Gruppo BOYCOTT!
"Il boicottaggio denuncia ed educa
allo stesso tempo. Educa ad agire, a non assistere passivamente alle ingiustizie
che avvengono sotto il nostro naso. Educa ad assumerci le nostre responsabilità.
Il boicottaggio abitua la gente a riprendersi il potere nelle proprie mani.
Perciò è quanto di più democratico possa esserci."
(Todd Puttnam, direttore dell’Institute
for consumer responsability, USA)
Il termine "boicottaggio" deriva dal
nome del capitano Charles Cunningham Boycott, un cattivo amministratore
irlandese del 1800 a cui i contadini rifiutarono ogni collaborazione economica
e sociale, costringendolo ad emigrare.
In Italia solo da poco si è
scoperto questo strumento a disposizione dei consumatori, forse per l’utilizzo
pressoché totalizzante dello sciopero, ma nei paesi anglosassoni
è stato utilizzato da tempo in maniera piuttosto diffusa. Negli
Stati Uniti c’è addirittura una rivista ("National Boycott News"),
completamente dedicata alle campagne di boicottaggio divise in cinque categorie:
per i diritti umani, per i diritti sindacali, per la pace, per la difesa
degli animali e per la difesa dell’ambiente.
Il boicottaggio consiste nell’interruzione,
organizzata e temporanea, dell’acquisto di uno o più prodotti, per
indurre società economiche, stati, ditte a comportamenti diversi.
Congiuntamente ad una capillare informazione e sensibilizzazione sul problema,
il boicottaggio raggiunge in forma democratica ed efficace l’obbiettivo
attraverso tre meccanismi:
-
determina un calo delle vendite:
bisogna ricordare che può bastare una riduzione di solo il 3 - 5%
per provocare un grave danno alle imprese costrette a incrementare le spese
per la pubblicità e a cedere fette di mercato alla concorrenza.
-
danneggia l’immagine dell’impresa
e questo, in una società che vive di sola immagine, rappresenta
un danno ancor più grave del semplice calo delle vendite: alcune
compagnie, denunciate in passato, hanno ceduto davanti alla sola minaccia
di boicottaggio per non vedere il loro nome associato nella mente dei consumatori
a comportamenti moralmente condannabili (è il caso della Scott in
Inghilterra e della Del Monte).
-
costringe l’impresa a reimpostare le
pubbliche relazioni, a vigilare in maniera molto accurata sulle iniziative
dei boicottatori ed a nascondere le pratiche scorrette di cui è
accusata.
Le ditte infatti fanno un conto di queste
perdite (subite a causa del boicottaggio) e delle perdite che subirebbero
accettando le richieste dei boicottatori. Le ditte
boicottate cesserano le pratiche incriminate solo quando gli converrà
sul piano economico, l’unico a cui sono sensibili.
Il boicottaggio, comunque, non ha come
scopo primario quello di infliggere danni agli oppositori; scopo primario
è il conseguimento dell’obiettivo - chiaro e limitato - della lotta.
Il gruppo boycott! della cooperativa
Il Seme
E’ un gruppo composto da una decina
di persone che conduce una riflessione sul boicottaggio come strumento
a disposizione dei consumatori per esigere dalle multinazionali e dagli
stati il rispetto della condizione umana, dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente
nei paesi del Sud del mondo.
Il gruppo inoltre studia le campagne
che vengono lanciate a livello internazionale e le diffonde all’interno
della cooperativa.
Per quanto riguarda il boicottaggio
della Nestlé il gruppo ha ritenuto opportuno promuoverlo anche all’esterno
della cooperativa, nella provincia di Bergamo, organizzando incontri con
altre associazioni, volantinaggi di fronte a scuole e supermercati, un
incontro pubblico con Sofia Quintero (responsabile nazionale della campagna),
banchetti informativi ed un presidio nel centro della città. Inoltre
il gruppo è impegnato nella gestione del boicottaggio a livello
nazionale: ha collaborato con il comitato di Pisa per la stesura dell’opuscolo
"I misfatti della Nestlé", diffuso su tutto il territorio nazionale
attraverso la Rete Italiana Boicottaggio Nestlé, ed ha l’incarico
di gestire la segreteria nazionale di tale Rete.
Chi volesse partecipare alle riunioni
del gruppo può contattare Pietro (tel. 237129). |