idee per un'economia solidale
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idee per un'economia solidale



Etica e economia
 
Quale rapporto fra etica ed economia? La risposta nell'ambito capitalistico
non e' complessa. Il pensiero economico liberista teorizza infatti un
principio di fondo: operare per il proprio tornaconto personale fa bene
all'economia. Piu' i ricchi si arricchiscono e piu' i poveri possono avere
un futuro.  "Egoista e' bello" ed e' anche etico, perche' corrisponderebbe
al bisogno della crescita economica della societa'. Questo principio ha
antiche radici e risale all'economista Adam Smith che, nel suo saggio del
1776  "Indagine sulla natura e sulle cause delle ricchezza delle nazioni",
elaboro' una teoria basata sull'idea che tutto il sistema economico sia
regolato da una "mano invisibile", ossia da un'inconsapevole regia che
mantiene automaticamente in equilibrio il mercato. Nel massimizzare il
profitto individuale - spiega Adam Smith - l'individuo e' "come condotto da
una mano invisibile" e involontariamente persegue un fine che non rientra
nelle sue intenzioni, e cioe' l'incremento della ricchezza complessiva, che
rappresenta un obiettivo di cui finisce per beneficiare l'intera
collettivita'. Il reddito nazionale, come somma dei redditi individuali,
cresce se ognuno sa perseguire con abilita' i propri interessi personali.
Perche' allora farsi scrupoli morali altruistici se al bene generale ci
pensa la "mano invisibile" di cui parla Adam Smith?

L'altruismo basato sull'egoismo

Gli economisti di scuola liberista (Clark, Marshall, Walras, Pareto, ecc.)
hanno poi proseguito su questa strada "etica", usando formule matematiche
raffinate tratte dalla scienza fisica ottocentesca. Esse davano una
rappresentazione algebrica "oggettiva" degli effetti benefici del
bilanciamento degli egoismi distinti ma sinergici dei consumatori e dei
produttori, per cui l'ottimizzazione globale del sistema economico deriva
dalla capillare diffusione del proprio tornaconto personale. In questo
scenario, spiega l'economista Augusto Graziani, "i singoli operatori
economici, nel tentativo di perseguire il proprio tornaconto personale,
finiscono inconsapevolmente per realizzare una utilizzazione efficiente
delle risorse". E cosi' "i consumatori si muovono in modo da perseguire la
massima soddisfazione, gli imprenditori il massimo profitto".
Il capitalismo sarebbe quindi una sorta di sistema "altruistico" che si
costruisce sugli egoismi.
I paradossi dell'etica e della storia sono basati sul principio che mezzi
"cattivi" possono produrre risultati "buoni" (ed esempio "se vuoi la pace
prepara la guerra", "se vuoi eliminare gli omicidi usa la pena di morte" e
cosi' via).
In conclusione etica ed economia nel liberismo si danno la mano in modo
bizzarro in quanto sembra imperare la massima "per il bene di tutti meglio
essere egoisti". Altre strade che non perseguano la massimizzazione del
profitto privato sarebbero forme, piu' o meno mascherate, dell'antica e
dannosa beneficenza.

Globalizzazione e poverta'

Questa espulsione dell'etica dall'economia farebbe dispetto ai moralisti ma
bene ai poveri.
Ci sentiremmo rasserenati se non scoprissimo che dal 1987 al 2000 le
persone sotto la soglia di poverta' sono aumentate da 1 miliardo e 200
milioni a 1 miliardo e 500 milioni. Se si mettessero in fila
circonderebbero il globo 37 volte. Sono le cifre che ci scorrono davanti
agli occhi guardando quella piccola ma vigorosa lezione di economia
contenuta nella videocassetta "Siamo in debito - i Paesi poveri nella
trappola del debito" (Video Mission, testi di Marcello Storgato).
Tutto questo e' avvenuto all'interno di quello scenario economico che viene
definito globalizzazione. Cosa essa sia in concreto ce lo spiega
chiaramente l'economista Robert B. Reich il quale elenca che per ogni
10.000 dollari che un cittadino americano spende per una Pontiac Le Mans
della General Motors "3.000 dollari vanno in Corea del Sud per la
lavorazione di routine e per operazioni di assemblaggio, 1.750 in Giappone
per componenti ad alta tecnologia (motori, trasmissioni e parti
elettroniche), 750 in Germania per il design e per il progetto delle parti
meccaniche, 4.000 a Taiwan, Singapore e Giappone per piccoli componenti,
250 nel Regno Unito per pubblicita' e servizi commerciali e altri 50 circa
in Irlanda e nelle Barbados per l'esecuzione di calcoli al computer".
In un libro illuminante, tradotto in Italia da Feltrinelli con il titolo
"Contro il capitale globale", Jeremy Brecher e Tim Costello analizzano la
globalizzazione e osservano: "Quando questa tendenza spinge in basso il
prezzo di beni e servizi, l'effetto puo' essere benefico; quando, tuttavia,
le grandi imprese e i governi diminuiscono i costi mediante l'eliminazione
delle misure di salvaguardia ambientale, la riduzione dei salari e i tagli
alla sanita' e all'educazione, il risultato puo' essere negativo,
configurandosi come un "livellamento verso il basso" delle condizioni
ambientali, lavorative e sociali". Infatti "trasferendo all'estero le
proprie strutture, le grandi imprese sono in grado di aggirare i controlli
che una volta i governi e le organizzazioni di cittadini imponevano loro.
Attualmente, se i governi e le organizzazione dei lavoratori non offrono
condizioni lavorative, ambientali, sociali e legislative gradite alle
grandi imprese, esse hanno la possibilita' di andarsene altrove, lasciando
una scia di devastazione economica".

In questo scenario la globalizzazione agisce come un'enorme arena mondiale
in cui i poveri si gettano a capofitto calpestando altri poveri in una
furibonda lotta per autoaffermarsi come servi del Nord del mondo. Alcuni
vincono, molti perdono, ma nessuno puo' rinunciarvi. Nessuno puo' trarsi in
disparte e le alternative sono tutte da costruire. Esse non trovano piu'
spazio nell'agenda dei governi (tanto i poveri del terzo mondo non votano
qui da noi) ma attraverso l'iniziativa delle organizzazioni non
governative, dei gruppi missionari e della rete internazionale del
commercio equo e solidale. Le alternative poggiano sempre piu' su un
network economico solidale che - tramite Internet - scavalchi la mediazione
delle multinazionali e faccia viaggiare le merci e le competenze in nuovi
circuiti economici equi e solidali, in cui si persegua la massimizzazione
dell'efficienza e del beneficio economico sociale e non la massimizzazione
del profitto individuale.

Quanto costa un mondo migliore?

Un gruppo di economisti ha scritto: "Si stima che il costo addizionale per
raggiungere e mantenere un accesso diffuso all'istruzione di base per
tutti, alle cure mediche per la procreazione di tutte le donne, ad
un'adeguata alimentazione per tutti, ad acqua potabile e al miglioramento
delle condizioni igieniche per tutti, si aggirerebbe intorno ai 40 miliardi
di dollari l'anno: il che rappresenta meno del 4% della somma concentrata
nelle mani delle 225 persone piu' ricche del mondo". 
Queste parole sono tratte da un rapporto dell'ONU, per la precisione dal
nono rapporto dell'Undp (United Nations Development Program).

Appare ormai chiaro che il processo di espulsione dell'etica dall'economia
non ha avuto i benefici effetti che i teorici del liberismo promettevano.
Ed appare chiaro che ogni soluzione realisticamente praticabile richiede un
riequilibrio della distribuzione delle ricchezze e un taglio delle spese
militari. Ad esempio in questi giorni sta per essere messa in cantiere la
nuova portaerei italiana Luigi Einaudi i cui costo si aggira, compresi gli
aerei, sui 4 mila miliardi. Se tutti i lebbrosi della terra - dodici
milioni - potessero darsi appuntamento a Rivo Trigoso, vicino Genova,
bloccherebbero il cantiere e sarebbero risparmiati quei 4 mila miliardi che
da soli sarebbero sufficienti a curare non 12 ma addirittura 16 milioni di
lebbrosi. Si avvererebbe la volonta' di Raoul Follereau, sarebbe sconfitta
la lebbra e si potrebbe sciogliere l'AIFO.
L'espulsione dell'etica non solo dall'economia ma dalla politica (intesa
come prassi di governo), lascia un vuoto che puo' essere colmato solo da
uomini di buona volonta' che sappiano costruire reti di azione e riannodare
i fili della speranza. Di fronte alla globalizzazione dall'alto, operata
dai poteri forti, occorre operare una globalizzazione dal basso delle forze
che possono umanizzare l'economia e la politica.
Non basta la denuncia, occorre costruire l'alternativa. Un'alternativa che
e' spiegata con grande semplicita' e chiarezza nel libro "Ai figli del
pianeta", scritto dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo ed edito da EMI.

Umanizzare l'economia
 
I libri per entrare in questa nuova dimensione dell'economia solidale ci
sono, basta leggerli. Antonio Nanni ha dedicato al tema dell'umanizzazione
dell'economia un suo bel libro dal titolo "Economia leggera" (EMI). "Il
vero cambiamento si realizza nella coscienza", afferma Luigi Bobba nella
presentazione e aggiunge: "Ma la coscienza e' invisibile, come tutto cio'
che e' profondo, interiore, essenziale. Esiste pero' un codice che riesce a
esprimere fedelmente i valori della coscienza: e' il linguaggio dei
comportamenti, delle azioni, dei gesti, delle scelte quotidiane di vita".
Nel libro troviamo dieci scelte concrete che ognuno puo' fare:

1) la Banca etica
2) il commercio equo e solidale
3) il consumo critico (fondamentale e' il testo "Guida al consumo critico"
del Centro Nuovo Modello di Sviluppo, ed.EMI)
4) il boicottaggio
5) i Bilanci di giustizia (per imparare a ridurre i consumi)
6) il riciclaggio e il riuso dei rifiuti
7) le adozioni a distanza
8) il turismo responsabile
9) l'informazione alternativa (che ognuno di noi puo' promuovere per mezzo
di Internet)
10) la banca del tempo.

In particolare sull'uso del tempo come risorsa fondamentale della vita, si
disegnera' il volto del futuro.
Scrive l'economista Wolfgang Sachs: "Sta emergendo una classe sociale che
chiede meno lavoro. C'e' il ferroviere che preferisce spendere un giorno in
piu' nel suo giardino, c'e' l'ingegnere informatico che chiede mezz'anno di
congedo per imparare il francese a Lione, c'e' il medico che per meta'
tempo vuole dedicarsi ai suoi figli. Tutti loro possono essere considerati
pionieri del tempo poiche' sono riusciti a scambiare una parte del reddito
con maggior tempo libero. Negli ultimi decenni le possibilita' di scelta
sono enormemente aumentate, ma un'opzione fondamentale non era mai stata
accessibile a tutti: la possibilita' di scegliere la durata del proprio
tempo lavorativo. O pieno lavoro o niente, nessuna via di mezzo. Tale
rigidita' dell'orario lavorativo, come sappiamo, porta disoccupazione, ma
c'e' di piu': essa e' anche una forza motrice per la societa' dei consumi.
Spinge infatti i lavoratori nella spirale del "lavorare e spendere",
invitandoli ad espandere i loro bisogni secondo il reddito invece di
calibrare il reddito con i bisogni. Cosi' ci siamo abituati a spendere di
piu' invece di lavorare di meno. Invece poter scegliere piu' tempo e meno
consumi apre una strada verso una societa' sobria ma piu' libera. Lavorare
meno serve quindi non solo per far lavorare tutti, ma anche per alleggerire
i consumi (e il loro peso ambientale). E magari qualcuno potrebbe anche
scoprire che meno lavoro fa affiorare piu' qualita' di vita".

Antonio Nanni spiega: "C'e' nella sobrieta' una forma di "resistenza" alla
seduzione del consumismo. Per questo scegliere la sobrieta' vuol dire anche
ridefinire le proprieta' e le scale di valori, in base alle quali si
operano le scelte economiche e politiche." Aggiunge pero': "La pratica dei
comportamenti economici alternativi, da sola, non basta. Di sicuro e' un
passo decisivo, pero' solo il primo passo di un cammino lungo, paziente,
personale e collettivo insieme che ha bisogno di essere illuminato da una
visione globale del futuro desiderato, e sostenuto costantemente da una
forte coscienza politica".

Occorre una forte azione di vigilanza sociale sull'attuale globalizzazione
e un'informazione sempre piu' capillare che renda di pubblico dominio le
mosse segrete che governi e multinazionali compiono nelle stanze chiuse del
potere. La sovranita' popolare viene oggi continuamente erosa e svuotata
mediante istituzioni economiche internazionali prive di controllo.
L'accordo multilaterale sugli investimenti (il cosiddetto MAI) e' stato
tenuto rigorosamente segreto… fino a che un gruppo di persone e' riuscito a
impossessarsene e a metterlo su Internet, avvisando il mondo del fatto che
quell'accordo amputava la sovranita' dei parlamenti in materia economica. 
Questioni di enorme complessita' condizionano la vita e la morte delle
persone e solo una grossa azione di aggiornamento sociale e di
alfabetizzazione scientifica puo' oggi riportarci al quel livello minimo di
controllo e di mobilitazione sociale necessario a contrastare le scelte
piu' deleterie e a far nascere le alternative piu' umane. L'etica oggi, per
affermarsi, ha bisogno - lo intui' Marx - di farsi scienza e prassi. 

Alessandro Marescotti
a.marescotti@peacelink.it


--------
Il testo riportato qui sopra e' stato pubblicato su "Amici dei lebbrosi",
il mensile dell'AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau)
via Borselli 4-6
40135 Bologna
ccp 7484
tel.051/433402
fax 051/434046
e-mail: aifo@iperbole.bologna.it


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DIRITTO E AMBIENTE: a cura del Dr. Proc. Luca Ramacci

lo studio del dottor Santoloci patrocinato dal Ministero dell’Ambiente, curatore della sito "Diritto all’Ambiente" reperibile al seguente indirizzo Internet: http://www.dirittoambiente.com

il sito del dottor Stefano Maglia, curatore della rivista giuridica online "Tutto Ambiente" e connesso Archivio giuridico telematico di diritto ambientale, reperibile al seguente indirizzo Internet:   http://members.it.tripod.de/stefanomaglia/index.html

Rivista Giuridica online "Diritto e Diritti", diretta dal Dott. Francesco Brugaletta: http://www.diritto.it/

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Siti di informazione e cultura generale,  ambientale e alternativa

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Osservatorio Etico Ambientale

Progettogaia

Farm - sezione rubriche: http://www.farm.it

Guide del portale di SuperEva

UNICOMAL (unione dei Comita di almeno un terzo dell’attuale massa glaciale, come le inondazioni di aree densamente abitate;

-          incrementi delle precipitazioni in alcune aree del globo e processi di desertificazione in altre (con conseguenti carestie);

-          effetti sanitari (diffusione di malattie infettive, ondate di calore ecc.);

-          variazione delle produttività agricole (che diminuirebbero in alcune zone e aumenterebbero in altre)

 

Gli effetti per l’Italia

Il territorio italiano, vista la sua estensione costiera di circa 7.500 km, dei quali 3.250 di spiaggia, risulta particolarmente vulnerabile all’innalzamento del livello del mare. Secondo uno studio della Colombia University e della NASA, condotto in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, la crescita delle emissioni di gas serra porterà nei prossimi decenni, se non saranno adottate misure efficaci di riduzione, ad un aumento della temperatura media nella regione mediterranea compreso fra 3 e 6°, con un innalzamento del livello del mare tra 8 e 29 cm. Questo provocherebbe rischi di inondazione nelle seguenti porzioni di territorio:

-          isole e terraferma della laguna di Venezia, con accentuazione drammatica del fenomeno delle acque alte;

-          Pianura Padana, in particolare Veneto ed Emilia, fino a 1.152 km quadrati, corrispondenti a più del 10% delle coste del Nord Italia;

-          zone costiere del centro Italia, fino a 248 km quadrati, cioè quasi il 5% del territorio;

-          zone costiere del Sud Italia (Calabria e Puglia) e della Sicilia orientale, fino a 2.850 km quadrati (11% del territorio),

-          zone costiere della Sardegna, fino a 300 km quadrati (5,6% del territorio).

Complessivamente, circa 5.000 km quadrati del territorio italiano sono soggetti a rischio di inondazioni.

Ovviamente le inondazioni sono solo una delle conseguenze dell’innalzamento della temperatura. Altri effetti riguardano il degradamento e l’impoverimento dei suoli, processi di acidificazione del territorio, peggioramento della qualità delle acque, l’alterazione dei bacini ideologici, danneggiamento di specie animali e vegetali.

 

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Per una vera autogestione

 

Facciamo i conti in tasca alla scuola!

 

Mettere il naso nei conti dell'istituto per capire dove si possono ridurre consumi ed emissioni, quindi, risparmiare denaro da investire in altre attività.

 

Alla Scommessa può partecipare l’intera scuola o anche solo una classe.

 

Innanzitutto, è necessario che in ogni scuola (o classe) un gruppo di ragazzi costituisca un “The Bet-team”, formato da almeno cinque studenti che vogliano realmente impegnarsi per l’intera durata della campagna. Anche docenti, se lo ritengono, possono far parte del “The Bet-team”: questo sarà particolarmente importante nelle scuole medie o elementari.

 

Il “The Bet-team”, con il supporto dei responsabili dei Club locali degli Amici della Terra, ha il compito di coordinare la campagna nella scuola, formando gruppi di lavoro, convocando assemblee, controllando il rispetto degli impegni e delle scadenze temporali, raccogliendo i risultati, rappresentando la scuola nei contatti con le istituzioni.

 

Il Manuale della Scommessa fornirà tutte le informazioni e le indicazioni su come prepararsi alla Scommessa e su quali iniziative intraprendere. Di seguito ne riportiamo sinteticamente alcune.

 

Il primo compito del “The Bet-team” è quello di predisporre una scheda della scuola. Sarà necessario cioè capire la struttura della scuola: superficie totale, numero di aule, numero di bagni, numero di laboratori, numero di corridoi, palestra, numero di studenti e di professori, ecc.. Oltre a fornire delle informazioni necessarie per “La Scommessa”, questa scheda consentirà anche di conoscere, in maniera più approfondita, aspetti della scuola che in genere sono poco noti.

 

Successivamente sarà necessario raccogliere una serie di informazioni sui consumi della scuola negli anni precedenti: consumi di elettricità, di combustibile per il riscaldamento, consumi di acqua, produzione di rifiuti ecc.. Queste informazioni consentiranno di: valutare in maniera quantitativa “l'efficienza energetica” della scuola; stabilire quali siano state le emissioni di CO2 dell’anno precedente e, quindi, di quanto devono essere ridotte per raggiungere l’obiettivo dell’8%; scegliere gli interventi di risparmio più adeguati per vincere la Scommessa.

 

Stabilito l’obiettivo, il “The Bet-team” dovrà: raccogliere costantemente i dati di consumo della scuola; decidere gli interventi di riduzione, concordandoli con il Preside, i rappresentanti di classe e d’Istituto, i professori; svolgere un’azione costante di controllo affinché vengano adottate e rispettate le misure di risparmio stabilite; chiedere periodicamente la convocazione di assemblee per informare studenti e professori sui risultati già ottenuti ed eventualmente discutere l’adozione di nuove azioni; provvedere alla compilazione e alla raccolta degli assegni, al conteggio finale del risparmio ottenuto.

 

 

 

GLI INTERLOCUTORI DA COINVOLGERE

 

Per realizzare alcuni interventi necessari a ridurre i consumi energetici (come per il riscaldamento o la sostituzione di vecchie lampadine a incandescenza con al neon o ad alta efficienza), il “The Bet-team” dovrà prendere contatto con le istituzioni cui compete la gestione dell’istituto. La legge n.23 del 1996 affida la realizzazione e la manutenzione, ordinaria e straordinaria, degli edifici scolastici rispettivamente ai Comuni per quanto riguarda le scuole materne, elementari e medie e alle Province per quanto riguarda le scuole medie secondarie. Comuni e Province provvedono inoltre alle varie spese d'ufficio e arredamento, nonché al pagamento delle bollette per le utenze elettriche, di acqua, di gas, telefoniche e di riscaldamento, oltre che a quelle della gestione dei relativi impianti. Bisognerà dunque rivolgersi alle suddette istituzioni (con l’aiuto dei Gruppi locali degli Amici della Terra, del Preside e degli insegnanti) per conoscere le bollette della scuola degli anni precedenti (e quindi sapere i consumi), per concordare eventuali cambiamenti nella gestione dell’istituto. Il contatto con le istituzioni non deve spaventare: Comuni e Province saranno ben lieti di apprendere che con la Scommessa potrebbero essere ridotte le spese e, dunque, dovrebbero appoggiare le richieste del “ The Bet-team”. Come detto, gli Amici della Terra potranno aiutarvi a superare eventuali difficoltà burocratiche, ma imparare a trattare con le Istituzioni e con i loro responsabili, è un altro degli aspetti per cui La Scommessa si differenzia dalle “solite” campagne.

 


Ridurre si può.

 

Diamogli un taglio!

 

Riscaldamento, luce, apparecchiature elettriche, trasporti, rifiuti, acqua: ecco dove si può intervenire per ridurre i consumi e le emissioni.

 

Le azioni della campagna possono incentrarsi su diverse forme di risparmio. Infatti, i gas serra vengono emessi da numerose fonti: dalle centrali la produzione di elettricità, dal nostro impianto di riscaldamento, dalla nostra auto quando ci porta a scuola, dal trasporto dell’acqua per la nostra doccia, ma anche dai processi industriali di produzione della carta e dell’alluminio, che usiamo quotidianamente.

Si può, ad esempio, intervenire sui consumi di elettricità della scuola sostituendo le lampadine ad incandescenza con lampade fluorescenti compatte (che a parità di illuminazione consentono un risparmio del 75%), posizionando le fonti di illuminazione in modo da ottimizzare la diffusione della luce, oppure spegnendole ogni volta che non siano necessarie. Per il riscaldamento, per esempio, si può controllare che porte e finestre siano in buono stato, per evitare inutili dispersioni di calore, così come una verifica costante dei rubinetti può servire ad eliminare gli sprechi di acqua. Imparare ad utilizzare sempre entrambi i lati di un foglio, o magari riciclare volantini e manifesti pubblicitari utilizzandone il retro come fogli per appunti, ci permetterà di risparmiare carta, mentre adoperare scatole portapranzo riutilizzabili invece di avvolgere panini e merende in fogli di alluminio, che puntualmente vengono gettati dopo essere stati utilizzati una sola volta, ci aiuterà a risparmiare alluminio. Sono tante le azioni che possono essere intraprese: nel Manuale della Scommessa vengono forniti svariati suggerimenti, ma gli studenti potranno scoprire nuove forme di risparmio.

 

 

4.000 chili in 8 mesi!

 

Per riscaldare e fornire energia elettrica alle scuole statali italiane (che solo oltre 45.000) ogni anno vengono immessi in atmosfera oltre 2.500.000.000 Kg di CO2, di cui il 77% dovuti al riscaldamento e il 23% ai consumi elettrici.

Ciascuna scuola, quindi, ogni anno produce in media circa 50.000 Kg CO2. L’obiettivo della Scommessa è ridurre, nell’anno scolastico 2000-2001, tali emissioni dell’8%, cioè risparmiare in 8 mesi circa 4.500 kg di CO2.

 

 

Energia elettrica: usiamola in maniera razionale

 

Una normale lampadina a incandescenza da 100 Watt tenuta accesa per mezza giornata (10 ore), consuma 1 chilowattora (kWh), provocando l’emissione in atmosfera di 0,72 Kg di CO2. In Italia, tra statali e private, ci sono 62.217 scuole. Se ciascuna di esse decidesse, nel corso dell’intero anno scolastico, di risparmiare un solo kWh (cioè di tenere spenta una sola lampadina per una giornata) si eviterebbe l’emissione in atmosfera di oltre 44.000 Kg di CO2.

 

Abbiamo stimato che i consumi elettrici di una scuola statale sono mediamente, in un anno, di circa 16.000 kWh, che equivalgono all’emissione di circa 11.000 kg di CO2.

Con alcuni semplici gesti è possibile ottenere una riduzione di questi consumi, una riduzione delle emissioni di CO2 e un risparmio economico consistente, che la scuola potrebbe investire in maniera diversa.

 

Ad esempio, la ricreazione dura circa 15 minuti e rappresenta circa il 5% del tempo che mediamente si trascorre a scuola. Se durante la ricreazione le luci venissero tenute spente, in un anno si risparmierebbero circa 300 kWh, cioè 216 kg di CO2. Si tratta di un intervento semplice e di immediata attuazione, ma in genere nessuno (ragazzi, insegnanti o i bidelli) se ne preoccupa. Il “The Bet-team” allora può concordare con i volontari di ogni classe lo spegnimento delle luci: gli stessi volontari si occuperanno anche della compilazione degli assegni di risparmio; The Bet-team supervisionerà l’effettivo spegnimento e raccoglierà gli assegni alla fine dell’anno.

 

Ancora: se nella scuola ci sono lampadine a incandescenza, sostituendone anche una sola con una ad alto rendimento, in un anno si avrebbe una riduzione dei consumi di circa 170 kWh, cioè di 122 Kg di CO2. Se poi le lampadine sostituite fossero 10 eviteremmo alla nostra atmosfera oltre una tonnellata di gas serra.

 

 

TRASPORTI: Per non cambiare il clima, CAMBIAmo ABITUDINI

 

In Italia, ogni anno, il trasporto di passeggeri su strada provoca, tra l’altro, l’emissione in atmosfera di circa 70.000.000.000 di Kg di CO2. Ridurre o contenere queste emissioni è una delle grandi sfide per i governi dei Paesi sviluppati, che al momento però non sembrano in grado di affrontarla. Noi dobbiamo dimostrare ai governi che la sfida si può vincere, e ciascuno può dare il proprio contributo scegliendo il mezzo di trasporto meno inquinante.

La scelta è semplice: per spostarsi di un solo chilometro, con l’auto si producono circa 237 grammi di CO2, con la moto o il motorino 90, con l’autobus 75, con la metropolitana, il tram o il treno solo 40.

 

Se una classe di 20 alunni, una volta a settimana, per raggiungere la propria scuola (distante anche solo 2 o 3 chilometri) decidesse di usare i mezzi pubblici anziché la macchina o la moto, potrebbe tranquillamente scommettere di risparmiare, nel corso dell’anno scolastico, oltre 1.000 Kg di CO2. Se lo stesso tragitto, sempre una volta a settimana, fosse percorso a piedi o in bicicletta il risparmio complessivo annuo sarebbe di circa 1.400 kg di CO2.

Se, infine, tale decisione venisse presa da un’intera scuola composta di 10 classi, il risparmio totale sarebbe di circa 14.000 Kg di CO2. E la scuola avrebbe vinto la sua Scommessa con il governo, riducendo le emissioni non dell’8%, ma quasi del 30% !!!

 

 

Riscaldamento: evitiamo quello del pianeta

 

Secondo le nostre stime, una scuola statale consuma in media circa 12.000 litri di combustibile per riscaldamento. Ogni litro di combustibile bruciato emette circa 3 kg di CO2.

Secondo l’Enea, per ogni grado centigrado in meno, il consumo di combustibili per il riscaldamento si riduce del 7 %. Se, quindi, una scuola decidesse di abbassare di un solo grado la temperatura del riscaldamento, risparmierebbe circa 850 litri di combustibile in un anno, ed eviterebbe l’emissione di circa 2.500 kg di CO2.

Naturalmente ciò non è possibile per tutte le scuole, soprattutto nei periodi invernali, infatti, la regolazione del riscaldamento dipende dall’andamento climatico. C’è però certamente uno spreco nel riscaldamento delle aule scolastiche: a volte capita che si tengano i riscaldamenti accesi e le finestre aperte. Insomma una buona gestione dell’impianto termico può portare a consistenti riduzioni delle emissioni di CO2.

 

Acqua: Evitiamo gli sprechi

 

Per poter vincere la scommessa anche i professori si devono impegnare per risparmiare CO2, per esempio possono ridurre il consumo di acqua calda. Mediamente ogni professore, durante un giorno di scuola, utilizza il rubinetto per lavarsi le mani per circa un minuto e mezzo, quindi con un consumo di acqua di 9 litri al giorno alla temperatura di 30°C. Se mettiamo un frangiflusso al rubinetto possiamo ridurre questa quantità di acqua a 6 litri, con un risparmio di acqua di 3 litri al giorno per professore, ed un risparmio di 42 grammi di CO2, nel caso di acqua riscaldata con uno scaldabagno elettrico. Considerando una scuola con 15 professori, in un giorno si risparmiano 630 grammi di CO2, in 200 giorni di scuola 126 Kg di CO2.

Se poi lo scaldabagno elettrico viene sostituito con uno a gas, il risparmio arriva quasi a 100 grammi di CO2 per professore al giorno, in una scuola con 15 professori 1,5 kg di CO2 al giorno, in 200 giorni di scuola 300 kg di CO2.

 

Carta: usiamo quella riciclata

L’uso di carta riciclata può essere decisa dal singolo, dalla classe, dall’intero istituto scolastico. Un’intera classe può decidere di acquistare all’ingrosso i quaderni necessari per l’intero anno scolastico: questo permetterà anche al singolo un notevole risparmio. Ma il “The Bet-team” può proporre all’istituto di adottare carta riciclata per ogni uso, compresi i registri degli insegnanti e le forniture di segreteria. In questo caso occorrerà l’autorizzazione del Preside per ottenere dalla Provincia i fondi necessari all’acquisto.

 

 


La scommessa

 Se vinciamo, se perdiamo …

Una vittoria da prodi

In caso di vittoria, cioè se nelle scuole che parteciperanno avremo ridotto mediamente le emissioni dell’8%, chiederemo alla Commissione Europea di organizzare una grande festa, invitando a Bruxelles (o dove riterrà opportuno) rappresentanti delle scuole che avranno partecipato.

 

Una lezione di Prodi

In caso di sconfitta, chiederemo al Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, di tenere dove e come ritiene opportuno una conferenza sull’Euro, alla quale dovremo partecipare in massa.

 

 


L'Anidride carbonica e l’effetto serra

 

 

La vita sul nostro pianeta si svolge nella  ristretta fascia di spazio detta biosfera. Essa comprende la parte di spazio al di sopra della superficie terrestre in cui possono sopravvivere, ad esempio, gli uccelli, una piccola porzione di terreno, all’interno della quale troviamo piante, insetti ed animali, ed infine tutte le acque, i laghi, i fiumi ed i mari.

All’interno della biosfera tutte le specie animali e vegetali hanno tra loro delle relazioni, degli scambi che possono essere di vario tipo, soprattutto di materia e di energia sotto diverse forme.

Di solito in ecologia (la scienza che si occupa dello studio dei rapporti che si instaurano tra gli esseri viventi e il loro ambiente) si cerca di identificare i vari ecosistemi in cui si può suddividere l’intera biosfera, si cerca cioè di individuare l’insieme di tutti gli organismi che vivono insieme in una certa area e che nel corso della loro vita si influenzano reciprocamente. All’interno di ciascun ecosistema, gli scambi di energia e materiali avvengono seguendo un percorso ben definito: i cosiddetti «cicli biogeochimici«. Uno dei più importanti cicli è quello del carbonio: infatti, tutte le sostanze che compongono un essere vivente, e che da esso sono prodotte, contengono carbonio. Queste sostanze sono chiamate composti organici.

Nell’atmosfera è naturalmente presente una certa quantità di anidride carbonica, costituita da un atomo di carbonio e due atomi di ossigeno, che viene indicata come CO2. Le piante, tramite fotosintesi, assorbono parte dell’anidride carbonica presente nell’aria e la utilizzano per formare altri composti organici più complessi, necessari alla pianta stessa per nutrirsi e crescere. Quando la pianta viene mangiata da un erbivoro, il carbonio entra nella catena alimentare, passa dagli erbivori ai carnivori ed infine negli organismi decompositori, che con la loro azione liberano anidride carbonica, la quale, tornando in atmosfera, chiude infine il ciclo. Può capitare che gli organismi decompositori non riescano a compiere completamente la loro opera, così i resti degli organismi viventi rimangono sul terreno. Col passare del tempo vengono ricoperti dagli strati geologici, dove iniziano una serie di trasformazioni chimiche che portano alla formazione dei combustibili fossili, come il carbone, il petrolio, il metano ecc.

I combustibili fossili racchiudono quindi al loro interno quella parte di carbonio che è uscita dal ciclo del carbonio di ciascun ecosistema. Naturalmente la parte di carbonio uscita dal ciclo è molto piccola rispetto a quella che rimane al suo interno, per cui l’ecosistema inizialmente non ne risente. Nel nostro pianeta questo fenomeno si è ripetuto per migliaia di anni e, a poco a poco, si sono accumulate nel sottosuolo grandi quantità di carbonio e, quindi, di combustibili.

Da quando l’uomo ha imparato a sfruttare i combustibili fossili per ottenere energia, si sono compiuti progressi formidabili in tutti i campi, ottenendo: l’energia elettrica, il riscaldamento, la possibilità di viaggiare su mezzi di trasporto sempre più veloci, ecc. Per esemplificare una tipica reazione di un combustibile fossile, si può prendere quella del metano (CH4), che avviene ogni volta che accendiamo il fornello della cucina: CH4 + 2O2 = CO2 + 2H2O + calore

Questo significa che una mole di metano brucia con due moli di ossigeno per formare una mole di anidride carbonica e due moli di acqua;  in questa reazione viene emessa all’esterno una certa quantità di energia sotto forma di calore: è proprio questo calore che permette di riscaldare e quindi far bollire l’acqua per cuocere la pasta. Come si può notare, in questa reazione viene anche prodotta anidride carbonica (che si libera nell’atmosfera e rientra a far parte del ciclo del carbonio) ed acqua sotto forma di vapor' acqua.

Nella nostra società si bruciano grandissime quantità di combustibili fossili, per cui si producono grandissime quantità di anidride carbonica. In poco più di 100 anni l’uomo ha liberato in atmosfera la maggior parte del carbonio che si era accumulato nel sottosuolo nel corso di milioni di anni. Le piante, con la fotosintesi,  sono in grado di assorbire solo modeste quantità di questa anidride carbonica (per di più per far posto a città, strade ed autostrade si sono abbattuti tantissimi boschi!), così la maggior parte rimane in atmosfera producendo il cosiddetto  effetto serra.

Quando l’energia luminosa (prodotta dal sole a temperature elevatissime) attraversa l’atmosfera ed arriva sulla superficie terrestre, viene in parte assorbita dalla superficie del pianeta, che aumenta così di temperatura. Questo aumento fa sì che il pianeta emetta anch’esso una radiazione, ma questa volta, a causa della temperatura molto più bassa di quella del sole, la radiazione ha caratteristiche diverse (radiazioni elettromagnetiche ad onda lunga) e non riesce a superare lo strato di anidride carbonica presente in atmosfera, rimanendo intrappolata al suo interno e provocando un aumento della temperatura. Per esemplificare, possiamo pensare a quello che succede quando si lascia un'auto sotto il sole: dopo un po' tempo, se entriamo nella macchina, troveremo all’interno una temperatura molto più alta di quella esterna; in questo caso la radiazione solare è penetrata attraverso i finestrini, ha riscaldato i sedili, che hanno restituito una radiazione che, però, non può più attraversare i finestrini; questa radiazione rimane quindi intrappolata all’interno della macchina e ne provoca l’aumento della temperatura. Nel caso della Terra, l’anidride carbonica presente nell’atmosfera ha la stessa funzione dei finestrini della macchina.

Occorre dire che l’anidride carbonica non è il solo gas che provoca l’effetto serra in atmosfera: anche altri gas hanno effetti simili, spesso molto più dannosi, ma, per fortuna, non   vengono emessi in quantità elevatissime come nel caso della CO2.  Per tenere conto anche di questi gas si è soliti considerarli in termini di «CO2  equivalente«.

Il principale gas che provoca l'effetto serra è il vapor d’acqua, i cui livelli in atmosfera sono determinati dall’equilibrio naturale tra evaporazione e precipitazioni, e non sono direttamente influenzati dalle attività umane. Dopo il vapor d'acqua, il gas serra più diffuso è proprio l’anidride carbonica, e poi il metano, alcuni ossidi di azoto, l’ozono e altri composti presenti  in tracce. Per milioni di anni questi gas hanno prodotto un effetto serra naturale, che ha permesso di raggiungere una temperatura media dell'atmosfera di circa 15°C : temperatura ideale per la vita sul nostro pianeta.

Ai gas serra naturali si sono aggiunti successivamente i gas serra prodotti dall'uomo, che in parte sono gli stessi gas  naturali e in parte sono gas artificiali, come i composti alogenati (clorofluorocarburi, idroclorofluorocarburi, idrofluorocarburi); essi provocano un effetto serra aggiuntivo rispetto a quello naturale. La Comunità scientifica internazionale ha valutato la capacità di ciascuno di essi di contribuire all’effetto serra aggiuntivo rapportandola a quella del più importante, che è l’anidride carbonica (CO2) e che, come abbiamo visto, viene prodotta da tutti i processi di combustione.

Le emissioni umane di gas serra possono quindi essere valutate in termini di CO2-equivalente secondo i seguenti coefficienti di conversione:

Il prospetto mette in evidenza che il gas serra emesso in misura maggiore dalle attività umane, la CO2, è quello che – fortunatamente – ha la minore efficacia a parità di peso; molto più insidiosi, sempre a parità di peso emesso, sono gli HFC, i PFC e l’SF6. Metano e protossido di azoto sono in posizione intermedia.

In termini di CO2 equivalente, le emissioni italiane nel 1995 sono risultate imputabili per poco meno dell’80% alla CO2, per circa il 10% al metano, per oltre il 9% al protossido di azoto e per poco più dell’1% all’insieme degli HFC e dell’SF6; i perfluorocarburi hanno dato un contributo insignificante.

L'effetto serra aggiuntivo dei gas emessi dalle attività umane causerà quindi un aumento della temperatura media dell'atmosfera. L'aumento non sarà uguale in tutta la terra, ma maggiore ai poli e meno forte ai tropici, con conseguenze non ancora conosciute sulla circolazione dei venti e sulle correnti oceaniche. L'aumento di temperatura ai poli potrebbe provocare la riduzione della coltre di ghiaccio presente, che, insieme all'aumento di volume dei mari a causa della dilatazione termica, porterebbe ad un innalzamento del livello medio dei mari di alcune decine di centimetri, che sembrano pochi, ma che potrebbero causare gravi problemi a tutte le popolazioni che risiedono sulla costa. Si avranno, inoltre, notevoli variazioni nei meccanismi che regolano le precipitazioni, con un forte impatto sulla distribuzione delle risorse idriche e sulla produttività delle aree agricole, con un aumento di frequenza ed intensità dei fenomeni climatici estremi, come gli uragani.

Non meno gravi sarebbero gli effetti sulla salute della popolazione, soprattutto nelle aree tropicali e subtropicali, dove l'aumento della temperatura potrebbe facilitare la diffusione di virus, microrganismi e organismi portatori di malattie infettive come la malaria.

In Italia gli impatti maggiori saranno dovuti ad una variazione del regime delle precipitazioni ed ad un aumento del livello dei mari. Si potrebbero avere delle diminuzioni di precipitazioni nel sud Italia, con la conseguente progressiva aridificazione di vaste zone di territorio e la diminuzione della disponibilità di acqua potabile; nel nord Italia la diminuzione di precipitazioni in estate e l'aumento in inverno, con un aumento delle piogge ad alta intensità, creerebbe dei problemi nella gestione delle riserve idriche ed un aumento delle zone a rischio di frana.

L'aumento del livello dei mari comporterebbe l'inondazione di diverse zone costiere abitate, in particolare in Pianura padana, Puglia, Calabria e Sicilia orientale, con un aumento, ad esempio, di fenomeni come l'acqua alta a Venezia.

 

Naturalmente queste sono solo ipotesi sugli effetti del riscaldamento dell'atmosfera. Le conoscenze sono ancora insufficienti e le previsioni possono a