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Fazio multa tredici banche
Prima sanzione per violazione delle norme antitrust

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La Banca d’Italia ha inflitto una sanzione per complessivi 33 miliardi a 13 istituti bancari che hanno violato le norme antitrust. La decisione, la prima di questo spessore, è giunta al termine dell’istruttoria aperta dagli uomini del Governatore Antonio Fazio il 19 aprile 1999 nei confronti di un gruppo di aziende di credito che rappresentano quasi il 60% del mercato. Gli "amici della banca", secondo quanto è stato provato dall’indagine, si scambiavano informazioni rilevanti ai fini della concorrenza sin dal 1988 e hanno assunto decisioni comuni per il mantenimento della commissione sui bonifici transfrontalieri in valute dell’area euro e sul livello delle tariffe per gli accrediti degli stipendi e per l’incasso delle cambiali.
 

20 gennaio 2000
 
 

Dal Sole-24 Ore del 20 gennaio 2000
Fazio punisce il cartello delle banche
Schiaffo davvero salutare
 Per la prima volta Via Nazionale infligge una multa salata

                 (33 miliardi) a 13 tra i maggiori istituti creditizi nazionali 
                 Fazio punisce il cartello delle banche
                 Sotto accusa l’intesa collusiva sui bonifici transfrontalieri
                 e sulle tariffe per stipendi e cambiali 

                 Si è conclusa con una multa di ben 33 miliardi ai 13
                 istituti di credito del gruppo "Amici della banca"
                 l’istruttoria antitrust avviata dalla Banca d’Italia lo scorso
                 19 aprile. La sanzione è stata applicata dagli uomini del
                 Governatore Antonio Fazio per violazione delle norme a
                 tutela della concorrenza nei confronti di un insieme di
                 aziende di credito che rappresenta quasi il 60% del
                 mercato, se si considerano gli impieghi a livello
                 nazionale, e circa il 55% se vengono invece utilizzati i
                 depositi bancari come pietra di paragone.

                 Si tratta di Comit, Banca di Roma, Banco di Sicilia,
                 Monte dei Paschi, Bnl, Banca popolare di Milano, Banca
                 popolare di Novara, Ambroveneto, Cassa di risparmio di
                 Parma e di Piacenza, UniCredito, Deutsche Bank e San
                 Paolo-Imi. Alle aziende di credito era stata contestata
                 una infrazione dell’articolo 2 della legge Antitrust, la 287
                 del 1990, quello che vieta le intese fra imprese che
                 abbiano, per oggetto o per effetto, l’alterazione della
                 concorrenza all’interno del mercato.

                 Dall’istruttoria è emerso che il «Gruppo amici della
                 Banca» si è riunito sistematicamente sin dal 1988,
                 ampliando nel corso del tempo il numero dei suoi
                 aderenti. Si tratta insomma di una storia lunga, una
                 mediocre eredità dell’epoca di quel "piccolo mondo
                 antico" del sistema bancario italiano, quando la foresta
                 del credito era davvero fatta di pietra, le quote di
                 mercato pressoché inamovibili e i tassi d’interesse
                 veloci soltanto nei movimenti al rialzo . 

                 L’indagine ha provato in particolare che all’interno del
                 gruppo venivano scambiate informazioni rilevanti dal
                 punto di vista della concorrenza e che nel corso del
                 tempo, come spiega una nota di Banca d’Italia «sono
                 state assunte decisioni con riferimento al mantenimento
                 della commissione d’intervento valutario per i bonifici
                 transfrontalieri in valute appartenenti all’area dell’euro,
                 nonché alla determinazione del livello delle tariffe relative
                 ai servizi interessati dal regime di esenzione di Iva».

                 Ed è in rapporto alle entrate derivanti da queste due
                 aree di business, i bonifici internazionali in valuta
                 europea e le tariffe di alcuni servizi, come l’incasso degli
                 effetti e l’accreditamento degli stipendi, con un giro
                 d’affari pari a un po’ più di un migliaio di miliardi, che
                 Banca d’Italia ha definito l’entità della sanzione. Afferma
                 infatti la nota di via Nazionale: «Questi comportamenti
                 violano le norme poste a tutela della concorrenza. La
                 Banca d’Italia, sentita l’Autorità garante della
                 concorrenza e del mercato, ha deciso di comminare la
                 sanzione commisurata ai proventi realizzati dalle banche
                 nei due ambiti operativi per i quali sono stati riscontrati
                 gli effetti operativi dell’intesa».

                 La multa è comunque salata. La legge stabilisce infatti
                 che per infrazioni gravi la sanzione possa variare dall’1
                 al 10% dei proventi: Banca d’Italia ha deciso che sarà
                 del 3 per cento, tre volte la cifra minima. Sul fronte della
                 concorrenza bancaria, insomma, il segnale inviato ieri
                 dal Governatore della Banca d’Italia non poteva essere
                 più netto. Del resto, è la seconda volta in meno di due
                 mesi che l’Istituto d’emissione si pronuncia con un
                 verdetto negativo nella sua veste di garante della
                 concorrenza nel mondo creditizio.

                 La prima volta, lo scorso 26 novembre, si è trattato di
                 una censura nei confronti dell’Abi per aver diramato, alla
                 vigilia del decollo dell’euro una circolare, poi ritirata, sul
                 tetto massimo alle commissioni sui cambi fra la lira e le
                 altre valute euro. Questa volta, accanto alle rampogne, è
                 arrivata anche la bacchettata pecuniaria:
                 complessivamente le sanzioni, che dovranno essere
                 pagate entro 90 giorni dal provvedimento, ammontano a
                 33 miliardi di lire, distribuiti fra le aziende in proporzione
                 alle dimensioni dell’attività dei singoli istituti. Insomma,
                 Antonio Fazio ha voluto smentire con i fatti chi nutriva
                 dubbi sulla capacità della Banca centrale di riuscire a a
                 svolgere con efficacia la duplice funzione di controllore
                 della stabilità del sistema creditizio e di guardiano della
                 concorrenza nel mondo delle banche.

                 Rossella Bocciarelli

                 20 gennaio 2000
 

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