Numero 6 - maggio 2000
Biotecnologie
 
 

Terminator è tornato.

Il progetto di ingegneria genetica per la produzione di semi sterili non sarebbe mai stato sospeso. Lo denuncia la canadese Rural Advancement Foundation International (Rafi). Stando a un recente rapporto dell'associazione, il vice-presidente della Delta & Pine Land Seed Company avrebbe dichiarato: "Abbiamo continuato a lavorare sul Technology Protection System (Terminator). Non abbiamo mai rallentato. Ci stiamo muovendo verso la commercializzazione". Secondo il documento, inoltre, le maggiori aziende biotecnologiche "possiedono più di 30 brevetti per il Terminator". Inoltre pare sia in buona salute anche il progetto Traitor, conosciuto come "tecnologia della restrizione dell'uso genetico", grazie alla quale si possono attivare o inibire determinate caratteristiche genetiche di una pianta mediante uno specifico prodotto chimico: "lo stesso meccanismo usato per controllare la sterilità dei semi nelle piante Terminator". A questo punto tutto è nella mani delle multinazionali e dei governi. E proprio i governi, secondo l'associazione canadese, sono i principali punti sui cui focalizzare "l'azione politica", forti anche delle dichiarazioni contro Terminator di Panama, India, Ghana, Uganda e della Fao. Per info: www.rafi.org
 

Organismi geneticamente modificati: l'informazione che non c'è
Adesso c'è la moda di scrivere "ogm free", tanto non costa nulla.
Chi controlla? E poi: dove sono le sanzioni se si dichiara il falso?
Ok, ho mentito, ma non sapevo che si trattava di ogm. Ho detto quello che sapevo, quindi ho detto la verità. Questa è la paradossale risposta di fronte a cui ci potremmo trovare.
La verità invece sarebbe dire che non si sa, o non si può esser certi: non si sa se il mais che sto seminando è transgenico (magari anche solo per sbaglio). E lo stesso vale per l'informazione: gli esperti dicono tutto e il contrario di tutto.
Un esempio. Da alcune settimane Confagricoltura, Coldiretti, e Confederazione italiana agricoltori hanno raggiunto un accordo con l'Ais (l'associazione che raggruppa il 90 per cento delle aziende di mais e soia) per certificare che le sementi usate sono ogm free. L'hanno chiamata operazione "semina sicura". Si tratta di una autocertificazione e quindi ha scarso o nullo valore. Ne parla il Corriere della sera del 16 aprile. Lo stesso articolo riferisce l'opinione di due esperti: "Il problema non si pone perché in Italia non circola seme biotech". Così anche Monsanto.
Ma allora perché gli agricoltori si preoccupano tanto?
Sentite quello che, più o meno negli stessi giorni, rilancia invece un documento Greenpeace da Bruxelles: l'Italia è il maggior importatore europeo di semi di mais e di soia dagli Stati Uniti. E fin qui la notizia è nota.
Ebbene, l'associazione statunitense delle agenzie di certificazione delle sementi scrive: "Allo stato attuale non esistono standard di riferimento a cui conformarsi per certificare che le sementi non siano di origine transgenica; non vi è pertanto possibilità da parte degli Stati Uniti di fornire alcuna certificazione in tal senso".
Questo brano fa parte di una lettera (come riportato nella lista di discussione nobiotech-it@egroups.com) inoltrata dalla Grecia dopo che Greeanpeace aveva denunciato una contaminazione genetica su larga scala di semi di cotone importati dagli Usa. Le sementi in questione, destinate a coltivazioni commerciali in Grecia, contenevano tipi di semi manipolati geneticamente la cui coltivazione non è consentita dall'Ue. Ma Greenpeace, si sa, non è certo tra i sostenitori degli ogm.
Allora andiamo a vedere che cosa ognuno dice di sé: se io ammetto un mio errore, o un mio limite, lo faccio perché ne ho la certezza. Non c'è quindi ragione di dubitarne. Ecco allora un po' di notizie di "fonte non sospetta": sono tratte infatti dal Forum Novartis del 19 gennaio 1999 (realizzato con il patrocinio del Corriere della sera, vedi: www.corriere.it/100-domande/ricerca.htm, 100 domande e risposte che vale proprio la pena leggere).
Riportiamo tre domande-risposte su punti delicati. (C'è anche scritto, sia detto tra parentesi, quanti sono oggi i brevetti biotecnologici su microorgnismi, piante e animali geneticamente modificati: circa 10 mila!). Nei supermercati italiani sono già in vendita alimenti che contengono componenti transgeniche? Sì. L'Ue ha ammesso la commercializzazione e l'importazione di alcune varietà di mais e di soia geneticamente modificati, sopratutto dall'America settentrionale, e che possono essere mescolati con carichi di mais o di soia tradizionali. Queste miscele vengono poi avviate alle aziende che le usano come ingrediente per molti prodotti alimentari. Soprattutto la soia ha largo impiego in centinaia di alimenti per l'uomo (oltre che per produrre farine proteiche per l'alimentazione animale). Un'analisi su 42 prodotti sul mercato, pubblicata dalla rivista Altroconsumo ha evidenziato la presenza di soia transgenica in 4 prodotti: due tipi di bistecche di soia, una crema di legumi per bambini, una lecitina.
È vero che gli alimenti geneticamente modificati possono scatenare allergie nei consumatori?
Questa possibilità esiste. L'ingegneria genetica può trasferire negli alimenti modificati geni a loro estranei ma capaci di scatenare allergie in chi è sensibile.
Quali sono i prodotti transgenici più coltivati?
Piante trasgeniche di colza, tabacco, soia, riso, cotone, patata, mais, zucca, pomodoro sono autorizzzate in Canada, Usa, Giappone. La Cina coltiva da un decennio pomodori, tabacco, riso, angurie. Anche Paesi africani e Bulgaria hanno avviato colture transgeniche. Le piante più coltivate sono quelle resistenti ai diserbanti, che coprono il 57% dei terreni dedicati a colture transgeniche, seguite dalle piante resistenti agli insetti (31%) e da quelle resistenti a virus (14%). Le piante transgeniche con caratterische nutrizionali migliorate coprono oggi solo l'1% dei terreni.
Per finire va detto che non tutto procede in questa direzione: la diffidenza dei consumatori cresce (e, di conseguenza anche quella degli agricoltori).
Secondo le statistiche pubblicate all'inizio di aprile dal dipartimento americano dell'Agricoltura, negli Usa c'è stata, rispetto allo scorso anno, una diminuzione del 16 per cento delle superfici di mais transgenico piantate in questa stagione. Le superfici di mais trans scendono così a circa il 33 per cento sul totale (erano arrivate al 40 lo scorso anno).
Dulcis in fundo. Avete gioito perché l'Ue dal 10 aprile etichetta gli ogm (o siete comunque tra coloro che si sono stracciati le vesti perché questa etichetta verrà messa solo sui prodotti che contengono più dell'1% di transgenico)? Bene, tenete presente che i sette grandi gruppi specializzati in agrogenetica (tra cui: Monsanto, Aventis, DuPont e Dow Chemical) lanciano una campagna da 50 milioni di dollari per pubblicizzare gli ogm. Ci faranno credere che ogm è naturale?
 
 
 
 
 

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