Testo di un volantino di quattro facciate preparato/distribuito in occasione di Tebio
I rischi dei cibi   geneticamente manipolati



Sembra proprio che alle soglie del terzo millennio il nostro cibo, ottenuto sempre più grazie a processi industriali che non alla naturale produzione agricola, ci riservi nuove insidie quotidiane. I casi della "mucca pazza" e del pollo alla diossina sono la punta dell’iceberg di un sistema che ha trasformato piante e animali in "macchine produttive".

L’esperienza fatta con "mucca pazza" doveva insegnarci che non si possono forzare le caratteristiche fisiologiche degli animali: ai bovini, che sono erbivori, non si può dar da mangiare farine animali, così come ai polli non possono essere dati mangimi che utilizzano oli esausti, anche di tipo minerale.

Per evitare il ripetersi di mucche pazze, polli alla diossina e chissà cosa altro, occorre rendere l’agricoltura e l’allevamento rispettosi delle caratteristiche dell’ambiente e degli animali, producendo cibo sano.

Invece, in nome della globalizzazione e delle regole del commercio mondiale, anziché prodotti genuini, da tempo sulla nostra tavola troviamo cibi transgenici, cioè derivati da piante manipolate con l’inserimento di geni di specie completamente diverse.

Introduzione

Gli animali e le piante esistenti in natura sono il risultato di un lunghissimo processo evolutivo. L’uomo, con un paziente lavoro nel tempo, ha selezionato alcune specie più favorevoli alla sua alimentazione e alle sue attività (animali domestici, piante coltivate, ecc.).

Da alcuni anni però questa capacità ha subito una accelerazione impressionante con l’affermazione di una nuova frontiera della biologia, detta "ingegneria genetica", che permette di alterare, separare e modificare il DNA di piante, animali, micro-organismi (anche di esseri umani) ottenendo specie non esistenti in natura: tutto ciò ha aperto prospettive in cui, in un prossimo futuro, l’uomo potrà pensare di creare piante e animali a suo piacimento, nell’illusione di risolvere ogni problema di alimentazione, salute, ecc.

La possibilità di grandi guadagni connessi ad una prospettiva di questo genere non è sfuggita alle grandi multinazionali del settore (come Monsanto, Novartis, AstraZeneca, Dupont ecc…) che hanno iniziato a finanziare la ricerca nei loro laboratori, a brevettare i risultati ottenuti e a commercializzare a livello industriale i prodotti (sementi e cibi).

Queste società proclamano che le loro scoperte porteranno all’eliminazione della fame nel mondo, alla riduzione della miseria e al miglioramento della salute pubblica. In realtà il loro obiettivo è quello di invadere il mercato internazionale nel settore delle sementi, del cibo e dei prodotti farmaceutici cercando di massimizzare i profitti anche se tutto ciò genera grandi squilibri come ad esempio i problemi alle fragili economie delle nazioni in via di sviluppo.

Tutto questo con nessuna o poche regole, con carenza di controlli e senza valutazioni approfondite sulle possibili conseguenze di queste manipolazioni sulla salute e gli equilibri naturali.

Tutto questo costituisce un rischio per il nostro futuro che va attentamente valutato.

Rischi per la salute

I prodotti OGM hanno potenziali effetti negativi sulla salute umana e non sono "equivalenti" ai prodotti originali, come sostengono i produttori. Ad esempio nel 1999 sono stati diffusi i risultati di uno studio del prof. Pusztai che analizzava una patata in cui era stato inserito un gene capace di produrre una proteina estratta dal bucaneve, nota come lectina Gna, che ha poteri insetticidi.

Fra i vari risultati, il prof. Pusztai e i suoi colleghi hanno osservato un abbassamento del sistema immunitario e alterazioni negli organi vitali dei topi nutriti a patata Gna: allarmante la parziale atrofia del fegato sviluppata in appena dieci giorni della nuova dieta. I risultati della ricerca mostrano che il consumo della patata "modificata" ha effetti sullo sviluppo degli organi, sul metabolismo e sulle funzioni immunitarie: neanche qui c'e` "sostanziale equivalenza" tra la patata trasgenica e la sua parente.

Lo studio del dottor Pusztai era parte di un piu` ampio progetto di ricerca, finanziato dallo Scottish Office (il governo scozzese),
I risultati ottenuti da Pusztai erano preliminari ma la ricerca e` stata interrotta senza ulteriori indagini, e non e` stata pubblicata.

Allergie

Introdurre nel nostro organismo alimenti che hanno subito una modificazione genetica potrebbe essere causa di una diffusione di manifestazioni allergiche, sia attraverso un loro consumo diretto (frutta e verdura), sia attraverso il consumo di carni animali nutriti con foraggio geneticamente manipolato.

Nei processi di ingegneria genetica può accadere che venga introdotto in un organismo vegetale un gene proveniente da specie completamente diverse e che questo sia in grado di scatenare reazioni allergiche da mancato riconoscimento del nuovo organismo ricombinante. L’esempio del gene della noce brasiliana inserito nei semi di soia, che ha scatenato nel 1996 moltissimi casi di allergie negli Stati Uniti, ne è un esempio classico che smentisce le rassicurazioni delle aziende produttrici.

Resistenza agli antibiotici

Per identificare i geni introdotti negli organismi geneticamente modificati e renderli riconoscibili, si inserisce come marcatore un fattore di resistenza agli antibiotici; questo marcatore però, una volta arrivato nell’apparato digerente attraverso un alimento che lo contiene, potrebbe trasferire tale resistenza ai batteri che normalmente convivono con l’uomo e passare ai batteri patogeni; a quel punto quel fattore di resistenza renderebbe nullo l’utilizzo di quell’antibiotico privandoci della possibilità di utilizzarlo per difenderci da malattie infettive.

Residui di pesticidi

Contrariamente alla propaganda delle industrie biotecnologiche, studi recenti hanno rilevato che gli agricoltori che utilizzano sementi transgeniche stanno utilizzando la stessa quantità, talvolta anche maggiore, di pesticidi rispetto alle coltivazioni normali. Il 70% delle sementi OGM sono del tipo resistente ad uno specifico erbicida (generalmente prodotto dalla stessa multinazionale), il risultato è che gli agricoltori lo possono usare quanto vogliono perché non rischiano di danneggiare la pianta e tendono ad abusarne. Inoltre questi erbicidi sono del tipo ad ampio spettro, definizione che indica che colpiscono ad ampio raggio facendo "tabula rasa" attorno alla coltivazione.

Inquinamento da polline OGM

Le coltivazioni geneticamente modificate portano con se’ anche il problema del diffondersi nella natura dei loro geni su altri vegetali, modificandoli. Questo significa che la resistenza a un diserbante puo’ col tempo passare anche alle erbe infestanti rendendole ancora più aggressive e motivando la ricerca di nuovi più potenti pesticidi. Inoltre la diffusione di queste nuove coltivazioni mette a rischio quelle naturali.
In Italia (in Friuli-Venezia Giulia) è già capitato che un agricoltore biologico (cioe’ che non utilizza neppure concimi chimici) abbia fatto esaminare il proprio raccolto ed abbia scoperto in esso tracce di OGM.
Non potendo così piu’ vendere il frutto del proprio lavoro come prodotto da agricoltura biologica.
L’ipotesi più plausibile è che sia avvenuto un inquinamento da polline derivante da colture sperimentali OGM in atto nella zona.
Danni agli insetti benefici

Il caso più conosciuto è quello del mais modificato con l’inserimento del gene Bt, un batterio che produce una tossina che uccide la piralide, una micidiale farfallina che si nutre di granoturco.

Sembrava una soluzione perfetta per rendere il mais resistente ai suoi attacchi senza doverlo irrorare di antiparassitari. Purtroppo, l’esperienza ha insegnato che questo nuovo tipo di mais oltre alla piralide, uccide anche la farfalla monarca, una specie rara e molto bella di farfalla.

Rischi socioeconomici

Le regole sui brevetti delle sementi modificate geneticamente stanno modificando l’agricoltura, intensificando la dipendenza degli agricoltori dalle società produttrici di sementi. Queste infatti stanno tentando di diffondere i loro prodotti anche attraverso l’offerta di quantitativi omaggio di sementi. La loro coltivazione richiede pero’ prodotti specifici, venduti dalla medesima società. Inoltre essendo brevettati, non è possibile alcuna pratica di conservazione dei semi per la semina dell’anno successivo. Si crea in pratica un legame sempre più forte tra società biotecnologiche e coltivatori.

Dubbi Etici

L’ingegneria genetica e la brevettabilità di forme di vita riduce gli esseri viventi allo stato di prodotti. Questa tecnologia riduce la vita a codici genetici che possono essere modificati, venduti e comprati. Le società che creano nuove sementi, e nuovi animali sono i loro proprietari esclusivi anche se la natura è patrimonio di tutti. Tutto questo genera pesanti interrogativi sul piano etico.

E’ giusto tutto questo ?

Viviamo in una dimensione esclusivamente commerciale o ci sono cose più importanti del profitto ?

Non stiamo superando il limite ?

Secondo noi sì. Perciò occorre agire.

Cosa chiediamo?

1) chiediamo di decidere democraticamente circa il nostro futuro e la nostra qualità della vita, rivendicando pienamente i nostri diritti fondamentali alla salute, all’integrità dell’ambiente e all’informazione;

2) chiediamo che se esiste il dubbio che determinati prodotti alimentari abbiano effetti negativi sulla salute, sia bloccata la loro commercializzazione (il cosiddetto principio precauzionale).

3) auspichiamo l’applicazione di procedure e lo svolgimento di studi per la valutazione di impatto ambientale sui rilasci in campo aperto di ogm;

4) chiediamo un aumento degli stanziamenti pubblici nei settori della ricerca biologica di base ed applicata per una scienza meno al servizio del profitto privato e più rispondente all’interesse collettivo;

5) chiediamo una chiara etichettatura dei prodotti nel rispetto di una corretta informazione per i consumatori e la costituzione di un Osservatorio indipendente sulla commercializzazione dei prodotti;

6) chiediamo nuove norme di legge che regolamentino il settore delle biotecnologie, frutto di un dibattito pubblico e di una procedura partecipativa;

7) invitiamo gli organismi internazionali quali l’Unione Europea e i governi nazionali a individuare concrete misure di sostegno economico e di promozione dell’agricoltura biologica e dei prodotti tipici, che fanno parte della cultura materiale dei popoli.

8) vogliamo che sia riconosciuto in ambito internazionale il divieto di qualsiasi forma di brevetto delle forme di vita esistenti o di loro parti sul Pianeta, che devono essere considerate patrimonio comune dell’umanità.

Cosa puoi fare Tu?
(Info preparato da robertomeregalli@usa.net con la collaborazione di Roberto Brambilla)