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FEBBRAIO 2001

LE BRUTTE SORPRESE DEGLI OVETTI KINDER

PANKOTA (Romania) - Nell’ovetto colorato di Joana e Mariana e Krina, il Sol dell’Avvenire turbo-liberista ha messo una bella sorpresa: la proroga quotidiana del lavoro se arrivano ciascuna a montare mille pezzi al giorno. Minimo minimo: 900. Cosa vuol dire, che se non arrivano alla soglia vengono licenziate in tronco? "Ma no", risponde amabile la kapò: "Chi non ce la fa non viene mai buttata fuori: se ne va da sola".

Dovreste vederlo, il laboratorio da cui escono gli ovuli di plastica della Kinder Ferrero coi pinguini, le farfalline e le macchinine che piacciono tanto ai nostri piccini. Immaginatevi una grande fabbrica sgangherata e pericolante sulla strada che solca Pankota, un paese agricolo vicino a Timisoara ammazzato da piani quinquennali capaci di far morire le vigne e rendere sterili i conigli.

Immaginate: scrostate i muri, incrinate le piastrelle, spaccate un po’ di vetrate, buttate un mucchio di rifiuti nel cortile e salite al primo piano. Aprite una porta e sarete in una stanza dove decine di Joana, Mariana e Krina (i nomi sono inventati: non vorrei si licenziassero da sole) preparano gomito a gomito scatoloni di sfere da mettere negli ovetti di cioccolata. Nel loculo accanto, di due metri per due, riscaldate da una vetusta stufa a legna, lavorano in quattro, a cottimo, a ritmi da far spavento, manovrando certe macchinette punzonatrici che se ci lasci sotto un dito, addio. Contente? Ridono: "Tutto bene, paga buona, padroni gentili".

È questo il modello suggerito dagli industriali trevisani che verranno giù a celebrare l’inizio dell’anno produttivo a Timisoara? Per carità: competitività raggiunta. Alla grande. Non c’è Cina, India o Gabon che ti offrano come la Romania gli spazi, le lusinghe fiscali, le operaie disposte a lavorare a cottimo in topaie come quella di Pankota per 170 mila lire italiane a un’ora di volo dal Nordest.

È bene però che gli italiani conoscano il prezzo che tutti noi paghiamo, in immagine, facendo la parte dei colonizzatori. Certo, centinaia di imprenditori straordinari veneti, lombardi ed emiliani, costretti a portare qui una parte della produzione per mancanza da noi di terreni ed operai, rinunciano tutti i giorni ad approfittare fino in fondo della libertà totale di fissare stipendi e stabilire orari e licenziare gente.

E non c’è dubbio che, piuttosto che la fame o l’emigrazione sui gommoni, le campagne e le periferie romene vorrebbero dieci, cento, mille ruderi produttori di ovetti con sorpresa. In cambio, però, stiamo spesso chiedendo troppo. Cominciano a esser troppi, per ambientalisti quali Dan Jonescu della facoltà di silvicoltura di Brasow, i cacciatori che vengono a togliersi sfizi in Italia proibitissimi quali la battuta all’oca (60 mila lire a capo: niente) o all’orso bruno dei Carpazi (da dieci a venti milioni: niente).

Troppi gli industriali che rilevano o fanno lavorare quali contoterzisti laboratori o stabilimenti conciari impegnati in lavorazioni che in Europa sono vietate. Troppi i nostri mediatori che rifilano bidoni sia agli italiani sia ai romeni. Troppi i pezzi d’arte "palesemente rubati nelle chiese o perfino nei cimiteri", come spiega un commerciante lombardo, che finiscono nelle vetrine dei nostri antiquari. Troppi gli alberi dello straordinario patrimonio boschivo, il polmone verde più ricco e vitale dell’Europa meridionale, abbattuti per rifornire le nostre gigantesche segherie e i nostri mobilifici.

Quattrocento mila ettari di bosco "privato" stanno via via finendo in trucioli e comò mentre le nostre segherie, come spiega Mario Moretti Polegato, "si lamentano perché anzi si taglia troppo poco". E altri due milioni di ettari stanno per essere distribuiti con la privatizzazione prossima ventura. Auguri. Chi glielo fa fare, agli imprenditori più aggressivi, di tornare in Italia? Troppe tasse, troppi verdi, troppe regole.

Gian Antonio Stella
FERRERO

 

SERVIZIO CONSUMATORI FERRERO S.p.A.

Via M. Cristina, 47

10025 Pino Torinese (TO)

Egregi signori,

vi scriviamo riguardo le sorprese inserite negli "ovetti Kinder" di vostra produzione.

Siamo venuti a conoscenza delle pessime condizioni in cui sono costretti a vivere i lavoratori che fabbricano queste sorpresine in Romania e precisamente nella cittadina di Pankota vicino a Timisoara.

Persone costrette a lavorare 12/14 ore al giorno per produrre almeno 1000 sorpresine in stanze pericolanti e senza poter dire nulla, altrimenti ce ne sono altre a prendere il loro posto. Vi chiediamo di verificare queste condizioni di lavoro e intervenire prontamente.

Nel caso che altre informazioni di questo tipo dovessero pervenirci saremo costretti ad interrompere l’acquisto dei vostri prodotti.

In attesa di una vostra risposta, porgiamo distinti saluti.
 
 
 
 
 
 

FONTE:



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