Comunicazione
Filosofica n. 8 - luglio 2000
R. SIRELLO
LA NUOVA DIDATTICA
DEL LABORATORIO FILOSOFICO E LA RETE
PREMESSA
L'esperienza
di docente di storia e filosofia è messa a dura prova dalle nuove
tecnologie. Quali procedure didattiche praticare? E' legittimo ripercorrere
le vecchie strade e non affrontare direttamente la realtà in continuo
divenire?
Molti interrogativi
e molti dubbi. Le incertezze relative alle scelte pedagogiche sono moltiplicate
all'infinito se si è insegnanti di filosofia .
L'esercizio
che da tempo ho attivato nell'ambito del mio corso sperimentale dell'Autonomia
2000 del Liceo Classico "Chiabrera" di Savona ha messo a confronto le vecchie
pratiche didattiche con quelle nuove. I risultati sono visibili per metà
nel sito www.divenire.cjb.net; affermo per metà, perché il
faticoso lavoro ha prodotto in prima istanza la pubblicazione di un testo,
ed in seconda istanza, tutto un processo d'informatizzazione dello stesso.
Il lavoro visibile in rete dovrebbe comunque parlare da sé, per
cui mi limiterò in questa parte a tracciare alcune linee essenziali
della pedagogia che ho praticato e che ho inserito nel sito da me curato
dal titolo www.didattica.cjb.net.
LE RICERCHE TEMATICHE
SVOLTE E REALIZZATE
- Antitesi Ragione
ed Esperienza nel pensiero occidentale. Il divenire come rilevanza fondativa.
Analisi nel pensiero classico. (classe 3 sez.A - maxisperimentale "Brocca")
attualmente si sta sviluppando la tematica del pensiero moderno.
- L'applicazione
della Legislazione antiebraica del 1938 nel savonese. (classe ex-3 sez.A
ed attuale 3 sez.A "Brocca").
LE PREMESSE ESSENZIALI
DELLA COMUNICAZIONE
Le condizioni
di base:
- La formazione
dei gruppi di lavoro all'interno della classe;
- La metodologia
della conduzione;
- Il piano degli
incontri;
- Gli orari;
- Gli obiettivi
"limitati" di ogni incontro.
Il docente deve
prevedere accuratamente una programmazione teorica:
- IL LAVORO DI
GRUPPO
Il docente assume
una presenza "discreta" e di "facilitatore", di "esperto", ma il "senso"
del progetto deve essere formulato dal gruppo . La riaffermazione dei valori
personali è di decisiva importanza considerato che l'intera esperienza
si fonda sulla ricerca e sulla sua nuova codifica nel linguaggio informatico.
L'organizzazione dei gruppi è una fase delicata perché ad
ogni gruppo si impone la scelta di un coordinatore. Inizialmente incerti,
i ruoli dei componenti diventano ben presto consapevolezza e responsabilità
relazionale all'interno del gruppo.
- LA METODOLOGIA
DELLA CONDUZIONE
* le linee generali
del progetto devono essere chiare a tutti i partecipanti;
* è necessario
suddividere per tipologia i vari incontri;
* la tipologia
degli incontri:
* dare un foglio
con delle linee generali del progetto che si intende svolgere
* fare esprimere
liberamente e possibilmente a tutti gli studenti gli obiettivi degli incontri
* suddividere
sempre i vari momenti degli incontri (la sequenza deve essere ordinata
in tempi abbastanza limitati e mai generica, ovvero, durata di minuti…
ecc)
* i punti focali
della intera metodologia dovrebbero riguardare essenzialmente:
-l'analisi
-l'andamento
dei lavori in corso
-la decisionalità.
* La pratica
usata sottolinea sempre la dimensione della "creatività a ruota
libera", e delle riflessioni guidate e mirate e a come " prendere delle
decisioni efficaci";
- Non dimenticherei
di sottolineare un codice "etico" del progetto, intendendo:
* la condivisione
degli obiettivi stabiliti e perseguiti
* la realizzazione
del voler incrementare il "valore" degli altri, realizzando "autostima"
informare durante l'evoluzione dei lavori che gli interventi devono essere
"mirati" e precedentemente discussi dai sottogruppi
* insegnare
che in lavoro di equipe è necessario saper chiedere la "parola"
* infine, il
dato essenziale che coinvolge l'intero lavoro di gruppo riguarda l'obiettivo
di:
* riaffermare
il valore personale dei singoli che si devono sentire dei "protagonisti"
* il legame
alla propria voglia di "stare bene" che significa generazione di "autostima
ed "autogratificazione" del "pensare " e del "fare".
- IL PIANO DEGLI
INCONTRI
* fissarne il
numero minimo e massimo;
* evidenziare
il senso teleologico del progetto;
* fissare il
calendario degli impegni settimanali, mensili, annuali;
* mantenere
i contatti con i coordinatori dei vari gruppi.
- GLI ORARI
* rispettare
il tempo concordato con i gruppi e farlo rispettare.
- GLI OBIETTIVI
"LIMITATI" DI OGNI INCONTRO
* apprezzare
"l'originalità" e non avere timore delle "debolezze";
* chiarificazione
delle finalità e degli obiettivi;
* sperimentazione
e verifica dei modi di ricerca e di rielaborazione.
- LA PROCEDURA
DELLA RICERCA DEL LABORATORIO FILOSOFICO
I progetti realizzati
si sono sviluppati seguendo due direttrici:
* La filosofia
del "progetto filosofico" composta
da una fase dedicata alla progettualità:
- una didattica
intesa per aree tematiche
- una analisi
teorica ed applicativa:
la filosofia
dominante è realizzare delle "competenze", pertanto esaltare l'autostima
del "saper fare", del "saper produrre" attraverso tecniche di pensiero
che si traducono in " applicazioni operative" immediate e su cui successivamente
riflettere e ritornare;
- nuovi rapporti
con il mondo extra-scolastico (Biblioteche civiche ed universitarie)una
fase dedicata alla operatività:
- del pragmatismo
(docenti e studenti);
sia docenti
che studenti devono essere animati da una volontà di "movimento";
il laboratorio in tal senso non deve essere inteso come "luogo statico
e chiuso", cioè limitato all'ambito-classe tradizionalmente inteso,
ma "itinerante", aperto a ricerche a "porte aperte" pronto a "ricevere"
tutto ciò che dovrà essere ridiscusso
- della documentazione
rielaborata ed interpretata
(interviste
varie con degli "esperti", le opere dei filosofi, le opere degli storici
della filosofia , le riviste filosofiche)
- della rielaborazione
dell'intero progetto formulato in via
ipotetica.
* La strutturazione
del progetto
- la fase teorica
- fase di documentazione
attraverso contributi
interni
(interdisciplinari,
scolastici)
attraverso contributi
esterni
(extra-scolastici,
conferenze, lezioni all'Università)
- stesura del
piano di lavoro
contributi disciplinari
modelli interpretativi
dei documenti
filosofici ,analisi
ermeneutica del testo,
gruppi di lavoro
(formazione con un
coordinatore
per area di lavoro)
due coordinatori
generali.
la fase operativa
- della revisione dei modelli
interpretativi
dei molteplici documenti,
della messa
a confronto dei diversi
approcci linguistici
,delle codifiche dei linguaggi dei
gruppi della
correzione delle varie "bozze" da parte
dei coordinatori
generali insieme ai docenti.
LE RIFLESSIONI
Negli ultimi
anni, l'insegnamento della filosofia sta attraversando una vera e propria
rivoluzione didattica. Nelle sperimentazioni, si sono consolidate delle
scelte quali: le "unità didattiche" e le "tematiche"; l'insegnamento
si è orientato sempre più verso l'esaltazione delle capacità
operative e delle abilità che hanno permesso ai nostri giovani di
apprezzare non solo le conoscenze ma i modi di riorganizzale e di manipolarle.
Personalmente,
sono convinto che sia necessario abbandonare tutto ciò che è
prodotto senza mediazione, divenendo sempre più impellente formulare
una nuova didattica della "strutturazione" e della "visibilità":
il progetto deve mantenere la coerenza logica delle parti prodotte dai
singoli, dai sottogruppi e dal gruppo; tale logica segue gli aspetti cognitivi
di un sapere direi dei logoi, ma considerando che l'aspetto della contemporaneità
è sempre più rivolto alla visibilità del teorico;
i due nessi non dovrebbero mai scindersi in quanto le nuove generazioni
stanno attraversando una fase di traslazione dai logoi che non sono interamente
oralità, narrazione ma fusione di entrambi nella pratica di una
visibilità assai sintetica del mezzo informatico e telematico del
saper fare, saper operare. Non affronto in questa sede l'annoso problema
della dimensione virtuale che incide fortemente gli aspetti cognitivi dei
nostri giovani.
La filosofia,
più di altre discipline, sta subendo tale ripensamento diventando
una guida alla riflessione multidisciplinare.
Senza dubbio,
bisogna superare tutte le resistenze alla nuova tecnologia e, come docente,
ho fatto un grande sforzo cercando di riformulare tutte le strategie dell'apprendimento.
La tecnologia ha una sua significatività didattica perché
apporta sicuramente maggiori vantaggi che svantaggi. Al fine di sintetizzare
un discorso assai complesso che meriterebbe un indagine a sé e che
prometto di presentare in un'altra occasione, mi limito a sottolineare
che i vantaggi di una nuova didattica si realizzano attraverso una costante
ed entusiastica partecipazione degli allievi desiderosi di manifestare
le loro capacità operative associate ad una ricerca come più
volte sottolineato sempre più a porte aperte e soggetta alla didattica
delle codocenze; gli studenti apprezzano molto il recupero rassicurante
del senso teleologico del progetto che, fra l'altro, diviene un recupero
della dimensione etica rispetto ad una generazione sempre più deprivata
della memoria storica e schiacciata in un vissuto della soggettività
del presente. Circa gli svantaggi, la nuova pratica mi impone molta cautela
nei giudizi, come in tutte le fasi di rinnovamento vi è bisogno
di tempo per un giudizio fondato e la cautela e la riflessione sono d'obbligo.
Il mio ruolo è stato a tutt'oggi di insegnante -esperto- animatore
dove il tecnicismo è stato subordinato all'intero senso delle ricerche.
Ai miei allievi è sempre stato chiesto prevalentemente di riformulare
insieme la strategia dei fini ed epistemologica del progetto, integrando
le due vie, quella della tradizione e quella della didattica delle porte
aperte.
In effetti,
abbandonare la metodologia tradizionale sarebbe stato un grave errore,
mentre è necessario mantenere sempre le coordinate faticosamente
già apprese nel tempo tramite gli studi e l'esperienza : molti lavori
si sono praticati attraverso il mantenimento della classica lezione frontale
per affiancarla però ad un atteggiamento sempre più problematico
e critico verso ciò che si insegna ed esaltando soprattutto le capacità
organizzative e le competenze degli studenti. Inoltre il mantenimento delle
procedure tradizionali permette di creare un sincretismo di molto materiale
(pubblicato in forma cartacea) con una inevitabile sintesi dei dati richiesta
dei modelli di Internet. Certamente la fase informatica in più occasioni
ha suscitato negli allievi la tentazione di essere assorbiti quasi totalmente
dal mezzo, e in questa fase, l'autorevole intervento mediatore del docente
è divenuto indispensabile.
All'interno
dei gruppi si sono gestiti diversi livelli di competenze e anche in questo
ambito la mediazione risulta essenziale.
LA REALIZZAZIONE
E I TEMPI DEL BISOGNO DI SAPER ATTENDERE
I lavori prodotti
si sono realizzati in due anni scolastici ed hanno seguito diverse procedure.
Le SCADENZE
dislocate annualmente; si sono evidenziate: nei primi 2 mesi le fasi preliminari;
nel mese successivo, gli obiettivi generali; 9 mesi poi per la ricerca
delle fonti e dei materiali e quella di laboratorio; infine, 4 mesi per
la riconversione dei dati e la loro ricomposizione nel laboratorio informatico.
Attualmente si sta ancora lavorando e le nuove classi stanno subentrando
a quelle passate nella nuova pratica.
Prof. Riccardo
Sirello
Liceo Classico
Statale "G.Chiabrera"
SAVONA
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