Ruskin, ciò che sembra essere ricchezza è
diventato l’indizio dorato di una rovina di vasta portata.
A questo punto vorrei dedicare la terza e ultima parte
del mio intervento al problema delle biotecnologie, dell'ingegneria genetica,
come esempio eclatante di quello che sta succedendo sulle nostre teste,
alle nostre spalle, nel campo scientifico e industriale, come esempio eclatante
di tutto quello che ho detto finora, cioè di una visione distorta
del fare merci, del creare ricchezza.
Il ragionamento che viene fatto è il seguente:
la gente deve mangiare, perciò produciamo cibo a più basso
prezzo: una logica di mercato. A questo punto, si mettono in lizza miliardi
di dollari di ricerca, ovviamente come sempre le multinazionali americane
sono in prima fila, questa volta accompagnate da quelle olandesi, da quelle
giapponesi e da quelle inglesi, e queste multinazionali da anni studiano
come manipolare geneticamente le piante, gli animali e l’uomo. Ovviamente
i mass media danno grande risalto all’argomento; quasi tutti i quotidiani
di oggi portano come prima notizia la scoperta della chiave della vita,
per l’ennesima volta si è vista la sequenza di questo DNA.
Però attenzione, perché sui cibi transgenici
la Comunità Europea ha posto uno stop. Nonostante le multinazionali
americane e inglesi – ovviamente l'Inghilterra ha votato a favore – la
Comunità Europea, l'agricoltura francese, quella spagnola e con
molte incertezze quella italiana, hanno messo uno stop ai cibi transgenici.
Allora viene fatto un tentativo: si adopera addirittura
la platea del festival di San Remo e si manda il premio Nobel Dulbecco,
uno degli apprendisti stregoni che è a capo dell’ingegneria genetica,
una persona che non considero uno scienziato, anche se ha vinto il premio
Nobel, ma solo un manipolatore di informazioni e di geni. Addirittura i
giornali scrivono: il professor Dulbecco, premio Nobel, ha avuto un gettone
inferiore a quello della valletta. Lui non è andato lì per
i 100 milioni del gettone, lui è andato lì perché
sta difendendo interessi di decine di migliaia di miliardi di dollari,
vale a dire le multinazionali dell’ingegneria genetica.
Allora, si fa il cibo a basso prezzo, perché la
gente muore di fame e gli diamo il cibo transgenico. Poi non
sappiamo, però, se tra due o tre generazioni questo porterà
malformazioni genetiche, morti, mutanti, mutazioni. Non lo sa nessuno:
per cui si adopera il mondo per fare da enorme cavia, tanto chi ha i soldi
non avrà bisogno di comprare il cibo con la soia transgenica, andrà
a comprare il cibo ad alto prezzo di qualità, la nicchia di mercato.
Quindi si fa un esperimento, per la prima volta, sulla
pelle di tutta l’umanità. Verranno immessi nei supermercati dei
cibi transgenici; io spero di no, ci sono in Italia dei buoni segnali.
Nella mia regione, la Toscana, io sono di Siena, hanno fatto scrivere a
me e a mia moglie un editoriale, senza nemmeno mettere un briciolo di censura
o di modifica. Noi abbiamo sparato a zero, come sto parlando con voi oggi,
sull’Informacoop che va a 400.000 persone, tutti i soci Coop della Toscana,
e si sono impegnati a non far entrare cibi transgenici nei magazzini Coop
in Toscana. Bisognerà stare molto attenti, comunque, perché
poi faranno il trucco come con la cioccolata, non ci sarà scritto
sull’etichetta, e allora non sarà così facile sapere quale
soia è transgenica, quale riso è transgenico, quale grano,
quale frutta. Si fa così un esperimento in cui la cavia è
l’umanità intera, in cui ci saranno milioni di persone, prese per
fame, che compreranno questi cibi e poi, tra un paio di generazioni, vedremo
se queste cose danno mutazioni genetiche oppure no.
Due precisazioni: ci sono quattro parole che hanno lo
stesso significato – ingegneria genetica, clonazione, biologia molecolare,
cibi transgenici; sono la stessa cosa, gli stessi apprendisti stregoni
che manipolano queste cose.
Attenzione, non sono totalmente contro all’uso della
ricerca in questo campo quando si fabbrica per esempio l’insulina
per i diabetici, questo si fa in laboratorio. L'insulina non è
di per sé cibo ingegnerizzato, si ingegnerizza solo il batterio
che la produce, quindi nell’insulina non c’è niente di male, va
più che bene, non voglio demonizzare totalmente tutte le ricerche
in questo campo, ma quelle nella direzione del cibo, degli animali e dell’uomo
sicuramente sì.
Addirittura si compie la più grande beffa scientifica,
la più grande disonestà scientifica del mondo.
Dicono: se riesco a ingegnerizzare una pianta, per esempio
di frumento, o che so, una pianta di vite, questa lo faccio non solo perché
sia più bella da vedere, che poi è un discorso molto relativo:
tutto uguale, tutto rotondo, tutto dello stesso colore, io diffiderei di
questa che non è diversità.
A me piace la mela col baco, perché
se piace al baco vuol dire che è sana. Facciamo queste piante
che rendono di più, tutte belle uguali, le immettiamo nel mercato
e facciamo anche una meravigliosa operazione ecologica: ecco qui la truffa.
Perché questa pianta riesce da sola a uccidere
i virus, i parassiti, gli insetti, addirittura tutti e tre: virus, parassiti
e insetti, per cui non abbiamo più bisogno di usare i pesticidi,
quindi è una pianta ecologica. Ora pensate: una pianta che viene
posta nel terreno e che è un killer capace di uccidere virus parassiti
e insetti, che cosa farà ai diecimila microrganismi del terreno?
Cosa farà a tutti gli altri piccoli animaletti che ci vivono intorno?
Cosa farà alle radici delle altre piante? Cosa farà in termini
di mutazione? Se un killer è così forte da poter uccidere
virus, parassiti e insetti, evidentemente può uccidere tutto quello
che gli sta intorno e domani può uccidere un’altra pianta, e domani
può partire nel terreno, nell’agricoltura, in questa meravigliosa
terra che abbiamo avuto in eredità da 4.600 milioni di anni, un’azione
di omologazione e di killeraggio senza precedenti.
E ce la gabellano come pianta ecologica, perché
uccide da sola gli insetti, ma non è una pianta carnivora, è
il nostro frumento, è la nostra mela, la nostra uva. E io dovrei
bere quel vino?
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