Di cosa si tratta?

Di un luogo di scambio, un luogo in cui le persone mettono a disposizione il proprio tempo per determinate prestazioni e aspettano di riceverne da altri (non necessariamente gli stessi a cui hanno prestato). Il tentativo è anche quello di ricreare uno spirito di comunità attraverso relazioni che usano un’unità di misura senza profitto: il tempo
Una banca dove si depositano non soldi ma tempo, nel senso di disponibilità e richieste e così chi ha urgenza per una cena improvvisa (o per essere accompagnato ad una visita o per trovargli qualcuno che vada a fargli la spesa) scambia il suo “assegno” con un’ora di lezione di inglese, di taglio del prato o di pura compagnia.
Al tempo depositato corrisponde un tempo da ritirare, per cui ogni aderente dispone di un libretto di assegni-tempo in cui registra il tempo in dare e quello in avere e periodicamente riceve il suo estratto conto-tempo ed è chiamato a rientrare nel caso in cui restasse troppo in rosso, cioè chiedesse solo senza offrire mai.

Le banche del tempo italiane (perché ne esistono di simili e da più tempo in GB e F) si basano su 3 principi:
lo SCAMBIO: si dà per avere, si riceve per dare
il VALORE DELLA PRESTAZIONE IN TEMPO: indipendentemente dal servizio scambiato quel che conta è il tempo impiegato per fare la torta, per baby sitting, per zappare l’orto come per scambiarsi saperi
la PARITÀ FRA I SOGGETTI: valutare in tempo mette sullo stesso piano la casalinga, il pensionato, il dirigente .. tutti coloro che offrono prestazioni

E’ centrale il concetto di parità: si scambiano ore di vita, non professioni o ruoli, la banca serve a mettere in relazione offerte e domande per cui ci può essere l’anziano che racconta, il bambino che insegna dei giochi, il pensionato che trasmette le sue conoscenze artigianali o lo straniero che in cambio di lezioni di scuola-guida spiega la cucina e la storia del suo paese.

Naturalmente ci si può adattare  alle diverse realtà per rispondere appunto alle diverse esigenze: non dimentichiamo che ci potrebbe anche essere chi non è in grado di restituire (ma è poi vero?), comunque non ti fa sentire dipendente perchè ognuno può avere qualcosa da offrire a qualcuno, in termini di fare o sapere.

Ci si può appoggiare ad una struttura pubblica (per es. Il comune, magari sfruttando risorse già esistenti, come il fax, il computer ecc.) che però deve lasciare autonomia di gestione e ,stando alle esperienze già avviate, sembra di capire che funziona in un ambito locale, ristretto, e il buon avvio di una può servire a stimolarne la nascita di un’altra.
 

la BdT è un’associazione non-profit
cioè senza scopo di lucro
che promuove lo sviluppo economico e sociale
della comunità locale

all’inizio dell’anno ne esistevano un’ottantina in Italia, quindi abbiamo a disposizione dei regolamenti tipo